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Farigiraf, la giraffa dallo stile iconico

Proviamo a ricostruire le possibili ispirazioni di Farigiraf, l’evoluzione di Girafarig che debutterà in Pokémon Scarlatto e Violetto

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   · 8 min lettura Rubriche
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Poco più di un mese prima del debutto di Pokémon Scarlatto e Violetto su Nintendo Switch, Game Freak ha condiviso un lungo trailer dedicato ai giochi di nona generazione. Il video, incentrato sulla presentazione del gameplay, ha catapultato il pubblico in un coloratissimo universo ricco di informazioni aggiuntive. In questo calderone di contenuti, non è mancata nemmeno l’introduzione di un mostriciattolo inedito: gli appassionati hanno infatti avuto modo di conoscere Farigiraf, elegante evoluzione di Girafarig. Se il Pokémon nativo della regione di Johto è ormai una vecchia conoscenza dei giocatori, il suo stadio evolutivo è al momento avvolto nel mistero. Per soddisfare la curiosità dei fan, qui di seguito proveremo a ricostruire le possibili ispirazioni di questa enigmatica creatura.

Una giraffa sospesa tra presente e passato

Pokémon Farigiraf

Categoria: Pokémon Lungocollo

Tipo: Normale/Psico

Altezza: 3,2 m

Peso: 160,0 kg

Abilità: Ruminante/Codarmatura

L’analisi dell’origine di Farigiraf non può che iniziare dal suo design e dai dati del Pokédex, che rivelano una serie di utilissime informazioni. Proprio come nel caso di Girafarig, il modello di riferimento principale è la giraffa, mammifero dotato di un collo particolarmente lungo. Questo animale, che popola le regioni dell’Africa subsahariana, vanta diversi record. Oltre a essere il più grande ruminante del pianeta, è anche la creatura terrestre più alta al mondo. Tutte caratteristiche che i creativi di Game Freak hanno incluso nell’ideazione di Farigiraf, in particolare con la sua abilità. Con tanto allenamento, il piccolo Girafarig, che arriva a malapena 1,5 m, può trasformarsi in un colosso in grado di raggiungere i 3,2 m!

giraffa farigiraf

Anche l’analisi del nome offre un collegamento diretto con l’animale ispiratore. Il sostantivo Farigiraf rimanda infatti al vocabolo inglese giraffe (giraffa), rintracciabile anche nel termine Girafarig. A livello di nomenclatura, i punti di contatto tra il primo stadio e l’evoluzione sono diversi. Farigiraf e Girafarig sono entrambi nomi palindromi, ovvero risultano invariati se letti in senso inverso. Spostando le ultime due sillabe all’inizio si ottiene inoltre il nome dell’altra creatura. I due mostriciattoli sono davvero inscindibili sia nell’aspetto che in campo lessicale!

La versione giapponeseリキキリン (Rikikirin) deriva invece dalla combinazione della parola 麒麟 (kirin, giraffa) con il sostantivo 力 (riki, potere, forza). Non è da escludere un ulteriore collegamento con il termine 念力 (nenriki, telecinesi), che potrebbe essere dovuto all’appartenenza del Pokémon al tipo Normale/Psico. Anche in questo caso, spostando le prime due sillabe del nome Rikikirin alla fine, si ottiene il nome nipponico di Girafarig (キリンリキ, Kirinriki). Mentre Girafarig mantiene il suo aspetto palindromo anche con i caratteri giapponesi, la sua evoluzione perde questa caratteristica lessicale in lingua nipponica.

girafarig

La giraffa potrebbe però non essere l’unica creatura ad aver influenzato il design finale di Farigiraf. Numerose sono infatti le suggestioni che derivano sia dal suo aspetto che dal nucleo tematico di Scarlatto e Violetto, incentrati sul conflitto tra passato e futuro. Altrettanto significativa nell’indagine è la regione di Paldea, largamente ispirata alla penisola iberica.

In quest’ottica, le quattro corna sulla fronte di Farigiraf potrebbero essere collegate ad animali estinti che, in misura variabile, sono imparentati con le giraffe moderne. È il caso del giraffocherice, mammifero vissuto nel Miocene inferiore e medio (circa 16 – 12 milioni di anni fa). Oltre a essere dotati di colli particolarmente lunghi, gli esemplari erano provvisti di quattro corna, proprio come Farigiraf.

