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Pokémon leggendari in Italia: dove si potrebbero nascondere?

Vi siete mai chiesti quali Pokémon leggendari si potrebbero nascondere in Italia? Diamo un’occhiata ad alcuni dei luoghi più misteriosi!

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L’Italia è una terra ricca di storia e arte: è stata la fertile culla dell’Impero Romano e della nascita dei Comuni, patria dell’effervescenza di movimenti come il Rinascimento e l’Unione, e purtroppo ha addirittura avuto la sfortuna di essere sfregiata da due Guerre Mondiali. Tutt’oggi è il Paese che, insieme alla Cina, detiene il record per il maggior numero al mondo di patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
La tradizione si annida in ogni cantuccio del suo territorio, dalle cime incappucciate di neve delle Alpi alla soleggiata Valle dei Templi in Sicilia, e di tanto in tanto si declina anche in superstizioni e folklore.
Dopotutto, chi non ha mai sentito raccontare dai propri nonni una di quelle innumerevoli storie dalle sfumature fantastiche e misteriose, ultime testimoni di una magia ancestrale che sembra ormai estinta?

Senza dubbio si tratta di favole per spaventare i bambini più capricciosi o storie romanzate nate dalla mente sovraeccitata di qualche squilibrato, che però non hanno alcun riscontro nel pragmatismo della vita di tutti i giorni. O ancora, leggende concepite per dare una parvenza di nobiltà e misticismo ad alcuni monumenti o siti geografici che altrimenti risulterebbero banali e noiosi.
Nulla di cui preoccuparsi: le leggende non esistono…

Ma ne siamo sicuri?
In un Paese come questo, dove la storia ci porta a tuffarci nelle origini più primitive e intime dell’uomo e la tradizione accompagna i nostri passi fin da prima di imparare a leggere e scrivere, siamo davvero sicuri che non esistano creature leggendarie?
Io dico di no. Le leggende ci sono, eccome se ci sono, è solo questione di capire dove guardare.
Ebbene, dopo aver analizzato i luoghi più misteriosi e antichi di questo Paese, dove l’autorità del mito ancora regna incontrastata, ecco una lista di teorie su quali Pokémon leggendari si nascondono in Italia.
Buona lettura!

I tre grandi laghi del Nord

Cominciamo con i collegamenti più facili.
Il Nord dell’Italia è punteggiato da tre grandi laghi, che si allungano azzurri e antichi ai piedi delle vette alpine. Ovviamente ci riferiamo al Lago di Como, al Lago di Garda e al Lago Maggiore.

Un osservatore distratto potrebbe rimanere colpito dalle sole dimensioni di questi bacini idrografici, e magari decidere di pianificare una vacanza nei pittoreschi borghi che sorgono sulle coste. Tuttavia, potrebbe non notare la forma particolare, a tre punte, che si ripete in tutti e tre i laghi. Vero, il Lago di Garda pare rispettare meno questa conformazione particolare, ma aguzzando lo sguardo noterete che in prossimità di Salò le acque del Garda azzardano un allungo che costituisce senza ombra di dubbio una punta, seppur meno accentuata di quanto vediamo negli altri laghi.
Insomma, abbiamo tre laghi divisi in tre parti: è indubbio che il ripetersi del numero tre sia importante, e troppo fortuito per essere una coincidenza.
E se nelle profondità marine di questi specchi d’acqua si nascondessero Azelf, Mesprit e Uxie?

Questi tre Pokémon leggendari, infatti, sono conosciuti anche con il nome di Trio Lago, e nei giochi della serie principale si possono trovare rispettivamente nel Lago Valore, Lago Verità e Lago Arguzia.
Non rimane che armarsi di tute da immersione e tanta pazienza!

Scilla e Cariddi o guardiano dei mari?

Nella mitologia antica Scilla e Cariddi erano due mostruosità marine che dimoravano nelle profondità dello stretto di Messina. Le navi che imboccavano lo stretto si ritrovavano a lottare con le correnti e i gorghi creati dai mostri: in particolare, Cariddi è descritto come un abominio che risucchiava l’acqua del mare e la rigettava (fino a tre volte al giorno), creando i pericolosissimi vortici che facevano naufragare le navi.
Celeberrima è la loro apparizione nel Canto XII dell’Odissea di Omero, in cui Ulisse affronta le correnti marine create dai mostri, salvandosi solo aggrappandosi a un fico che spuntava dall’acqua.

