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Abbattiamo i muri: i videogiochi non sono per soli bambini (e altri luoghi comuni da sfatare)

I videogiochi possono essere lavoro, passatempo, passione, emozione. Ecco perché le critiche e i pregiudizi rivolti al mondo videoludico sono sbagliati.

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Gli amanti del mondo videoludico incappano spesso, nel corso della propria vita, in pregiudizi e ostacoli dettati da una grande superficialità di pensiero. In molti preferiscono, infatti, adagiarsi sul duro materasso creato dall’opinione comune e abbandonare il desiderio di scavare più a fondo e scoprire le meraviglie dell’ottava arte, il videogioco. Prima di iniziare ad analizzare i luoghi comuni più gettonati vorrei lanciare un appello: abbattete i muri del pregiudizio, costruite un’opinione che sia solo vostra e che sia basata su una vostra esperienza personale e, soprattutto, sperimentate. 

Quella roba è per bambini, quando ti deciderai a crescere?

Chi non si è mai sentito rivolgere una frase simile a questa, nel corso della propria vita? È un’opinione molto comune, tra i non-giocatori, vedere i videogiochi come una realtà riservata esclusivamente ai più piccoli. Indubbiamente molti titoli sono creati per adattarsi ai bambini, ma essi rappresentano solo una minima parte dell’enorme catalogo di videogiochi che si può trovare in commercio. Una lista così lunga che non credereste ai vostri occhi. Ci sono videogiochi educativi, d’avventura, di grafica, titoli sportivi, quiz, giochi di ruolo, arcade, enigmi, picchiaduro e chi più ne ha più ne metta. Sulla confezione di ogni titolo è sempre indicata, per legge, l’età a partire dalla quale viene consigliato usufruire del prodotto, insieme alla categoria che indica la tipologia di gioco che si sta per acquistare. Il numero presente sulle scatole è, per l’appunto, uno solo e indica l’età di gioco minima. Nessun secondo numero è presente per indicare un’ipotetica età massima, perché non esiste nessun limite d’età oltre il quale è sconsigliato giocare.

Molti videogiochi sono anche per bambini, su questo non ci sono dubbi, ma non solo per bambini. Questa differenza è dovuta al fatto che il modo di giocare a uno stesso videogioco può variare enormemente con l’età. Sicuramente un bambino di 8 anni avrà un modo di giocare completamente diverso rispetto a un uomo di 30 anni, ed è naturale che sia così. Non c’è nessuna vergogna nell’essere appassionati di videogiochi che possono essere giocati anche in età infantile, poiché crescendo si scopriranno sicuramente molte cose che l’occhio di un bambino ignora. È importante che ognuno abbia la possibilità di coltivare liberamente le proprie passioni, senza aver paura del giudizio degli altri e senza il senso di disagio provocato da critiche continue, ripetitive e immotivate.

È profondamente sbagliato criticare a priori le passioni altrui soltanto perché sembrano rientrare in un range di età molto basso. Se davvero pensate che un videogioco sia per bambini e vedete qualcuno di adulto che si diverte ugualmente, provate anche voi. Potreste scoprire un mondo molto diverso da quello che immaginate. E, chissà, potrebbe anche piacervi!

I videogiochi non ti danno da mangiare, dovresti dedicare il tuo tempo a cose utili.

Ecco il cavallo di battaglia dei non-giocatori più agguerriti e ragionevoli. Esistono moltissime professioni legate al mondo videoludico: sviluppatori di software e programmatori, illustratori, addetti alle campagne di marketing, alpha tester, beta tester, giornalisti, recensori, traduttori, creatori di contenuti per i social media e molto altro. Dietro alla nascita di un singolo videogioco c’è il lavoro di centinaia di persone. Nonostante ci sia, quindi, la possibilità di trasformare la propria passione per i videogiochi in lavoro vero e proprio, indubbiamente la maggior parte dei giocatori si diverte e basta. È dunque un motivo per condannare una passione? No, non lo è. Tutti, nel corso della nostra vita, ci dedichiamo a svariate attività che, nonostante non ci diano nessun guadagno, ci piacciono e ci divertono. Si tratta del nostro angolo di tranquillità, in cui possiamo dedicarci a qualcosa che scegliamo noi stessi, senza che ci venga imposta. Per cui, se in questo angolo volete mettere i videogiochi, nessuno può dirvi che dovreste occuparvi di altre cose. L’importante, soprattutto se il mondo videoludico rappresenta per voi una passione non retribuita, è non esagerare e non perdere di vista i propri obiettivi.

