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I titoli divertenti sono pochi: Reggie conferma il problema della realtà virtuale

Il mondo della realtà virtuale, ricostruzione sempre più dettagliata del mondo reale, necessita di esperienze che possano essere godibili e divertenti.

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   · 2 min lettura Nintendo
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La realtà virtuale (VR) è una delle nuove frontiere del mondo videoludico, accarezzata con desiderio non solo dalle piattaforme di gioco ma anche da smartphone, tablet, computer e dispositivi elettronici in generale.

Si tratta di una simulazione della realtà effettiva il più realistica possibile, nonostante il campo relativo al livello di realismo raggiunto sia in continuo sviluppo. Imitare il mondo concreto e immergervi il più possibile mondi virtuali è il traguardo che si cerca di raggiungere con moltissimi dispositivi o videogiochi.

Nel 2015 il presidente di Nintendo of America, Reggie Fils-Aime, aveva affermato quanto fosse necessario, per la realtà virtuale, diventare più “attraente” per poter raggiungere nuovi traguardi e svilupparsi.

Recentemente, intervistato dalla rivista Variety, il presidente ha affermato:

Il vero problema della realtà virtuale è che non ci sono molte esperienze che siano davvero divertenti.

Secondo Reggie, quindi, la situazione rispetto al 2015 non è cambiata. Rispondendo alle domande di Variety, ha confermato che Nintendo non intende concentrarsi sulla realtà virtuale al momento, nonostante potrebbe sperimentare questa nuova frontiera della tecnologia in futuro.

Quello che crediamo è che, per sviluppare questa tecnologia, sia necessario renderla divertente e trasformarla in un’attività sociale.

In verità il campo della realtà virtuale era già stato raggiunto da Nintendo nel lontano 1995, anno di rilascio del Virtual Boy. Lo scopo del dispositivo era quello di proiettare, davanti agli occhi del giocatore immagini tridimensionali della realtà virtuale in cui erano immersi.

Virtual Boy non ebbe, tuttavia, il successo sperato e nel 1996 ne venne bloccata la produzione. Il problema principale, infatti, era la capacità di riprodurre esclusivamente il colore rosso, proiettando immagini in rosso e nero molto sgradevoli per i giocatori, abituati a uno spettro di colori completo. Questo fatto rendeva frequenti episodi di nausea o fastidio agli occhi dopo un utilizzo prolungato, cosa che era indicata persino sulla confezione e scoraggiava eventuali giocatori nel concludere l’acquisto. I giochi disponibili su Virtual Boy non erano, inoltre, stati studiati per una realtà virtuale e non ne sfruttavano le capacità. A causa di un errore pubblicitario, il dispositivo era stato presentato come console portatile ma le sue dimensioni e il suo peso lo rendevano impossibile da trasportare e molto più scomodo del Game Boy.

I motivi dell’insuccesso di Virtual Boy sono stati innumerevoli e il colosso di Kyoto è rimasto lontano dalla realtà virtuale dopo il fallimento del dispositivo.

Il Nintendo 3DS ha offerto un nuovo metodo di gioco, dando la possibilità di vedere in 3D  senza utilizzare occhiali e portando la piattaforma di gioco a vendere oltre 67 milioni di esemplari in tutto il mondo.

Reggie ha affermato, tuttavia, che titoli come The Legend of Zelda: Breath of the Wild fanno capire come esistano videogiochi davvero interessanti, divertenti e immersivi nel mondo delle console, e un possibile sviluppo della realtà virtuale troverebbe punti d’appoggio che vanno migliorati e aumentati, ma sono tuttora presenti e solidi.

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