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Le Storie di Lumio – Speciale Natale – Atto IV

Che si alzi il sipario, Allenatori e Allenatrici, sul finale a tema natalizio de “Le Storie di Lumio”.

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Benvenuti, ma soprattutto bentornati cari Allenatori e care Allenatrici! Siamo felici di presentarvi l’ultimo capitolo de “Le Storie di Lumio“, la serie che racconta le storie della nonnina più amata del mondo Pokémon. Dopo il riscontro positivo suscitato dagli altri tre capitoli, infatti, vogliamo ora concludere in bellezza il 2025, colorando le feste natalizie con delle nuove mitiche leggende del repertorio di Nonna Lumio. Stavolta, vogliamo presentarvi il personaggio in una nuova maniera, osservandolo sotto un profilo tutto nuovo.

È nostro piacere accompagnarvi durante questo lieto periodo, caratterizzato, inoltre, dalla vicina pubblicazione del DLC di Leggende Pokémon: Z-A – Megadimensione. In questo quarto capitolo, preparatevi a vivere le intriganti avventure della giovane Lumio, intenta a esplorare per la prima volta la regione di Kalos. Tra i suoi lunghi viaggi, le sue lotte, i suoi legami e le sue amicizie, oggi vogliamo proporvi due entusiasmanti racconti: uno ambientato nella tetra Altoripoli e un altro nel variopinto Ponte Mosaico.

Prima che si alzi il sipario per l’ultima volta, vogliamo ringraziare Marco Di Gioia per la realizzazione de “La luna tetra di Altoripoli“, Elisa Servello per la realizzazione de “Un incontro bizzarro al Ponte Mosaico” e Tommaso Murtas (che si è calato nei panni di Nonna Lumio e dei suoi nipoti). Un ringraziamento speciale va anche a tutti i redattori che hanno partecipato agli scorsi tre capitoli delle Storie.

Le Storie di Lumio – Parte Quarta: In memoria della mia Mamie

Quella sera, la neve danzava gioiosa giù dal cielo e si scioglieva tranquilla alla vista delle luci della metropoli. Si respirava un’aria serena a Luminopoli. Le persone erano felici e anche gli sconosciuti si salutavano per strada, appesantiti di pacchi e pacchetti. Era il momento più bello dell’anno, aspettato sia dai piccini sia dai grandi, da chi amava sognare. Era la vigilia di Natale.

Mentre dalle finestre della città si levavano risate e lodi festive, nella piccola campagna adiacente, in una grande casa con cortile interno, si celebrava il Natale a modo proprio. Fuori faceva freddo, ne era una prova il manto bianco che ricopriva il giardinetto della casa, in tipico stile campidanese, costruita seguendo un modello tipico di un’isola del sud, visitata dalla ex-proprietaria in uno dei suoi lunghi viaggi, assai lontano dall’architettura tradizionale di Kalos.

Tempesta Lumio

Calem e Serena sedevano all’interno, scaldati dal focolare che dava brio alla casa altrimenti spoglia. Accanto a loro solo i due compagni Meowstic. Da quando la loro Mamie era venuta a mancare, la residenza estiva di Lumio era passata nelle loro mani, unici eredi diretti.

All’interno, tutto era al suo posto, invariato da anni, solo spolverato e ripulito qua e là ogni tanto, quando possibile. I due ragazzi amavano, per quanto il tempo non glielo permettesse, vivere a contatto con i ricordi della Nonna.

I grandi corridoi del quadrilatero, però, meritavano di essere ritinteggiati: erano ormai di un verde smorto, rovinato dalle luci calde della casa e dagli sbalzi di temperatura. Il salone dove riposavano vicini Calem e Serena, dal canto suo, sembrava fermo a quando Nonna Lumio lo curava amorevolmente. Una grande vetrata dava una calda visuale sul giardino, lasciando trasparire la luce della luna e donando agli occhi uno spettacolo senza paragoni offerto dalla neve. Le travi massicce del soffitto erano di un colore vivido; non si poteva dire diversamente degli arredi e del grande tappeto di lana sul pavimento.

Sul grande caminetto angolare del salone dormicchiavano alcuni libri, certi un po’ rovinati, altri con la copertina completamente logora. Erano la raccolta delle memorie di Lumio. Quei libri rossi, gialli e verdi, così umili all’apparenza, cantavano storie che infrangevano il tempo, attraversando le epoche e la geografia. La loro sostanza aleatoria aggiungeva un certo valore aggiunto alle parole scritte a mano sulla carta, disegnate a caratteri fermi ma dolci.

