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Halloween Stories: Froslass e la camera dei segreti

Per festeggiare Halloween abbiamo deciso di regalarvi un piccolo racconto di paura… buona lettura e, mi raccomando, occhi aperti!

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   · 8 min lettura Rubriche
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A chi crede nei fantasmi, e a chi fa finta di non crederci, buona lettura

Era una serata buia e tenebrosa e i primi fiocchi di neve avevano iniziato a cadere con leggerezza dal cielo. Il sole stava tramontando e la luna era ancora troppo giovane per rischiarare bene il sentiero. Il Montanaro decise quindi di non proseguire oltre nel suo cammino e trovò riparo in una piccola locanda isolata. Il giovane scalatore si trovava sul versante nord del Monte Corona, l’enorme montagna che divide in due la regione di Sinnoh. Si era messo in viaggio alle prime ore del mattino ma, nonostante lo sforzo, non era particolarmente affaticato. Lui era abituato a camminare per ore nelle condizioni più difficili, dopotutto era un Montanaro, mica un Pigliamosche!

Il giovane era diventato una vera e propria celebrità ad Alola alcuni anni fa per il suo particolare talento di photobomber. Questa sua abilità gli aveva fruttato anche una collaborazione con Kawe, il Capitano specializzato nel tipo Fuoco sull’isola di Akala. Poi, col passare del tempo, la sua passione di photobomber si era affievolita e aveva lasciato Alola per tornare al suo primo vero amore: le montagne. A dire il vero, ogni tanto si divertiva ancora a rovinare le foto dei turisti sbucando all’ultimo col suo faccione davanti all’obiettivo. Così, per non perdere l’abitudine.

Il Montanaro si era deciso ad affrontare il temibile Monte Corona perché era una delle poche grandi montagne su cui non era mai stato. Era giunto circa a metà del suo cammino quando aveva cominciato a imbrunire ed era stato costretto a rifugiarsi nella locanda. La pensioncina era piccola ma accogliente e la proprietaria si era mostrata fin da subito molto gentile e premurosa. I pochi avventori del locale erano di bocca buona e di poche parole, come aveva avuto modo di notare nel corso della buonissima cena casalinga. L’ex photobomber decise di andare a letto presto: il giorno seguente lo attendeva un’altra giornata molto impegnativa.

Accomodatosi in camera, non fece nemmeno in tempo a chiudere gli occhi che, a sorpresa, sentì bussare alla porta. Strano. Ma in fondo non era così tardi, poteva benissimo essere la proprietaria che gli chiedeva un acconto, oppure doveva comunicargli qualcosa per la colazione dell’indomani. Non appena aprì la porta, però, il Montanaro venne travolto da un’ondata di freddo e di paura. Sulla soglia c’era un Froslass che lo scrutava immobile con il suo sguardo glaciale. Il giovane fece appena in tempo a deglutire per la sorpresa prima di venire avvolto da una spessa coltre di neve. Il congelamento fu istantaneo.

froslassAvrebbe voluto urlare, dimenarsi e scappare a gambe levate, ma ormai non era più in grado nemmeno di sbattere le palpebre. Il Pokémon Suolnevoso lo trasportò accanto a sé con grazia, senza alcuno sforzo e con estrema calma. Scesero le scale e passarono proprio accanto alla sala comune della locanda, senza essere visti. Froslass aprì il portone d’ingresso senza fare rumore e la strana coppia uscì all’aperto. L’unico aspetto positivo del congelamento era che il Montanaro non poteva percepire il freddo pungente di quella notte. Il malcapitato non sentiva più assolutamente nulla in realtà, anche se poteva ancora vedere ogni cosa. E questo non era necessariamente un bene.

I due vagarono per ore nella neve fresca, camminando sotto i fiocchi che continuavano a cadere e che donavano al paesaggio un aspetto fiabesco. Dopo un viaggio interminabile finalmente Froslass arrivò alla sua tana, sempre con il suo fedele compagno accanto. Il suo rifugio era una piccola zona appartata, che si trovava sul fondo di una grande grotta con diverse ramificazioni.

drampa congelatoQuel piccolo antro assomigliava a una bella cameretta ed era piena di magnifiche statue di Pokémon a grandezza naturale, riprodotte fedelmente fin nei minimi dettagli. Sembravano vere. Il Montanaro avvertì un brivido, poi finalmente realizzò: quelli erano Pokémon veri, e anche lui avrebbe fatto la stessa fine. Froslass aveva arredato la sua tana con le creature che aveva rapito nel corso delle sue ronde notturne. Il Montanaro ebbe un moto di disgusto, poi un’altra scoperta lo colpì con la violenza di un pugno alla bocca dello stomaco.

In un angolo della camera, seminascosto da un vecchio Drampa, c’era il suo vecchio amico Kawe completamente congelato.

Paralizzato dalla paura e dal ghiaccio, il Montanaro non sapeva cosa fare. E anche se lo avesse saputo, purtroppo, non sarebbe servito a nulla. Probabilmente Kawe era arrivato nella grotta da poco, dal momento che sulla sua chioma erano ancora presenti dei fiocchi di neve fresca. Mentre lui pensava a tutto questo, Froslass aveva piazzato l’ex photobomber nell’angolo opposto rispetto a Kawe, tra un Chimecho eternamente stupito e un meraviglioso Ariados cromatico. Il Montanaro perse la cognizione del tempo, stordito dal congelamento e da quella situazione assurda.