Ma i vortici dello stretto potrebbero essere opera del Pokémon conosciuto come “il guardiano dei mari”: l’antichissimo e venerabile Lugia.
Secondo le scarse voci del Pokédex, Lugia riposa in una grotta nascosta negli abissi marini e si dice che con un leggero battito d’ali sia in grado di abbattere abitazioni e scatenare una tempesta di 40 giorni e 40 notti. Ciononostante, sembra che questo rarissimo Pokémon abbia in realtà un animo nobile, gentile e pacifico.

Nella serie principale dei giochi lo si può incontrare nell’arcipelago delle Isole Vorticose, circondato da pericolosissimi vortici marini.
Isole, mulinelli difficilmente attraversabili, una creatura che si nasconde sul fondo del mare… Sembra familiare?

Pompei, città senza vita

Il destino di Pompei è fortemente legato al 79 d.C., anno della distruttiva eruzione del Vesuvio che ha seppellito l’intero centro abitato sotto una spessa coltre di materiali piroclastici.
Il cielo invaso da nubi oscure, il bagliore incandescente dell’eruzione… dev’essere stato un evento spaventoso, cataclismatico, che ha segnato la fine della vita a Pompei: nessuno è riuscito a sopravvivere alla furia esplosiva del vulcano.
È proprio su questi particolari che occorre concentrarsi: la fine della vita in un’intera città. Sembra opera del pericolosissimo Yveltal, l’oscuro Pokémon Distruzione.

Questo Pokémon, infatti, possiede la terrificante capacità di portare via l’energia vitale, che usa per allungare la propria vita. E non è tutto: secondo le poche testimonianze che abbiamo dalle sue terribili apparizioni, quando Yveltal utilizza i suoi poteri dispiega le ali e la coda, che si illuminano di un rosso acceso, sanguineo.
E se il bagliore vermiglio che gli abitanti di Pompei hanno intravisto, nel cielo coperto dal fumo denso, fosse proprio questo Pokémon leggendario, intento a nutrirsi di energia vitale?

La fortezza della natura nella Valle dei Mulini

Non tutti conoscono il Vallone dei Mulini, a Sorrento. Si tratta di una stretta gola formata per cause naturali più di trentacinquemila anni fa, in seguito a una violenta eruzione dei Campi Flegrei.

Nel lungo corso della storia gli esseri umani l’hanno occupato tentando di creare segherie, mulini per la preparazione del grano, porti e addirittura piccoli complessi industriali. Le attività di quest’ultimo, tuttavia, cessarono del tutto nel XX secolo: la mancanza d’acqua e l’elevatissima umidità resero impossibile qualsiasi forma di vita umana.
Abbandonato dagli uomini, la natura si è ripresa ciò che aveva creato millenni prima.
Il Vallone dei Mulini fu ricoperto dai più svariati tipi di piante, anche quelle rare o quasi del tutto scomparse, che cominciarono a crescere rigogliose e indisturbate.

Un esploratore attento potrebbe attribuire questa rivalsa della natura a Shaymin, il leggendario Pokémon Gratitudine. Questo Pokémon di tipo Erba, infatti, è in grado di assorbire gas tossici e sostanze nocive per poi riconvertirli in sostanze utile per l’ambiente.
Non c’è posto più adatto della Valle dei Mulini, dove la natura ha preso completamente il sopravvento, per notare l’azione dello schivo Shaymin.

Le infinite viscere del Pozzo di San Patrizio

Il Pozzo di San Patrizio è un vero e proprio capolavoro di ingegneria realizzato nel lontano XVI secolo per volere del papa Clemente VII a Orvieto, nel cuore roccioso della penisola italiana.
La sua funzione, come è facile immaginare, era quella di fornire acqua anche in condizioni disastrose come una calamità naturale o un assedio.

