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Niantic rivela che Pokémon GO non sarebbe esistito senza il pesce d’aprile di Google!

Pokémon GO, Pokémon GO e ancora Pokémon GO. Non si parla nient’altro che di Pokémon GO, ultimamente. La sua grandissima diffusione a livello mondiale…

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Pokémon GO, Pokémon GO e ancora Pokémon GO. Non si parla nient’altro che di Pokémon GO, ultimamente. La sua grandissima diffusione a livello mondiale continua ad incrementare il download e l’uso ossessivo di questa app, nata da poco ma già più grande di alcuni giochi per mobile di più “vecchia data”. Eppure, in tutto questo blaterare sui suoi effetti, divertenti o meno che siano, sulla vita delle persone che hanno scelto di giocarci, esiste ancora una cosa che non è stata detta su Pokémon GO: e probabilmente è una di quelle cose che non indovinereste mai.

niantic sede giappone cover

No, stavolta non parliamo di tizi in kayak, di chiese infestate da Clefairy o di stazioni di polizia che vengono impietosamente prese d’assalto per un paio di Zubat, un Rattata ed un Pidgey selvatico. Quello che vi raccontiamo oggi è l’origine di Pokémon GO, la sua nascita, l‘idea che si nasconde dietro questa applicazione di successo mondiale e che sembra nascondere un imprevedibile segreto.

Ci credereste se vi dicessimo che il progetto della sua realizzazione è nato grazie allo scherzo che Google fece qualche anno fa, come pesce d’aprile? Se ricordate bene, si trattava di Pokémon Challenge, giochino creato da una fenomenale ma fittizia collaborazione tra Google Maps e The Pokémon Company. Uno scherzo, ovviamente, ma che ha tenuto impegnati i fan più accaniti per ore e ore davanti lo schermo del pc. E già da quello, si poteva facilmente intuire quanto realizzare seriamente un prodotto del genere, non sarebbe stato di certo un buco nell’acqua.

Pokémon-challenge

In un’intervista con Famitsu, lo sviluppatore di Pokémon GO, Niantic – già fautore del popolare Ingress – ha spiegato come la collaborazione tra le due compagnie sia nata. Attraverso le parole di Setsuto Murai, presidente rappresentante di Niantic Giappone, e Kento Suga, marketing manager di Niantic Giappone, si apprende chiaramente gran parte della genesi dell’idea:

Famitsu: Io credo che grazie all’uso pratico delle informazioni di posizione, Ingress sia diventato un gioco che ha dato vita ad un intero nuovo genere. Così come Ingress, anche Pokémon GO, attraverso il quale sarà possibile utilizzare in modo pratico le informazioni di posizione, è stato sviluppato da Niantic. Ma come è nata l’idea di realizzare questo progetto?

Murai: Ne abbiamo parlato brevemente poco fa (quando stavamo parlando di Ingress); prima di diventare indipendenti, eravamo un gruppo incaricato a lavorare su Google Maps, di Google. Ti ricordi quando abbiamo fatto quel pesce d’aprile, nel 2014, su “Pokémon Challenge”?

Famitsu:  Sì. Quando era comparsa la possibilità di cercare i Pokémon attraverso Google Maps, e potevi catturarli nella mappa. Quindi è in quel momento che avete avuto quest’illuminazione.

Murai: Sì. Quel “Pokémon Challenge” era la nostra possibilità di instaurare delle relazioni tra le persone e i Pokémon, tanto che  il presidente [ndr. Tsunekazu Ishihara, il presidente di The Pokémon Company] e John [ndr. John Hanke, CEO di Niantic] si incontrarono per discuterne. A quei tempi il loro punti di vista e le loro prospettive erano molto simili e alla fine, come se i due spiriti si fossero uniti, quel loro parlarne diventò “Facciamo qualcosa insieme in futuro”.

Famitsu: Quando il presidente Ishihara e il CEO John Hanke si incontrarono, Ingress era stato già rilasciato?