Se siete “vittime” di qualcuno che vuole farvi abbandonare la vostra passione per i videogiochi, non vi resta che tenere duro e giungere a compromessi: dimostrate di poter gestire la vostra vita nel migliore dei modi e di saper relegare il momento del gioco dopo quello dei doveri. Che sia scuola o lavoro, la vita di ognuno di noi è costellata di responsabilità ed è giusto organizzarsi per metterle in primo piano. Se dimostrerete di sapervi dedicare ai vostri doveri in modo pienamente soddisfacente sarà molto più difficile, per gli altri, affermare che non siete ancora cresciuti! Se, invece, vorreste lavorare nel mondo videoludico, rimboccatevi le maniche fin da subito, perché la strada sarà lunga e tortuosa, nonostante in futuro darà molti frutti.

I videogiochi istigano alla violenza.

In ordine da sinistra a destra e dall’alto verso il basso: The Legend of Zelda: Breath of the Wild, The Last of Us, Final Fantasy XV, Uncharted 3, Kingdom Hearts 2, Pokémon Luna

L’accusa di violenza viene spesso e ingiustamente lanciata contro il mondo videoludico. Vedere due sparatorie basta e avanza ai non-giocatori per portarli a bollare l’ottava arte come istigatrice di aggressività. Quello che sto per lanciare è un importante appello a tutti coloro che giudicano un intero videogioco da una manciata di scene. Moltissimi titoli possiedono una trama intricata e complessa, profonda e che insegna numerosi valori ai giocatori. Stiamo parlando di trame degne di un film vero e proprio, o addirittura più intense. Guardiamo The Last of Us, per esempio. Si tratta di un videogioco vietato ai minori di 18 anni, che mostra uno scenario post-apocalittico in cui un’epidemia ha decimato l’umanità. Eppure Ellie, quattordicenne immune al fungo letale, si emoziona di fronte a una giraffa, trovata per puro caso salendo in cima a un tetto. La stessa Ellie è la protagonista di una storia d’amore intensissima, la stessa che c’è tra un padre e una figlia, poiché è questo il legame che si crea tra la ragazzina e il contrabbandiere Joel. Vogliamo parlare di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, videogioco classificato come violento? La principessa Zelda, in preda al dolore causatole dalla grave minaccia che sta distruggendo il regno di Hyrule, si abbandona al pianto sotto una pioggia che non basta a lavare via lo sporco e le ferite nel suo animo. Si tratta di titoli in grado di emozionare con una singola scena, e chi è pronto a bollare come violento il mondo videoludico dovrebbe soffermarsi ad analizzare ogni dettaglio, per capire quanto può essere profonda la storia narrata da un videogioco.

I videogiochi isolano le persone e le rendono asociali.