Un discorso analogo vale anche per il decennaterio, mammifero che ha abitato la Terra nel Miocene medio-superiore (circa 12-10 milioni di anni fa). Proprio come il giraffocherice, era caratterizzato da un collo estremamente lungo e dalla presenza di quattro protuberanze sulla testa. Originario del Medio Oriente, occupò progressivamente diversi territori, giungendo fino in Spagna.

Decennatherium farigiraf

Il legame tra il decennaterio e la penisola iberica è però molto più profondo. La specie è stata documentata per la prima volta nel 1952, in occasione di uno scavo realizzato nei pressi di Valles de Fuentidueña, un piccolo comune spagnolo. Il nome decennaterio è stato coniato dal suo scopritore, Miquel Crusafont i Pairó (1910-1983), paleontologo catalano specializzato in ossa di mammiferi.

I collegamenti non sono ancora finiti. La forma più nota di decennaterio, il Decennatherium Rex, è stata infatti scoperta nel 2017 in un giacimento paleontologico situato vicino a Madrid. Lo scheletro, ritrovato quasi nella sua interezza, era anche accompagnato da un teschio perfettamente conservato: una vera e propria rarità in campo paleontologico. Questo reperto ha permesso agli studiosi di compiere importanti passi avanti nella ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia dei Giraffidi (che include quattro specie di giraffa e l’okapi). Se si volge lo sguardo al passato, la presenza di giraffe colossali nella spagnoleggiante Paldea non sembra poi così bizzarra…

L’indelebile eredità dei dinosauri

Gli antenati delle giraffe non sono però gli unici animali arcaici ricollegabili a Farigiraf. Tra le creature ispiratrici dell’intera linea evolutiva di Girafarig potrebbe esserci anche lo stegosauro, uno dei dinosauri erbivori più popolari al mondo. Le caratteristiche placche ossee posizionate sulla sua schiena ricordano infatti quelle visibili sul dorso dei due Pokémon Lungocollo.

La parentela con il gigantesco quadrupede consentirebbe inoltre di spiegare perché Girafarig è provvisto di una coda dotata di un cervello autonomo. Un aspetto che vale la pena indagare, in quanto Farigiraf ha ereditato un encefalo potentissimo proprio dall’unione tra i due cervelli separati.

“Quando Girafarig si evolve in Farigiraf, la testa che ha sul collo e quella sulla coda si uniscono. Poiché i due cervelli di Farigiraf sono ora collegati da nervi spessi, i suoi poteri psichici sono aumentati e può emettere delle onde psichiche dalle antenne che ha sulla testa”.

farigiraf coda girafarig

La presenza di due encefali potrebbe essere stata attinta dalla storia degli studi di paleontologia. Alla fine del XIX secolo, i paleontologi individuarono infatti uno spazio allargato nell’area dell’anca dello stegosauro. Tale scoperta li spinse così a supporre che questi dinosauri fossero dotati di un “secondo cervello”, collocato proprio nella coda. La teoria è stata accantonata solo molti anni più tardi, quando il progresso degli studi scientifici ha indirizzato verso un’ipotesi più verosimile. La cavità era probabilmente adibita a contenitore di un fascio di nervi che regolava i movimenti della parte posteriore del corpo. Una possibilità estremamente realistica ma, a livello creativo, assai meno suggestiva dell’immaginare un dinosauro dotato di due cervelli pensanti!

Un look estremamente originale

Finora l’analisi si è concentrata sulla presentazione di probabili suggestioni provenienti da epoche lontanissime. L’attenta osservazione del design di Farigiraf rivela però che le sue fonti di ispirazione potrebbero affondare le radici anche nella storia contemporanea.

