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Tunic, Recensione: una piccola volpe per una missione leggendaria

Sviluppato dal canadese Andrew Shouldice, con il supporto del publisher Finji, Tunic è un’avventura indipendente per Nintendo Switch.

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   · 5 min lettura Recensioni
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Sono serviti ben sette anni affinché la piccola volpe di Andrew Shouldice prendesse forma, concretezza e infine fiducia nelle sue potenzialità. Un tempo apparentemente abnorme se visto con il binocolo di uno esterno a certe dinamiche, eppure commisurato alla cura riposta nei confronti del cucciolo peloso virtuale e insieme alla grandezza della sua missione, in una parola, Tunic.

Quello che nel 2015 venne timidamente presentato come Secret Legend, divenne all’E3 del 2017 il più fiducioso e affascinante progetto dell’autore canadese. Con il successivo supporto ora dell’editore Finji, ora di alcuni collaboratori, Shouldice è riuscito a realizzare il suo desiderio di mescolare più ispirazioni in un’avventura d’azione per Nintendo Switch che sa camminare sulle proprie zampe. Oltre a The Legend of Zelda, è lecito scovare in Tunic alcuni elementi cari a Dark Souls, ma ciò non significa che la volpe non sia indipendente come il suo creatore.

The Legend of Fox

È infatti un silenzioso quanto smarrito mammifero rossiccio che si risveglia sul confine tra un lembo di mare e una spiaggia sconosciuta. La confusione del protagonista è la stessa del suo burattinaio mentre muove i primi passi lungo un paesaggio verdeggiante costellato da alberi e piante sparsi o racchiusi in zone boschive. All’orizzonte si stagliano delle rovine rocciose e delle costruzioni artificiali che celano la presenza degli inospitali padroni di casa. Tanto rigogliosa eppure tanto inospitale pare quest’isola alla quale il volpino senza nome sembra essere legato, nonostante l’ipotetico naufragio testimoni almeno il suo non essere autoctono.

Né sulle prime né all’approssimarsi della fine esistono risposte chiare riguardanti il mondo di Tunic, vuoi pure come precisa scelta autoriale: Andrew Shouldice si è avvalso di contorni eterei e a tratti onirici per l’edificazione del suo atollo immaginario, accantonando qualsivoglia approfondimento mitologico e lasciando piuttosto all’immaginazione del giocatore le dovute interpretazioni. Si tratta di uno stratagemma adatto a una produzione indipendente tale da non potersi avvalere degli intrighi degni di una saga, ma che al contempo manca di un certo grado di concretezza e originalità.

Interconnessioni in avanscoperta

L’intuizione più riuscita e lodevole del gioco concerne invece il senso di scoperta, il suo tutorial e il gameplay. Se è vero che la prima ora circa è molto compassata, a dare entusiasmo alla volpe è l’epifania data dal manuale d’istruzioni: un po’ come i libretti allegati alle cartucce dell’era Game Boy per esempio, il protagonista munito di coda s’imbatterà via via in una serie di pagine scritte e illustrate. Pezzo dopo pezzo, sarà possibile comporre un compendio fondamentale ora per avere qualche spunto sui nemici, ora per una guida sui comandi e sull’HUD, ora per una mappa sommaria delle terre emerse. È bene precisare che le spiegazioni non saranno mai cristalline, bensì costellate da una lingua scritta incomprensibile alternata da parole localizzate in italiano e simboli misteriosi.

La caratteristica chiave di Tunic è proprio il senso di meraviglia derivante dall’esplorazione delle sue ambientazioni. A ciò si aggiunga un sistema di combattimento che appare come una buona semplificazione tra The Legend of Zelda e Dark Souls. Oltre al dichiarato respiro di nintendiana memoria che aleggia per il level design – un agglomerato ben congegnato di dungeon sotterranei, viuzze secondarie e piani sopraelevati con vari shortcut – e l’impianto estetico, l’opera targata Finji recupera l’impostazione con spada e scudo di A Link to the Past o Link’s Awakening. Accendendo il falò dei ricordi sui lavori firmati FromSoftware, accedere a specifici cunicoli consentirà di sbloccare delle scorciatoie preziose, al fine di avvicinarsi quanto più possibile al checkpoint dell’area.

Presso tali altari la volpe potrà rigenerarsi e spendere le sue monete per incrementare punti salute, resistenza e altri parametri senza essere legati a un sistema a livelli del personaggio. Sullo stesso filo della scoperta e dell’esplorazione, l’incremento della propria stazza deriva dalla raccolta di artefatti speciali, solo attraverso i quali sarà accessibile l’aumento delle abilità, come una sorta di rito spirituale da compiere ogni volta. Una trovata funzionale per aggiungere un pizzico di gdr a una formula ludica altrimenti basilare, composta da attacchi concatenati, schivate soggette a una barra della stamina e parate. Gli scontri con le creature avversarie richiedono quasi sempre un ottimo grado di concentrazione, pena il game over, ma è con i boss che le battaglie toccano dei picchi di difficoltà poco commisurati al percorso compiuto per raggiungerli. Sconfiggerli richiederà uno studio dei loro pattern (pochi eppure insidiosi) e una certa dose di coordinazione.

Un diorama giocoso

Di primo impatto Tunic incanta con il suo stile sospeso tra un diorama e un giocattolo da costruire a blocchi. Tanto questo ultimo quanto la prospettiva isometrica riportano alla mente il remake per Nintendo Switch di The Legend of Zelda: Link’s Awakening e il più recente Death’s Door, con la regia tutta concentrata sul volpino e intenta a sfocare gli elementi in lontananza. Delle tinte pastello abbracciano sia il design del protagonista che i nemici e gli ambienti, donando l’illusione di un mondo quieto adatto a un’esplorazione fanciullesca. Boschi, caverne, cascate, fiumi, gli scenari naturalistici sono vari e contribuiscono ad arricchire l’isola. L’unica nota stonata riguarda l’utilizzo delle luci, a volte assenti lungo dei punti in cui sarebbero state richieste.

Lifeformed e PowerUp Audio (Celeste, Darkest Dungeon, Subnautica: Below Zero) firmano una colonna sonora che pur non rimanendo impressa allontanandosi dalla console, riesce ad accompagnare il gameplay in maniera funzionale. Il padre della piccola volpe ha lavorato saggiamente con il motore Unity, anche se la telecamera e i modelli giocattolosi possono rappresentare un ostacolo, con possibili blocchi tra cespugli e rocce, inermi contro qualsiasi nemico.

Nato come uno spassionato tributo alla leggenda di Zelda, Tunic è riuscito a cogliere lo spirito della saga di Nintendo e a smussarlo abbastanza da sbocciare in qualcosa di riconoscibile al pubblico. In sette anni di lavoro, Andrew Shouldice ha scritto la sua fiaba che non mancherà di divertire i lettori accaniti delle storie della lontana Hyrule con un sistema di combattimento tanto semplice quanto soddisfacente e di avvolgerli nel suo mondo irto di piccole ricompense da scoprire. Una missione da eroe attende il giocatore, leggendaria quello che basta per una piccola, grande volpe.

Tunic è disponibile per Nintendo Switch tramite il Nintendo eShop dal 27 settembre 2022 al prezzo di 27,99 euro.

Voto: 7.4

Pro
Gameplay tanto semplice quanto funzionale
Ottimo level design
Direzione artistica magnetica mista tra un diorama e un giocattolo per bambini
Contro
Qualche inciampo nella gestione della telecamera
Gestione delle luci a volte problematica

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