Una credenza molto popolare è che i videogiochi siano il passatempo principale di persone asociali e isolate. I giocatori vengono definiti “fulminati”, zombie, schiavi delle console, incapaci di interagire con gli altri e, nell’immaginario collettivo, sono sempre chiusi in stanze in penombra con un monitor di fronte e un controller in mano (magari persino con gli occhi allucinati e un bel paio di occhiaie). Inoltre, spesso si tendono a criticare i bambini che giocano troppo e che potrebbero “fondersi il cervello con queste porcherie”. Questa visione distruttiva dei giocatori e del mondo videoludico è sbagliata al 100%. Se da un lato i più piccoli hanno sicuramente bisogno di controllo e di un tempo determinato in cui poter giocare, magari dopo i compiti e mezz’ora per volta, i videogiochi non portano affatto all’isolamento delle persone. Prendiamo un esempio pratico che tutti conoscono: i Pokémon. I primi videogiochi vennero rilasciati in Giappone nel lontano 1996 ed erano Pokémon Verde e Pokémon Rosso (versione giapponese). A distanza di 22 anni c’è una caratteristica che non è mai cambiata nei titoli della serie principale dedicata alle creature tascabili: tutte le generazioni escono sul mercato con due versioni di gioco, e non una sola. Il marchio Pokémon si proponeva, fin dalle origini, di portare i giocatori a collaborare verso un obiettivo comune: completare il Pokédex. Questo era possibile esclusivamente connettendo, tramite l’apposito cavo Game Link, due Game Boy e scambiandosi i Pokémon esclusivi,  che apparivano soltanto in una o nell’altra versione di gioco. Il compito di completare il Pokédex non è mai stato possibile senza l’aiuto di almeno un’altra persona. Il senso di collaborazione è rimasto anche oggi, con il brand che sta per approdare su Nintendo Switch e con internet che facilita di molto gli scambi, rendendo inutile un qualsiasi collegamento fisico di console. Inoltre persino Pokémon GO, applicazione per smartphone sviluppata da Niantic in collaborazione con The Pokémon Company, ha avuto il risultato di avvicinare i giocatore, riunirli dietro obiettivi comuni (come la cattura dei Pokémon leggendari nei raid) e creare intere community composte da centinaia di persone in moltissime grandi città, anche italiane.

I Pokémon sono soltanto un esempio delle enormi realtà che si sviluppano dietro ai videogiochi, che vedono persone incontrarsi durante eventi organizzati, conoscersi, formare solide amicizie e collaborare. L’era di una visione negativa dei videogiochi in quanto alienanti dalla realtà è finita da un pezzo, e oggi i giocatori di tutto il mondo hanno modo di costruire vere e proprie esperienze di vita grazie alla loro passione.

I videogiochi costano.

Di fronte a questo non si può discutere. I videogiochi rappresentano, a volte, un costo non indifferente. Benché acquistare console e videogiochi al momento del loro rilascio sul mercato sia il non plus ultra per i giocatori di tutto il mondo, le difficoltà economiche sono una dura realtà contro cui molte famiglia devono combattere. Per chi non ha ampie possibilità economiche esistono, tuttavia, alcuni trucchetti per ammortizzare le spese dedicate al mondo videoludico, nonostante serva sempre qualche piccolo sacrificio.