Camino Lumio

Erano le undici di sera: mancava dunque un’ora. Quello seguente non era mai stato un giorno qualunque, ancor di più durante quegli anni sconsolati. Tutti festeggiavano il Natale, la festa della casa, della convivialità, del buon cibo. La loro famiglia celebrava la festività a modo proprio. Quella data, infatti, anni e anni orsono, era la nascita di Élina Lumiose, conosciuta da tutti semplicemente come Lumio.

Tic… Tac… 23:15
Tic… Tac… 23:30
Tic… Tac… 00:00

Gli orologi a pendolo gridarono un rumore sordo carico di tensione. Nel centro abitato della città, un unico grido si levava da tutte le case insieme. I bambini spacchettavano i regali estasiati, gli zii facevano loro foto e le stelle scorrazzavano libere nel cielo. Le nonne e i nonni si godevano quegli attimi fragili, consci degli anni che passavano, ma lieti della buona compagnia. Era il momento, era il Natale.

Era il momento: come da tradizione, prima Calem, il fratellone, poi Serena, la piccola del gruppo, prendevano due libricini dalla pila esile. Il calore sfrigolava in casa, come una comparsa aggiuntiva. Sul camino una foto di Lumio la raffigurava felice, mentre abbracciava sua figlia ancora in tenera età. «Chissà come sta la mamma», si chiedevano spesso i due fratelli. Dall’altra parte una statuetta in bronzo raffigurava un uomo accompagnato dal suo valoroso compagno, appena ricompensati per una pingue vittoria. La casa era viva come non mai.

Era quindi il momento, proprio come quando erano piccini piccini, di leggere una storia. Dunque, Calem iniziava così, con il libro rosso in mano.

La luna tetra di Altoripoli

Quando ero una giovane ragazza, ero una grande curiosa. Amavo esplorare e imparare ed ero sempre accompagnata dal mio fedele compagno Meowstic. Era il Pokémon che, più di tutti, mi ha insegnato ad avere empatia e amore per la natura, sin da piccina, quando lo incontrai per la prima volta. Al tempo era ancora un piccolo Espurr spaventato, solito a vagare da solo in un angolo della città. Convinsi quindi il mio dolce papà a prenderci cura di quel piccolo batuffolo viola e il nostro legame crebbe a vista d’occhio.

A scuola non ero molto brava, anche se non me la cavavo male: è in quegli anni che sviluppai il mio amore per i viaggi. Una volta diventata giovane adulta non ci pensai due volte a partire e, per quell’occasione, papà mi regalò una collana e un anello tramandati da generazioni nella nostra famiglia. Meowstic era particolarmente incuriosito da quest’ultimo, così glielo lasciai in custodia, mentre la collana divenne a tutti gli effetti uno dei miei accessori preferiti.

Il mio desiderio si era avverato. Potevo finalmente lasciare Luminopoli, certamente una città immensa e meravigliosa, che in fondo, mi aveva cresciuta, ma desideravo più di tutto esplorare le bellezze del mondo. Immaginavo come, un giorno, tornata a casa, avrei potuto raccontare mille e mille storie ai miei amici, non solo dei miei viaggi, ma anche di quelle moltissime persone che avevano visto nascere e costruire l’attuale regione di Kalos.

In una delle mie tante avventure mi ritrovai a passare per la magnifica Altoripoli, un luogo dove montagna e mare si uniscono in un meraviglioso spettacolo naturale. Eppure, al mio arrivo, tutto era diverso da come me lo aspettavo. Le case erano distrutte e a tratti abbandonate, la palestra della città giaceva in uno stato misero. Si diceva che il Capopalestra fosse scappato a gambe levate, viola dalla paura. Le persone e i Pokémon tentavano di ricomporsi come potevano e, invano, di coltivare qualcosa da mangiare.

sagoma mega absol

La situazione mi turbava tantissimo e, così, chiesi a un’anziana signora cosa fosse successo a una città tanto rinomata. Lei, agitata, mi spiegò come un giovane ragazzo avesse stretto un forte legame con un Pokémon niveo, dal manto bianco e molto delicato, che però una notte di luna piena si scatenò, diventando nero corvino. I suoi poteri avevano distrutto il villaggio e incutevano terrore negli abitanti. Quel Pokémon ora riposava in una tana nella montagna, mentre il suo Allenatore viveva rintanato in una capanna, divorato dal rimorso.

Profondamente scossa, decisi di restare per aiutare come potevo. Giorno dopo giorno, armata della mia forza giovanile e dei poteri psichici di Meowstic, iniziai a rattoppare le case degli abitanti. Questi mi ricompensavano con ciò che potevano, soprattutto con quello che il raccolto offriva.

