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Lost in Play, Recensione: persi nel gioco della fantasia con Nintendo Switch

Lost in Play è il gioco di avventura ed enigmi per Nintendo Switch che segna il debutto di Happy Juice Games nell’industria dei videogiochi.

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Quando si è bambini, ogni azione quotidiana, anche quelle tediose o automatiche per un adulto, è divertimento in potenza. Basta una sosta in un parco o una passeggiata nel ritorno verso casa per perdersi nel gioco della fantasia. Da questa premessa sembra essere partito Lost in Play, il viaggio nelle menti bislacche di Toto e Gal.

Il viaggio della neonata Happy Juice Games nell’industria dei videogiochi parte proprio dal desiderio di riscoprire certe sensazioni fanciullesche e di condividerle con i possessori di PC e Nintendo Switch (l’edizione qui presa in esame). A braccetto con Joystick Ventures, il team di Tel Aviv ha tradotto l’estro giovanile in un’avventura dinamica che mescola elementi da punta e clicca con enigmi e mini giochi ammantati da una cornice artistica degna di Cartoon Network. Lasciamoci allora travolgere dalla vivacità di Lost in Play e dalla voglia di scoprire il mondo dei suoi protagonisti.

Il gioco della realtà

Il sole è sorto, un nuovo giorno ricco di sorprese e svaghi aspetta solo Gal e… Tolo che dorme come un ghiro. Niente paura, perché alla piccola basta una sveglia opportunamente aggiustata per buttare giù dal letto suo fratello e anche quando questo ultimo vorrà isolarsi con il suo Gem Boy o come si chiama, uno scatolone e qualche pastello saranno sufficienti a farlo smuovere dal divano. L’istinto a estraniarsi dalla realtà trasforma prima una sessione di acchiapparello in una fuga da un orso bruno, poi il rientro a casa in un teletrasporto verso un altro universo. Non importa che quanto appena detto sia tutta finzione, per il giovane duo è l’inizio di una nuova, mirabolante avventura attraverso fitte foreste e una landa desertica, da un oceano fino a un villaggio di goblin sospeso tra le nuvole e poi dritti nello spazio profondo.

La storia di Lost in Play non segue logiche lineari ed esplicite, bensì avanza attraverso una successione di eventi, di folli sventure e alleanze preziose condita ora da gesti universali, ora da parole indecifrabili e onomatopee a sostituire i dialoghi tradizionali. Senza la pretesa d’inventarsi qualcosa, il cartone animato di Happy Juice Games intrattiene con un racconto semplice e innocente, facendo buon uso di un taglio comico e ironico pescato da Gravity Falls, Adventure Time e Rick e Morty – spogliato dai contenuti adulti di questo ultimo. L’unica nota lievemente stonata può trovarsi nel finale (per quanto voglia richiamare a gran voce il lavoro di Adult Swim), al limite del surreale rispetto al gusto bambinesco riscontrato fino a quel momento e anticipato da una sequenza animata non interattiva che avrebbe potuto essere accorciata.

Puzzle ambientali e goblin ludopatici

Se l’opera prima dello studio israeliano vuole imporsi come fresca e frizzante, vivace e accattivante dovrà essere il suo gameplay. Partendo dallo scheletro di un punta e clicca classico, Lost in Play lo destruttura in favore di meccaniche e dinamiche più appetibili a un pubblico contemporaneo. Rimane pertanto un inventario da riempire progressivamente di oggetti disparati colti dagli scenari – nella quasi totalità pieni di dettagli da sondare – e la necessità di aiutare tanti personaggi con gli strumenti appena raccolti, scompare il controllo indiretto sull’alter ego. Che sia Toto o Gal, l’utente potrà vestire i loro panni in maniera diretta con una turnazione gestita dagli autori.

Mentre i fratellini giocano con la loro immaginazione, il giocatore lo fa con loro passando da un enigma a un mini gioco. I primi richiedono quasi sempre di scrutare l’ambiente per scovare la soluzione e non daranno troppi grattacapi a chi mastica puzzle a merenda (in caso contrario non vergognatevi a chiedere un indizio, tanto sibillino quanto utile, ma fate attenzione poiché alcuni potrebbero darvi la soluzione completa). Può capitare, specie nelle fasi avanzate, di doverne scomporre uno per risolverlo nell’insieme, mentre delle piccole pause vengono concesse da una partita a carte con dei goblin, o una corsa con papere di gomma, intermezzi piacevoli prima di tornare ad aguzzare l’ingegno. Da apprezzare anche il numero dei tipi di puzzle, costringendo il giocatore a imparare nuove regole di volta in volta.

Quando arriva la seconda stagione?

In linea con la disamina e con i modelli di partenza, la direzione artistica intrapresa per Lost in Play assurge a suo elemento cardine e ne costituisce parte della sua identità. Il design dei personaggi e la caratterizzazione di ogni ambiente remano su un unico filo di coerenza creativo. Si ha davvero la sensazione di muoversi in una puntata di un prodotto televisivo di ottima fattura, arrivando al punto da confondersi tra parti interattive e scene girate.

Il level design è piuttosto semplice, formato da una prevalenza di sequenze a schermate orizzontali; è bene precisare che un’avventura con i presupposti descritti non ricerchi strutture articolate e, anzi, gli schemi risultano funzionali alla caratura del gioco. Promosso il sound design e le musiche, armoniosamente integrati con la componente ludica.

Con Lost in Play ci siamo persi nel gioco e risvegliati alla sua parola fine. Il lancio di Happy Juice Games nel mondo dello sviluppo è promosso, avendo qui dimostrato il loro talento nel raccogliere più ispirazioni e nel farle proprie con un’avventura fanciullesca e vivace. A fronte di una durata risicata che potrebbe tenervi occupati per poco più di due ore, troverete un titolo che mescola enigmi adatti a quasi tutte le età a meccaniche da punta e clicca. Un cartone animato interattivo le cui puntate speriamo di ritrovare su Cartoon Network +1 o in una seconda stagione.

Lost in Play è disponibile per Nintendo Switch tramite il Nintendo eShop dal 10 agosto al prezzo di 19,99€.

Voto: 7.4

Pro
Un cartone animato interattivo da vivere fino alla fine
Direzione artistica degna delle produzioni televisive per bambini e giovanissimi
Enigmi ben studiati
Contro
Una lieve flessione qualitativa nella parte finale

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