The Legend of Zelda: Ocarina of Time – titolo uscito nel 1998 per Nintendo 64 – in questi giorni è entrato ufficialmente a far parte della “World Video Game Hall of Fame” del noto complesso museale statunitense The Strong National Museum of Play.
Tale videogioco quando uscì all’epoca andò a rivoluzionare il mondo dei videogiochi, grazie all’introduzione di diverse interessanti meccaniche: la prima, e forse quella che di più ha caratterizzato l’intera opera, è quella basata sullo strumento musicale detto “Ocarina”, il quale permetteva la giocatore di poter risolvere enigmi presenti nel mondo di gioco e anche di potersi teletrasportare in alcune aree. Successivamente importante fu la meccanica del presente e futuro, in quanto l’intero gioco è ambientato in due sequenze temporali – raggiungibili proprio con il suddetto strumento – e la parte ambientata nel futuro poteva essere influenzata da quella nel presente: un qualcosa di unico per l’epoca.
Infine, importante fu anche il sistema di targhettamento dei nemici, che permetteva di focalizzare la visuale su di essi permettendo di poterli affrontare con la visuale rivolta verso di essi (così facendo vennero risolte molte delle problematiche riguardanti i giochi di avventura dell’epoca in 3D). Sulla questione si espresse anche Hidetaka Miyazaki, creatore della saga di Dark Souls e di Elden Ring, il quale durante un’intervista a Rolling Stones disse che “Ocarina of Time è a tutti gli effetti una pietra miliare per i giochi di avventura 3D”: affermazione importantissima, siccome per certi versi lo stesso sistema adottato nel suddetto videogioco è stato riproposto nei titoli che lui stesso ha prodotto sotto la From Sofware.
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