Era quasi passata una luna dal nefasto evento che aveva investito la città, quando un giovane, poco più grande di me, arrivò al villaggio accompagnato da un fiero Lucario. Non ci mise molto a prender atto della situazione e a decidere di restare per dare una mano. Abituato ad allenarsi nel corpo a corpo con il suo compagno, era molto più lesto di me nei lavori. Io all’epoca ero una testa calda e insistente, così decisi di mettermi in competizione con lui per impressionare gli abitanti. Il mio compagno, più saggio di me, si tenne in disparte, senza partecipare alla competizione e osservando in silenzio la loro straordinaria sintonia, quasi come se scorgesse un’energia fluente tra i due corpi.

Durante il giorno lavoravo senza sosta, mentre la sera cercavo di avvicinarmi al giovane isolato dal villaggio, portandogli i pasti e provando a sollevarlo di morale. Con il tempo si aprì con me e mi confessò che il suo compagno, un Absol, una notte di luna piena era stato pervaso di una strana energia che lo avrebbe trasformato, e che preso dall’ira attaccò tutto e tutti. Disperato, il giovane mi chiese aiuto dopo aver allontanato il suo compagno per il bene della città e dei suoi abitanti. Sebbene anch’io temessi la forza di Absol, cercai di non lasciar trasparire la mia paura.

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La notte di luna piena arrivò. Il Pokémon uscì dalla sua tana con un’aria minacciosa, come il primo tuono di un nefasto temporale. Il suo manto corvino splendeva alla luce opaca della luna e dalla sua schiena svettava un’ala scarlatta che sembrava un arto demoniaco. Aveva gli occhi rosso cremisi, iniettati di sangue; una furia iraconda controllava il suo corpo. Si lanciò, dunque, in un attacco impressionante verso la città, sfoderando un potentissimo Ombrartigli, quando il giovane si fece avanti stringendo un bracciale al polso. Una luce altrettanto poderosa avvolse Lucario. Questi assunse una nuova forma, una lunga pelliccia cerulea lo ricopriva e dietro di lui si ergeva una coda biforcuta. La sua nuova forma gli conferiva un’aria da vero combattente, risoluto e razionale, proprio come il suo Allenatore.

La battaglia infuriò e Lucario riuscì a tenere testa ad Absol, ma quest’ultimo, cieco dalla rabbia, sprigionò un’ondata di energia oscura che colpì in pieno il Pokémon, interrompendo in un istante quella forma e facendolo crollare a terra.

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Fu allora che Meowstic intervenne. Senza alcun comando, si frappose tra Absol e Lucario, proteggendolo e permettendogli di riprendersi. Il suo gesto non fu impulsivo, ma guidato da empatia e lucidità. Rinfrancato, la luce prese nuovamente a girare attorno a Lucario. Il Pokémon Aura riprese a combattere nella sua nuova forma. I due si diedero alle armi fianco a fianco, ma Absol non sembrava voler cedere e, con un ultimo scatto di furia, riuscì a ferire gravemente prima Meowstic e poi Lucario.

La speranza sembrò spegnersi, ma la mia cocciutaggine non mi permise di arrendermi. Strinsi la collana di mio padre e parlai al mio compagno con tutto il coraggio che avevo, quello che fino a poco tempo prima non osavo nemmeno pensare di possedere. All’improvviso, la collana e l’anello di Meowstic iniziarono a brillare. Una luce intensa ci avvolse e lui assunse una nuova forma, per metà scura e per metà chiara, con una lunga coda sinuosa. Sprigionava dei poteri mai visti.

Unendo la forza di Meowstic e quella di Lucario, ancora acciaccato, ma ripreso miracolosamente dopo l’ultimo attacco, la battaglia ricominciò. Per quanto fossero abili a schivare gli attacchi o a pararli i nostri Pokémon non riuscivano a sferrare neanche un colpo, così ordinai a Meowstic di non attaccare, mettendo da parte il mio orgoglio, e invece di fornire supporto con Altruismo. Fu così quindi che Lucario riuscì ad avvicinarsi abbastanza da sferrare un colpo apparentemente dolce ma preciso e devastante, che spiazzò Absol, stordendolo, facendo sì che egli tornasse alla sua forma candida.

L’Allenatore dell’Absol corse ad abbracciarlo, implorandogli perdono tra le lacrime. Gli abitanti, testimoni di tutto, organizzarono un grande banchetto per celebrare il loro ritrovato legame, udendo in lontananza urla di gioia che affermavano “finalmente siamo liberi!”, “Meowstic sei stato fantastico” o anche “Lucario insegnami quella mossa!”.

Terminati i festeggiamenti, decidemmo di addentrarci nella grotta. Lì, con non poca difficoltà, scoprimmo una serie di misteriose pietre dalle sfumature vitree. Che effetto strano che mi faceva la loro visione! Pensammo, allora, che quella fosse stata la causa della rabbia di Absol, dato che la forma assunta anche dai nostri compagni era assai difficile da gestire. La mia teoria era che Absol, una volta approdato al villaggio, avesse reagito all’intensa energia che la pietra sprigionava nelle notti illuminate di luna piena, soffrendo per la mancanza del legame col suo Allenatore, dal quale si separò non appena arrivati al villaggio per, secondo la versione del ragazzo, un evento fortuito.

