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STONE, Recensione: la folle vita di un koala

Al suo risveglio, il koala STONE scopre che la persona da lui amata è sparita: aiutalo a ritrovare Alex in questo noir sballato e delirante.

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   · 4 min lettura Recensioni
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Svegliarsi dopo una sbronza e scoprire che la persona amata è sparita nel nulla: l’investigatore privato Stone, un burbero Koala trasandato, sarà il protagonista di un’avventura noir decisamente poco family friendly.

https://www.youtube.com/watch?v=qLoZo18XwdQ

Un gioco per pochi

Realizzato sotto la guida di Gregory Louden, scrittore e regista australiano che ha deciso di fondare Convict Games, credendo che nessun publisher avrebbe dato una chance a STONE. In effetti, quest’avventura interattiva risulta un progetto ambizioso, che mira a un pubblico maturo (18+) e trae ispirazione da film cult, opere d’arte e letterarie quali quelle di Hemmingway, Kurosawa,O’Kkeeffee, Bukowski, Kubrick, Pta, Dalì, Picasso, West, Tarantino, Disney, Lake, Ocean, Murakami, Noe, Pynchon e Monet. I numerosissimi cammei mostrano una grande conoscenza del mondo del cinema da parte della mente alle spalle di questo titolo, tuttavia non risultano apprezzabili dal giocatore medio che non trova risposte o collegamenti evidenti all’interno del gioco – una buona idea però quella di inserire un glossario che “traduca” alcuni slang presenti nei dialoghi.

stone

Individuare tutti i riferimenti è davvero un’impresa, soprattutto poiché non è possibile né mettere in pausa il gioco – con il tasto + sarà possibile accedere alle opzioni o tornare al menù principale, ma i dialoghi continueranno a scorrere come se nulla fosse – né rileggere i dialoghi. In compenso, la suddivisione in brevi capitoli permette di rigiocarli quante volte si vuole anche dopo l’epilogo. Sarà possibile scegliere tra due opzioni di risposta ogni tanto – la più comune è “gentile o osso duro” per decidere l’approccio del protagonista -, ma ciò non influirà sullo sviluppo della trama, anzi, spesso le voci si accavalleranno sgradevolmente tra loro se ci affrettiamo a fare la nostra scelta.

Il taglio cinematografico dà a questo titolo un forte impatto drammatico e mette ancor più in risalto l’idea del suo creatore di realizzare una storia mai vista prima nel mondo dei videogiochi che ricordi in vari suoi aspetti i film noir e stoner, come The Big Lebowski o Inherent Vice. Lo stesso ideatore ha rivelato che l’uso dei colori, e in particolare il rosa shocking, è un chiaro riferimento alle opere di registi quali Kenneth Anger e Gaspar Noe.

STONE

STONE rientra tra i walking simulator, non aspettatevi dunque livelli di interattività che vadano oltre i bisogni fisiologici del protagonista, qualche sigaretta e tanti drink (potete ordinare un buon Negroni, Milano Style): godetevi la storia tra un dialogo e l’altro, interagendo ogni tanto con qualche oggetto stranamente segnalato da una piccola sfera fluttuante, scelta stilistica della quale si sarebbe potuto fare a meno. Continuando un’analisi tecnica del gioco, si sarebbe potuto provare ad adottare lo stile 2D degli stupendi bozzetti ammirabili nella galleria piuttosto che modelli 3D scarsamente animati che si accavallano tra loro. Gli scenari di gioco sono circa 4, in cui parleremo con al massimo una persona e (non sempre) interagiremo con un paio di oggetti.

La storia si svolgerà quasi interamente tra l’appartamento, lo Smoky Possum e il Club Echo

Per 14,99€ nemmeno 2 ore di gioco sono poche, soprattutto se la storia non viene sviluppata adeguatamente e sembra essere stata affrettata, senza una motivazione precisa. Un’opportunità mancata: poteva rivelarsi innovativo e di grande intrattenimento un gioco che fosse trashcome suggerito anche dal rosa shocking delle scritte di gioco -, ma allo stesso tempo ricco di riferimenti colti, ambientato in un’Australia popolata da animali estremamente umani, colpiti dai vizi della droga e dell’alcool, dall’egoismo e dalla depressione, nonché da allucinazioni e strani sogni. Lo sviluppo insoddisfacente delle vicende e dei personaggi lascia un po’ l’amaro in bocca, ma almeno nel doppiaggio (inglese sottotitolato in italiano) e nel copione permane il caratteristico stile aussie che inquadra geograficamente quest’avventura.

Un cinema su Nintendo Switch

A risollevare ampiamente la valutazione di questo titolo sono gli extra a disposizione del giocatore, praticamente da subito: se il gameplay non vale il prezzo del biglietto, almeno potrete ammirare dei film classici in versione integrale come La Notte dei Morti Viventi del 1968. Non è prevista una barra di scorrimento temporale, dunque preparate i pop corn, abbassate le luci e godetevi il film come se foste all’interno di un vero cinema! Una chicca che sarà molto apprezzata dagli appassionati di pellicole antiche.

Se invece ad appassionarvi è la musica, in particolare quella Hip-Hop, Trap e Techno, al negozio di dischi potrete riascoltare la colonna sonora del gioco, composta interamente di brani indie che di sicuro non avrete mai sentito, ma che vi farà piacere scoprire! All’inizio di ogni capitolo vi verranno mostrati in un angolo dello schermo nome dell’artista e titolo della canzone. Alquanto inutile invece la sauna, scenario inutilizzato nel quale sedersi ad ascoltare musica dal suono ovattato senza nemmeno conoscerne autore e titolo. Queste piccole attenzioni alla musica indie e ai film vintage confermano l’impressione che abbiamo avuto di STONE: un titolo di nicchia che vuole proporsi più come un viaggio attraverso alcune bellezze nascoste delle varie forme d’arte che come un videogioco.

Voto: 6

Pro
Studio alla base del progetto
Piacevoli scoperte musicali e cinematografiche
Contro
Trama inconcludente e affrettata, nonostante partisse da una buona idea
Turpiloquio monotono ed eccessivo
Prezzo alto sia per il contenuto che per la durata

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