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A Musical Story, Recensione: un viaggio dall’animo rock nei ricordi

Un ragazzo in coma ripercorre attraverso la musica i ricordi del suo ultimo viaggio a suon di rock anni ’70 in A Musical Story.

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A Musical Story è un rhythm game guidato dalla narrazione dei ricordi di Gabriel, un giovane appassionato di musica che parte alla ricerca del successo con gli altri componenti della sua band in direzione del Pinewood Festival, chiaro riferimento al Festival di Woodstock del 1969 e ai suoi tre giorni di pace e musica rock. Il breve titolo è una piacevole esperienza musicale, con livello di difficoltà crescente e un gameplay basato più sul senso del ritmo del giocatore che sulla sua abilità di cliccare una sequenza di tasti a tempo. Vediamo nel dettaglio come si presenta l’opera di su Nintendo Switch.

Un oblò sulla memoria

Gabriel si mostra subito a noi come un ragazzo in coma che rivive tramite la musica i propri ricordi precedenti all’evento che lo bloccherà su un letto d’ospedale. La narrazione verrà dunque affidata a dei livelli musicali che faranno scoprire al giocatore i mesi precedenti della vita del protagonista e della sua band con cui decide di intraprendere una roadtrip che li porti sul palco del Festival di Pinewood per artisti rock emergenti.

a musical story

I livelli hanno sempre la stessa struttura circolare e si basano sul premere o tenere premuti i tasti L e R dei Joy-Con ripetendo il ritmo della melodia ascoltata subito prima. Il gioco però risulta tutt’altro che semplice poiché sono tanti i casi di note sincopate e cambi di ritmo inaspettati che possono creare confusione. Gli strumenti si aggiungono l’uno sull’altro creando melodie fortemente evocative che seguono la narrazione, la quale avviene prima nel piccolo oblò al centro dello schermo per poi espandersi in full screen terminate tutte le sequenze del livello.

A livello tecnico, in A Musical Story manca purtroppo una calibrazione personalizzata dei comandi che garantirebbe la migliore esperienza di gameplay in caso di ritardi del display, ma anche senza siamo riusciti a completare ogni livello con un perfetto (anzi proprio questo sbilanciamento ci ha permesso di superare alcune fasi particolarmente complesse, dato che il gioco ci ha lasciato un buon margine d’errore soprattutto in caso di ritardo).

Un congeniale mix artistico

Musica, droga, pace e amore si fondono dando vita a un’ambientazione pienamente hippie anni ’70, forse un po’ cliché, ma sicuramente ben rappresentata. A dare quel tocco in più alle cutscene è l’utilizzo di due stili artistici differenti, uno grezzo e naturale, fatto di giochi di ombre e colori, e un altro da fumetto americano pop per le fasi più intense della storia.

a musical story

I livelli finali diventano sempre più ostici con ritmi variegati, sintetizzatoti dal suono distorto, versi e oggetti che vanno a coprire la visuale, dunque sarà necessario seguire il proprio orecchio. Le sequenze sono composte da 4 o più battute e la loro lunghezza rende difficile – ma non impossibile – la memorizzazione.

Le 26 tracce realizzate da Charles Bardin e Valentin Ducloux, non restano a lungo nella mente probabilmente per l’elevata concentrazione necessaria al completamento del titolo, ma è stato sicuramente fatto un lavoro certosino nella selezione dei suoni giusti per suscitare le corrette emozioni. Durante lo stesso livello si passa da fasi lente ad altre più ritmate seguendo gli sviluppi della narrazione che pezzo dopo pezzo fa chiarezza sul coma di Gabriel. Per 13,49€ è un buon passatempo per gli appassionati dei rhythm game, in particolare come Rhythm Doctor che più si avvicina al gameplay di A Musical Story. Aspettatevi però meno di 2 ore di gioco totali e lunghe attese all’inizio di ogni livello dovute alle introduzioni non skippabili di ciascun brano.

Voto: 6.8

Pro
Ambientazione anni ’70 ben contestualizzata
Tracce musicali che evocano emozioni seguendo la narrazione
Stile grafico misto ma coerente
Difficoltà progressiva, ma non impossibile
Contro
Trama un po’ cliché
Molto breve
Assenza di calibrazione personalizzata

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