Il Pozzo si inabissa nelle fredde viscere della Terra per ben 54 metri, e l’espressione “Pozzo di San Patrizio” è comunemente utilizzate nel folklore per indicare una misteriosa riserva di ricchezze, apparentemente senza fine.
Tutt’oggi i turisti, suggestionati dall’aria di sacralità e magia che pervade questa finestra nelle profondità del pianeta, vi gettano monetine sul fondo nella speranza di tornarvi. Misteriosamente, tuttavia, il Pozzo non si riempie mai.
Dove finiscono le monetine? A cosa è dovuta questa inquietante capacità di non riempirsi mai?

Molto probabilmente, nell’umida oscurità del fondo del pozzo, si nasconde Hoopa in Forma Vincolata. Le informazioni conosciute su questo Pokémon di tipo Buio sono poche, ma tutte concordano nel definirlo un combinaguai bramoso di ricchezze.
Verosimilmente Hoopa utilizza i suoi anelli, in grado di alterare lo spazio, per teletrasportare le monete lanciate dai turisti nel suo covo segreto, situato in un’oasi in un deserto.
Ecco perché il Pozzo di San Patrizio non si riempe mai: è opera dei maneggi e della cupidigia del Pokémon Birba!

Il segreto dimenticato del Parco dei Mostri

Il Parco dei Mostri di Bomarzo, conosciuto anche con il nome di Sacro Bosco, è un grande parco naturale decorato con numerose sculture di grandi dimensioni. Come suggerisce il nome, buona parte di esse ritraggono mostri grotteschi, divinità dimenticate e gli esseri mitologici più disparati, oltre a vari edifici che stravolgono completamente le regole e i canoni dell’architettura classica.
Il Parco si estende per ben tre ettari tra le fronde ombrose di una foresta, ed è stato realizzato nel XVI secolo dall’architetto Pirro Logorio su commissione del principe Pier Francesco Orsini. Ufficialmente, l’Orsini dedicò il Parco alla moglie, Giulia Farnese: un pensiero davvero unico nel suo genere!

Eppure, tra le bocche spalancate di mostruosità di basalto ed esempi di architetture impossibili, viene da pensare che la funzione del Parco dei Mostri fosse un’altra.
Su alcuni monumenti si possono trovare iscrizioni enigmatiche, che inquietano e disorientano il visitatore, lasciandolo confuso su come comportarsi dinanzi a tanta stravaganza. E sicuramente le forme terrificanti dei silenziosi simulacri di pietra che popolano l’intero Parco non aiutano a rilassarsi, anzi: è come se la loro presenza servisse a spaventare chiunque capiti nei paraggi.
Formule enigmatiche, l’impressione che qualcuno voglia mettere in guardia un ignaro visitatore… E se ci fosse qualcosa di sepolto, tra i meandri più oscuri del Parco dei Mostri? Qualcosa di antico e terribile, sigillato nella speranza che l’umanità si tenesse lontana da quelle statue mostruose?
Secondo le leggende, i Golem leggendari Regirock, Regice e Registeel venivano venerati dai popoli antichi. Tuttavia, temendo il loro potere, gli esseri umani finirono per confinarli in misteriose statue di pietra.

Le iscrizioni trovate nella Sala Incisa a Hoenn sono chiare in proposito: “Ai Pokémon dobbiamo tutto, ma dovemmo rinchiuderli in un luogo segreto. Ne avevamo paura.”
Il segreto e il timore degli antenati è stato dimenticato nel tempo, ma le statue del Parco, realizzate nella speranza che tenessero lontani i visitatori, si ergono ancora come silenziosi custodi.
Il Parco dei Mostri è quindi una grande prigione, dove i tre antichissimi Pokémon leggendari attendono che qualcuno sia abbastanza coraggioso da liberarli. O forse abbastanza stupido.

Conclusioni

La prossima volta che i nonni vi raccontano una storia del passato dove i dettagli appaiono confusi ed evanescenti, o la prossima volta che vi trovate in un luogo antico quanto il tempo stesso, aguzzate le orecchie. Sforzatevi di squarciare il velo dell’incredulità e del più ovvio empirismo, e andateci oltre.
Gettate lo sguardo nell’abisso, arrampicatevi sulle montagne più alte, leggete i libri più dimenticati.
Nella vecchia Italia, le leggende vivono ancora.

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