Murai: Sì. Era stato appena rilasciato, e praticamente quasi nessuno in Giappone lo conosceva, a quei tempi. Tuttavia il presidente Ishihara  ci aveva già giocato, e ne parlò molto con John.

Famitsu: E per quanto riguarda quell’incontro occasionale su Pokémon Challenge? Ricordo fu una collaborazione davvero sorprendente, quella tra Google e Pokémon.

Murai: Da Google c’è una sorta di cultura, si usa che per i pesce d’aprile lo staff proponga prima delle idee, e poi viene chiesto agli stessi team di realizzarle. Ma per Pokémon Challenge, a proporre l’idea fu un membro dello staff di nome Tatsuo Nojima, e fu lui a divenire il centro dello sviluppo.

Suga:  Caso volle che avevo delle conoscenze, per questo diventai il mediatore tra Google e The Pokémon Company.

Murai: Proprio ora, Nomura è il Product Manager di Niantic, che è coinvolta nello sviluppo di Pokémon GO.

Famitsu: Si potrebbe dire che hanno un senso per i pesci d’aprile molto “ingigantito”…

Suga: Credo che questa sorta di cultura sia una delle risorse di Google.

Murai: Niantic è nata come risultato di questa cosa, e dire che “a quel senso di divertimento, siano stati connessi prodotti come Ingress e Pokémon GO” non sarebbe poi un’esagerazione.

Pokémon GO e Ingress

Murai e Suga sono molto eccitati all’idea di un titolo basato sulla localizzazione, e credono che le meccaniche di gioco sia di Ingress che di Pokémon GO possano essere usate in altri modi:

Famitsu: Che pensate che ne sarà del market delle game app d’ora in poi?

Murai: Penso che la vera ragione per la quale puntiamo su delle piattaforme basate sulla localizzazione è proprio perchè sostanzialmente, d’ora in poi, le in-game apps, sfruttando proprio l’essenza stessa della localizzazione, potranno generare ulteriore fattore di divertimento, e potranno puntare sempre più in alto. Con Ingress vorremmo mostrare questa possibilità. In circa 2-3 anni da oggi, pensiamo che le game apps per smartphone saranno già diventate mainstream. Includendo le funzioni di localizzazione su IP esistenti, più persone potranno apprezzarle, pertanto dovremmo essere in grado di realizzare un meccanismo che potrà espandersi nel market sempre più, in futuro.

Suga: In effetti, questo concept della localizzazione c’è anche nei giochi attualmente convenzionali, o sbaglio? Negli RPG si può girare per le mappe, ma che ne sarebbe se fossero dei luoghi reali…per esempio, quando si gira l’angolo, si può provare un batticuore, domandandosi quale Pokémon possa trovarsi lì dietro. Il che significa, anche nei giochi convenzionali, che aggiungere la funzionalità di localizzazione può portare ulteriore fascino al gioco.

Murai: Inserendo le funzioni di localizzazione in Pokémon, ci chiediamo che genere di reazione chimica possa venirne fuori. Questo è proprio uno di quei punti che ci eccita di più riguardo Pokémon GO.

Pokémon-Go

Eccoci dunque arrivati al punto: ciò che scopriamo da questa interessante intervista è che lo staff visionario di Google ha fornito un importantissimo spunto per Nintendo, ed ha così involontariamente segnato e amplificato le sorti (a quei tempi future) di uno dei titoli della serie Pokémon, tra le più amate di sempre. Ed il tutto è nato da un semplice scherzo, una semplice usanza, una tradizione, una “cultura” (come preferiscono chiamarla Murai e Suga) che da fonte di innocente divertimento negli ambienti di Google, è finita come un progetto di rilevanza mondiale sulle carte sopra le scrivanie della grande N; un progetto che anche grazie all’esperienza e alla competenza di Niantic, ha preso la forma di uno dei fenomeni, a livello internazionale, più esteso e immediato degli ultimi anni: Pokémon GO.

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