La fusione della coda di Girafarig con la testa e il lungo collo di Farigiraf ricorda infatti una simpatica felpa con cappuccio. In particolare, questa combinazione rimanda a una tipologia di street fashion nota come kigurumi (着ぐるみ, traducibile come “indossare un animale di peluche”). Questa moda, nata in Giappone nella metà degli anni ’90, è una delle principali espressioni della cultura kawaii, un’estetica che celebra tutto ciò che è grazioso.

kigurumi

Il termine kigurumi indica delle adorabili tutine dotate di cappuccio, spesso ispirate ad animali, che avvolgono la figura umana nella sua interezza. Diffuse inizialmente solo in alcuni quartieri di Tokyo, grazie ai potenti mezzi del web hanno fatto il giro del mondo. In occidente, i kigurumi sono particolarmente apprezzati dagli appassionati di anime e manga, che amano indossarli in occasione delle fiere del fumetto. Non è però raro vedere questo tipo di street fashion anche in occasione di feste in maschera o di eventi sociali di varia natura.

Il design di Farigiraf potrebbe però essere stato influenzato anche dalla sottocultura giovanile gyaru (ギャル), anch’essa nativa del Sol Levante. La parola gyaru indica uno stile di abbigliamento urbano adottato dalle giovani donne giapponesi tra la metà degli anni ’90 e i primi anni 2000. L’etimologia del termine è incerta: è però probabile che derivi dalla traslitterazione del termine gergale gal, a sua volta derivato dalla parola inglese girl.

gyaru

Il look delle gyaru sfidava apertamente gli standard di bellezza tradizionali, incentrati su candore della pelle, sobrietà nel vestiario e liscissimi capelli neri. Le gyaru sfoggiavano abiti striminziti (spesso dalle stampe animalier), tonnellate di accessori, facevano largo uso di ciglia finte e amavano abbronzarsi. I capelli venivano invece tinti di biondo o castano chiaro e arricciati per creare chiome voluminose. Insomma, era decisamente impossibile non notarle!

La moda gyaru comprendeva diversi sottogeneri, tutti dotati di stili unici. Uno dei più popolari era quello ganguro, caratterizzato da capelli biondo platino e da un ricorso esagerato all’abbronzatura artificiale. Le ganguro erano inoltre grandi amanti dei kigurumi, che si divertivano a indossare per rendere il loro aspetto più grazioso. Farigiraf avrebbe incantato tutti i passanti nelle strade della Tokyo dei primi anni 2000!

ganguro farigiraf

Il legame tra Farigiraf e la moda giovanile del Sol Levante permetterebbe anche di evidenziare un’insolita connessione con la letteratura della penisola iberica. La cultura del kawaii è infatti strettamente interconnessa a una catena di discount giapponese chiamata Don Quixote (Don Chisciotte), dal titolo del celebre romanzo di Miguel de Cervantes.

Alla fine degli anni ’90, i giovani consumatori nipponici interessati agli accessori carini effettuavano i loro acquisti proprio all’interno di questi punti vendita. Il Don Quixote, spesso abbreviato come Donki, era una tappa irrinunciabile anche per i turisti occidentali con la passione per il kawaii. L’iconico Don Chisciotte, tanto cercato dai fan in questi mesi, potrebbe debuttare a Paldea in una veste totalmente inaspettata!

Conclusioni

In questa rubrica abbiamo provato a elaborare una serie di teorie relative alle possibili fonti d’ispirazione di Farigiraf. L’analisi, più che risolvere dubbi, ha sollevato una lunga serie di interrogativi, che difficilmente troveranno delle risposte ufficiali. Le reali muse ispiratrici dell’evoluzione di Girafarig potrebbero restare per sempre rinchiuse nei cassetti di Game Freak. Ci auguriamo però che questa lettura abbia risvegliato la vostra curiosità e che vi abbia incentivato a effettuare ulteriori indagini!

Ormai manca davvero pochissimo al rilascio di Pokémon Scarlatto e Violetto. Per ingannare l’attesa, vi invitiamo a recuperare i nostri approfondimenti più recenti, incentrati su Wiglett, Armarouge, Ceruledge, KlawfCyclizarGrafaiai. Se le teorie sulle creature tascabili per voi non sono mai abbastanza, potete inoltre recuperare le rubriche su Fidough, Cetitan, Koraidon, Miraidon, Pawmi, Lechonk e Smoliv

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Evoluzione Girafarig Pokémon Scarlatto e Violetto

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