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Giochi a Pokémon da sempre? Nel tuo cervello esiste una regione dedicata a loro

Uno studio effettuato all’Università della California ha dimostrato l’esistenza di una vera e propria regione Pokémon nel cervello, presente in molti fan.

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   · 3 min lettura Mondo
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I fan più datati del brand Pokémon, ora adulti, possiedono una regione nel cervello che si è sviluppata proprio grazie ai mostriciattoli tascabili! A scoprirlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Nature Human Behavior, in base al quale le persone che hanno giocato avidamente con i Pokémon durante la loro infanzia hanno sviluppato un gruppo speciale di cellule cerebrali che ne riconosce le centinaia di specie.

Non è una novità che gli esseri umani siano straordinariamente abili a riconoscere visivamente volti, parole, luoghi, numeri, colori e molti altri particolari grazie a una serie di piccoli gruppi di neuroni (regioni non più grandi di un pisello) situati nel lobo temporale, che si trova subito dietro le orecchie. Questi neuroni vengono stimolati da attività ricorrenti come, per l’appunto, giocare in tempi prolungati con i Pokémon, e sono stati studiati in molti casi differenti. Per esempio, si sa che esiste il cosiddetto neurone di Jennifer Aniston, scoperto da uno scienziato dell’UCLA (Università della California di Los Angeles), il cui scopo principale è quello di riconoscere immagini della famosa attrice. Anche altre personalità di spicco possiedono il proprio neurone, come Bill Clinton, Julia Roberts, Halle Berry e Kobe Bryant.

Il co-autore dell’articolo è Jesse Gomez, post dottorato all’Università della California, Berkeley, che ha condotto alcuni studi quando era ancora uno studente all’Università di Stanford. Il migliore approccio a uno studio di questo genere è studiare coloro che hanno avuto un’esperienza unica, con uno stimolo visivo ben definito, da bambini. Per scoprire come il cervello “si organizza”, è utile osservare se queste persone abbiano sviluppato una nuova regione nel cervello dedicata a riconoscere oggetti insoliti presenti nella loro esperienza infantile. Ci vorrebbero molte ore di pratica in laboratorio con un qualsiasi stimolo visivo nuovo per dare origine a un effetto misurabile. Jesse Gomez ha realizzato, tuttavia, che gli anni ’90 avrebbero potuto fornire una grande quantità di soggetti perfetti per questo studio.

Sono cresciuto giocando con i Pokémon. Il gioco premia i bambini per aver aver individuato centinaia di pokémon dall’aspetto simile.

Erano soprattutto i bambini, durante gli anni ’90, a mettere le mani sui giochi Pokémon per affrontare la loro avventura in quel mondo di creature virtuali. Si tratta di una “finestra critica” nell’età di una persona, in cui il cervello è particolarmente reattivo alle esperienze nuove. Jesse Gomez ha pertanto reclutato 11 esperti di Pokémon (di età media intorno ai 30 anni), che avevano giocato con i titoli dedicati alle creature tascabili quando avevano tra i 5 e gli 8 anni. Ha poi confrontato i risultati con quelli ottenuti da 11 principianti, persone che non avevano mai giocato con i Pokémon. Durante la fase di risonanza magnetica, a tutte le persone coinvolte nell’esperimento sono state mostrate immagini di vario tipo, come volti, animali, cartoni animati, corpi, parole, macchine e, ovviamente, Pokémon. Negli 11 esperti del campo è stata osservata una nuova regione del cervello, composta da un gruppo di neuroni attivi nel riconoscere i mostriciattoli.

Il professore di psicologia di Stanford Kalanit Grill-Spector, assistente di Jesse Gomez, era inizialmente scettico riguardo allo studio, ma sono subentrati due fattori che lo hanno spinto a ricredersi. Quando ha visto un Nintendo Game Boy, con i piccoli personaggi e Pokémon fatti di pixel in bianco e nero, il professore ha constatato quanto fosse unica questa esperienza visiva per i bambini, e che impatto potesse avere sul loro cervello. Inoltre, guardando le scansioni della zona cerebrale effettuate sui soggetti esperti di Pokémon, era chiaramente visibile un gruppo neuronale con intensa attività nel momento in cui venivano mostrate immagini dei fantomatici mostriciattoli.

Insomma, sembra proprio che aver giocato ai Pokémon da piccoli abbia lasciato un segno indelebile nel cervello di molti fan!

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