Dopo qualche ora di calma assoluta, un rumore insolito turbò la quiete della tana. Froslass, che nel mentre si era acquattata nel suo giaciglio, si alzò e andò a vedere chi mai potesse essere. All’improvviso una fiammata verdeazzurra illuminò a giorno la grotta, seguita subito dopo da un’altra ancora più grande e luminosa. Dalla sua posizione il Montanaro poteva vedere ben poco: gli sembrava di assistere a uno strano spettacolo di luci. E invece no. Quando arrivarono nell’antro dove si trovava, finalmente li vide: erano i tre Marowak Forma Alola di Kawe!

La gioia nel vedere i suoi tre vecchi amici proprio lì, in quella grotta dimenticata dal mondo, fu enorme. Il Montanaro aveva condiviso moltissime foto e spettacolari coreografie con loro. Vederli lì, pronti a salvare il Capitano Kawe e il loro vecchio amico era semplicemente fantastico. Iniziò così la lotta senza quartiere tra i tre Marowak di Alola e Froslass. Nonostante fosse solo, il Pokémon Suolnevoso si difendeva alla grande e riusciva a evitare agilmente i colpi delle tre clave infuocate, muovendosi con un’eleganza così perfetta da risultare quasi ipnotica.

La strana danza andò avanti per diverso tempo, con due persone e parecchi Pokémon congelati come spettatori immobili e impotenti. All’improvviso, però, Froslass sbagliò un movimento e venne colpita in testa da un fragoroso Ossotetro. Il Pokémon Suolnevoso crollò a terra e lanciò un grido disperato. Sembrava una resa, il suo canto del cigno. Invece, subito riecheggiò una risposta in lontananza, da un punto indistinto in fondo alla grotta. Il Montanaro sentì quindi il rumore di un battito d’ali, che si fece via via più forte, fino a quando divenne insostenibile. Un maestoso Crobat e una ventina di piccoli Zubat entrarono fulminei nella tana di Froslass.

Ora erano i Marowak di Alola ad avere paura. Crobat si scagliò su quello che stava per colpire nuovamente Froslass e lo ferì con un feroce Attacco d’Ala, mentre gli Zubat si avventarono sugli altri due come indemoniati. Il Montanaro era disperato: le sorti della lotta si erano completamente capovolte. Nel giro di pochi minuti i Marowak di Kawe erano alle strette, ormai incapaci di fronteggiare contemporaneamente Froslass, Crobat e la banda degli Zubat.

Era la fine: un tremendo Funestovento di Froslass mandò KO due Marowak di Alola mentre l’ultimo, il più tenace, cercò di vendicare i suoi compagni con un Fuococarica all’arma bianca. Il Pokémon di Kawe però era stremato e mancò il bersaglio, disturbato dagli Zubat. Crobat gli diede il colpo di grazia con un Velenocroce semplicemente perfetto.

Ora era davvero finita. Così com’era arrivata, la speranza svanì di colpo. Il Montanaro, Kawe e tutti i Pokémon congelati erano di nuovo soli. Molto difficilmente qualcun altro sarebbe riuscito a trovarli. Il Montanaro maledisse il fatto di aver racchiuso il suo Rockruff nella Poké Ball che teneva nello zaino. Ma in fondo, anche se fosse stato presente, il tenero Pokémon Cagnolino non avrebbe avuto speranza contro Froslass. Figurarsi fronteggiare anche Crobat e la banda dei Pokémon Pipistrello.

crobatProprio quando il Montanaro pensava che non potesse andare peggio di così, gli Zubat gli si avventarono contro. Durante il trasporto verso la tana di Froslass il giovane si era sbucciato un gomito ed era stato lievemente ferito a una guancia. Probabilmente l’odore del sangue, per quanto debole, aveva attratto i Pokémon Pipistrello, che affondarono i dentini nella sua pelle e iniziarono a succhiare come vere e proprie sanguisughe. Grazie al congelamento il Montanaro non provava dolore, ma sentiva che le energie gli stavano venendo meno. Froslass si arrabbiò per quell’appropriazione indebita di un suo tesoro ma Crobat le si parò davanti e la spazzò via con una Raffica violentissima. Ora era chiaro chi era il vero padrone della grotta.

Crobat si avvicinò quindi al Montanaro e gli Zubat, che si erano già riempiti il loro pancino con il suo sangue,  si allontanarono dalla preda e fecero spazio al loro capo. L’ex photobomber, già molto debole, si sentì venir meno quando vide avvicinarsi quel Crobat dall’aria tremenda, con gli occhi iniettati di veleno. L’ultima cosa che vide fu la bocca del maestoso Pokémon Pipistrello e i suoi denti aguzzi come lame e si aprivano sul suo volto.

lettoIl Montanaro cacciò un urlo e balzò in piedi, come in trance. Era fradicio di sudore, in pigiama, nella stanzetta della locanda. Si era trattato solamente di un incubo. Ci mise un po’ a riprendersi del tutto, poi tirò un enorme sospiro di sollievo e, dopo aver bevuto un bicchiere d’acqua, si sedette. Per farsi coraggio tirò fuori dalla Poké Ball il suo Rockruff, che sbuffò un po’ per esser stato svegliato in quel modo, ma poi si accoccolò tranquillo ai piedi del letto.

Il Montanaro si coricò di nuovo, un po’ più sereno. Che brutto sogno, aveva ancora i brividi addosso. Ma poi, pian piano, finalmente si tranquilizzò. D’un tratto, però, Rockruff iniziò a ringhiare sommessamente. Aveva sentito qualcosa. Subito dopo, il Montanaro udì un suono che ricordava molto bene e che gli fece accapponare la pelle. Non è possibile.

“Toc toc”

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