  • Confrontate i prezzi. Negozi fisici e online offriranno spesso uno stesso prodotto a un costo differente. Il modo più semplice per accaparrarsi un articolo al prezzo più vantaggioso è tenere d’occhio tutte le variabili ed eseguire controlli incrociati. Una volta scelti una console oppure un videogioco, iniziate a tenere d’occhio tutti i posti che lo hanno in vendita alla ricerca del prezzo più basso.
  • Attendete le offerte. Console e videogiochi sono spesso soggetti a sconti lampo e offerte da parte dei negozi. Inoltre, con il passare del tempo i prodotti elettronici vanno inevitabilmente incontro a un calo di prezzo rispetto a quello stabilito il giorno del rilascio. Dover aspettare prima di poter mettere le mani sull’oggetto del vostro desiderio sarà molto dura, ma è un ottimo modo per sperare in un risparmio, anche piccolo.
  • Affidatevi al mercato dell’usato. Console e videogiochi usati spesso e volentieri vengono venduti a prezzi dimezzati o con enormi sconti, che arrivano anche al 70% del prezzo di partenza. Se non vi da fastidio l’idea di avere qualche piccola riga sul display della console o di dover resettare una partita per iniziare la vostra, potete puntare sui prodotti usati. Cercando con attenzione è possibile trovare articoli in condizioni quasi perfette a un prezzo davvero vantaggioso.
  • Rivendete ciò che non usate più. Se siete in possesso di vecchie console o giochi ai quali non siete particolarmente affezionati, provate a rivenderli o a scambiarli nei negozi per avere importanti sconti su articoli di nuova generazione o titoli appena usciti. Se vi terrete al passo con i tempi e i vostri prezzi saranno convenienti, in poco tempo troverete un compratore!
  • Selezionate solo le cose a cui non potete rinunciare. È inutile accanirsi nel voler comprare tutti i videogiochi sul catalogo. Scegliete solo i vostri preferiti, informatevi sulle caratteristiche principali e fate piazza pulita del superfluo. Non è un mistero che due titoli costino meno di 20! Potete anche aiutarvi con le versioni demo dei giochi per costruirvi una lista di preferenze.
  • Scoprite la lista dei videogiochi gratuiti. Nelle console degli ultimi anni, dove è possibile acquistare i giochi anche in formato digitale, esiste una sezione interamente dedicata ai titoli gratuiti, che possono essere liberamente scaricati e giocati. Spulciatela bene, perché potrebbe sorprendervi!
  • Non dimenticate smartphone e PC. Console a parte, anche gli smartphone e i PC hanno in dotazione importanti cataloghi di giochi a basso prezzo o gratuiti. Con il mondo videoludico in continua espansione, non sarà difficile trovare giochi a costo zero.

I videogiochi sono per maschi, le femmine sono troppo mature per queste cose. E poi, non sono nemmeno capaci.

Ci troviamo davanti a un pregiudizio che è difficilissimo da sradicare dalle menti dei più conservatori. I videogiochi vengono spesso associati al sesso maschile, in particolar modo se possiedono contenuti considerati “virili”, come sparatorie e battaglie (siano esse svolte corpo a corpo o con l’ausilio di armi). La percentuale di giocatori è indubbiamente maggiore di quella delle giocatrici, ma questo non significa che una ragazza non possa diventare imbattibile in un picchiaduro! Durante lo svolgimento dei Campionati ufficiali di un qualsiasi videogioco è molto raro trovare una donna, su questo non ci sono dubbi, ma potrebbe dipendere da molti fattori, e soltanto chi desidera guardare il mondo con i paraocchi può associare questa differenza di percentuale a una tipologia di attività prettamente maschile. In altre parole, se si vede una ragazza con un videogioco in mano più raramente rispetto a un ragazzo, questo non basta per attribuire un sesso dedicato a quel videogioco o al mondo videoludico in generale. Le donne, anzi, possono giocare e sono brave come gli uomini.

Nel 2016 una giocatrice coreana di Overwatch, sparatutto di grande successo sviluppato da Blizzard Entertainment per PlayStation 4, Xbox One e Microsoft Windows, è stata accusata di barare e servirsi di trucchi perché ritenuta troppo brava per essere una femmina. Geguri, tuttavia, non si è lasciata abbattere dalle critiche e dal pesante sessismo e, a suon di strategie e colpi mirati, ha dimostrato di meritare il suo posto nella Overwatch League. Insomma, tutti i maschi si sono trovati costretti ad ammettere che quella di Geguri era bravura pura e semplice. Inoltre, Overwatch è un videogioco dove la componente femminile è molto forte e, spesso, domina gli scenari.

Questo è solo un esempio a riprova del fatto che una donna può e deve giocare come fanno gli uomini, e non c’è niente di più sbagliato che etichettare il sesso femminile come “non portato” oppure “meno capace” di dedicarsi al mondo videoludico. Ragazze di tutto il mondo, giocate, appassionatevi e divertitevi, perché l’ottava arte non ha sesso e non ha età!

 

La copertina di questo articolo è stata illustrata da Sean Contrino, grafico di Pokémon Millennium.

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