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Card Shark, Recensione: l’arte della truffa nella Francia illuminista

Card Shark è la nuova avventura sull’arte della truffa sviluppata da Nerial e prodotta da Devolver Digital per PC e NIntendo Switch.

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   · 5 min lettura Recensioni
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Perché è nota l’espressione “arte della truffa”? Non si tratta di furto, né di vile violenza, ma di abilità al servizio di una brama di guadagno. E se mi stesse ingannando? La domanda sorge spontanea al malcapitato sedutosi ingenuamente al tavolo di Card Shark.

Il banco presieduto da Devolver Digital e Nerial rimescola letteralmente le carte in tavola con l’ultima loro fatica per Nintendo Switch e PC tramite Steam (la versione in esame). Card Shark non è infatti un gioco di carte, una tipologia consolidata che vanta vari nomi come Hearthstone, bensì uno sulle carte e sulle strategie che portano queste a diventare taglienti come una spada. L’editore statunitense ha saputo adocchiare ancora una volta un gruppo di talenti capaci di fare carte false per smussare gli schemi quanto basta e tirarne fuori qualcosa di originale. Allora è forse paradossale, o al contrario azzeccato, che si parli di truffa e abilità sullo sfondo della Francia illuminista, quando la ragione intesa come ratio doveva primeggiare su ogni cosa, sui sentimenti, sull’istinto di alcuni a volere imbrogliare altri.

Una coppia improbabile

Paud, Sud della Francia, 1743: mentre la corte di Luigi XV controlla i sudditi dall’alto e la Rivoluzione è ancora un pensiero lontano, i nobili di minore caratura si destreggiano tra il mantenimento di un’etichetta apparente e lo sfogo dato da qualche bicchiere e una partita d’azzardo. Diverso pare essere il Conte di Saint-Germain, che del suo sangue blu si ricorda solo quando può dargli un vantaggio e che si presenta come un maestro del raggiro, un mago del sotterfugio, un Robin Hood d’oltralpe. Un giorno capitò in una locanda per una bevuta e per raggranellare qualche spicciolo, ma bastò poco affinché una serata tipica divenne una tragedia: un asso scoperto dall’avversario, un colpo d’arma da fuoco e la padrona del locale caduta a terra esangue.

Card Shark

Testimone innocente dell’accaduto è il giovane sguattero del posto, un ragazzo afono che, trascinato dagli eventi, fugge assieme al suo improbabile nuovo compagno. Il Conte lo prende sotto la sua ala e lo inizia all’arte della truffa, insegnandogli trucchi via via più elaborati al fine di agguantare un buon gruzzolo. Quello che da un lato appare come un semplice pretesto e una pura casualità si rivela una scusa per carpire da ogni vittima delle informazioni circa una storia fumosa della corte di Versailles stessa, con un andamento ritmato che a volte ha però il sapore di una forzatura. La trama è insomma veicolata dalle singole partite e non lesina su piccoli colpi di scena oltre a una serie di dialoghi ironici, sferzanti, il tutto con il coinvolgimento di alcuni volti realmente esistiti.

Una mano pericolosa

Come accennato all’inizio, Card Shark non è prettamente un gioco di carte, poiché esse sono uno strumento per rendere in caricatura le incoerenze di una specifica élite. Non è una coincidenza se tra i polli da spennare si paleseranno una nobildonna, un prete, un anonimo generale, archetipi di un sistema vetusto e oppressivo che con le unghie e con i denti tentava di rimanere sul trono. Ecco che gli scambi di parole tra il ragazzo senza nome e il suo maestro – o almeno quelle di questo ultimo e i cenni di assenso del primo – sono parte del gameplay. Viaggiando in carrozza verso ora un ospizio, ora davanti a dei briganti o presso una locanda, la strana coppia potrà esercitarsi nelle ventotto distinte strategie truffaldine con le carte prima di metterle in pratica sul campo.

Ogni trucco ha un nome e una descrizione sempre disponibili dal menù principale, un’accortezza che in fase avanzata potrebbe risultare molto utile per evitare di confondersi. Dallo “sbircia e pulisci” al “raccoglitore disordinato“, le lezioni del Conte dovranno essere applicate con precisione maniacale attraverso memoria, riflessi e dei brevi quick time event. Un po’ in stile Red Strings Club, volendo usare un termine di paragone noto, ogni mano chiederà di premere una combinazione di tasti nel lasso di tempo più breve possibile, pena la scoperta dell’inganno da parte degli avversari.

Tra un input e il successivo infatti, l’ex sguattero dovrà giocare di tempismo e rapidità per non insospettire chi siede al suo stesso tavolo. Sulla lunga distanza si percepisce una mancata progressione delle dinamiche ludiche, nel senso che a fronte di mazzi mescolati diversamente la base rimane sempre la medesima, ma nel generale la formula si rivela vincente. Il concept in sé di Card Shark merita un plauso, anche se a fronte di un buon bilanciamento, l’esperienza rischia a volte di essere troppo guidata. Non mancano certe situazioni in cui, pur consci di una vittoria, il risultato volge inspiegabilmente a sfavore. Dopotutto Nicolai Troshinsky, artista e animatore del gioco, è un baro di professione, pertanto dietro deve trovarsi il suo zampino.

Card Shark

L’état, c’est moi

Una seconda menzione a Troshinsky va data nel merito della direzione artistica di Card Shark. Non solo la trama e il contesto, ma pure le sue pennellate virtuali ci hanno catapultati nella Francia del XVIII secolo, con illustrazioni vivaci capaci di farsi quadri in movimento. Le animazioni ingessate e insieme esagerate delle personalità coinvolte sembrano scimmiottare il mondo dei film muti in maniera simpatica, trasformando il gioco in un palcoscenico teatrale.

Ad arricchire il pacchetto sono le musiche composte da Andrea Boccadoro, che con tracce orchestrali in cui spiccano violini e violoncelli ha ricreato i virtuosismi dell’epoca in modo funzionale al gioco. Se sul lato meramente tecnico non troviamo nulla da eccepire, lo stesso non può dirsi della localizzazione italiana, che mostra il fianco a vari errori e sviste soprattutto di natura grammaticale. Apprezzata la possibilità di scegliere fra tre livelli di difficoltà distinti, aprendo così la scuola dei bar a una fetta di pubblico più vasta.

Card Shark

Chi cerca una lezione di arte della truffa con la quale abbiamo iniziato la disamina e qualche consiglio per avere il coltello dalla parte dell’inganno potrebbe rivolgersi all’ultimo lavoro di Devolver Digital e Nerial. Facendo delle carte non il cuore del gameplay, ma uno stratagemma per veicolare un certo tipo di messaggio e avventura, Card Shark stravolge i dogmi di una élite stantia prima della Rivoluzione francese, risultando fresco e attuale oggi. Alcune forzature per tirare avanti la trama e un paio di difetti di gameplay non gli consentono di fare scala reale, tuttavia rimane una carta da giocare.

Card Shark è disponibile dal 2 giugno per Nintendo Switch tramite il Nintendo eShop a 19,99 euro.

Voto: 8.4

Pro
Trama e gameplay si uniscono in maniera intrigante
Il gameplay rinnova il concetto di QTE e spinge a usare riflessi, memoria, studio
Contro
Un paio d’imprecisioni di gameplay
Una lieve, ma percettibile assenza nella progressione delle dinamiche sulla distanza

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