Era sicuramente un fenomeno alquanto bizzarro, così di conseguenza procedemmo nelle ricerche all’interno della grotta. Scoprimmo sorprendentemente un’energia sconosciuta nel fondo dell’antro, che reagì indistintamente con tutti i nostri Pokémon. Prima che si scatenasse un’altra tragedia preferimmo allontanarci da quella misteriosa fonte, con la consapevolezza di aver fatto una scoperta sensazionale. Quell’energia riusciva a sprigionare la forza intrinseca dei Pokémon. I miei ricordi di quel momento sono pochi, confusi. Sono certa, però, che dopo spedimmo, tramite un cittadino del villaggio, tutte le nostre scoperte a Yantaropoli, per essere studiate da un rinomato Allenatore che sicuramente poteva comprendere la natura di quell’energia meglio di noi tutti.

mega meowstic storia definitivo

I giorni passano e tra una riparazione e l’altra io e gli altri ragazzi ci allenavamo intensamente per tentar di padroneggiare quella nuova forza appena scoperta. Dapprima la sfida fu per Absol, ovvero quella di resistere alla luce lunare del mese successivo e poi fu per noi tutti, cercando di addestrare i nostri compagni a non perdere la testa durante le trasformazioni.

A malincuore avvenne che dovetti salutarli, arricchita da un’esperienza meravigliosa, a tratti anche spaventosa, ma che aveva infuso in me e nei miei amici un coraggio non indifferente. L’Allenatore con Lucario allestì delle ricerche sulla grotta e la misteriosa energia che si sprigionava grazie alla luce lunare. Il giovane accompagnato dal suo Absol, diventati abili combattenti, vi si affiancarono, per dare supporto in caso qualche altro Pokémon si fosse malauguratamente scatenato. Tutt’ora scambio con loro delle lettere, per segnare con l’inchiostro quel legame che ci ha uniti in quell’occasione sulla carta, rendendolo eterno.

Così scriveva Nonna Lumio in uno dei suoi primi manoscritti. Ai tempi, pensate un po’, si firmava ancora come Lumiose. Difatti, il suo tenero soprannome venne coniato dalla sua bambina, Jolie Lumiose, quando non riusciva a pronunciare per intero il suo cognome. Perciò, solo in epoca avanzata iniziò a utilizzare questo simpatico nomignolo, che subito le entrò nel cuore.

Quando Calem finì di raccontare la prima storia, al di fuori della vetrata la neve leggera si stava trasformando gradualmente in una grande tempesta. Intanto, già da un po’, il vento sbatteva incessantemente sulle pareti della casa e il freddo, come un cattivo presagio, tentava di insinuarsi all’interno degli spifferi del soffitto.

Nel salone della casa il grande caminetto angolare conferiva un’aria sonnolenta alla casa, la quale, accompagnata dalla tarda ora e da qualche bicchiere di vino, aiutava a scaldare la voce dolce e soave di Serena. Anche lei era pronta a prender parte alla festa. Allora, così iniziava, leggendo dal libricino verde che cullava tra le sue mani.

Un incontro bizzarro al Ponte Mosaico

Era pressoché finita l’estate quando mi rimisi in viaggio. Avevo perso il conto di quante volte fossi già partita da Luminopoli. Le foglie, che iniziavano a rinsecchirsi sui rami degli alberi, cadevano in terra creando un affascinante tappeto rossiccio, e il cielo, con il passare dei giorni, lasciava spazio alla notte sempre prima.

Quella mattina, in viaggio già dalle prime ore dell’alba, arrivai finalmente alle porte di una città di cui avevo sempre sentito parlare, ma che i miei occhi non avevano ancora avuto l’opportunità di ammirare. Una vistosa galleria ferroviaria si ergeva sopra la testa dei passanti che camminavano al di sotto e turisti con valigia al braccio si accingevano a uscire in fretta dalla stazione, armati di macchina fotografica. Ero arrivata al celebre Ponte Mosaico, meta perfetta per chi vuole ammirare la composizione naturale di una città fantastica.

Mi stavo facendo largo tra la folla assieme al mio fidato Meowstic quando, sistemando l’enorme bagaglio che portavo alle spalle, urtai accidentalmente una ragazza facendola cadere. «Perdonami! Sono una sbadata!» le dissi, porgendole una mano per aiutarla a tirarsi su. Lei pareva sconvolta: i suoi grandi occhi scuri erano sbarrati e la bocca era tirata, facendo apparire le sue labbra sottili sottili. Il caschetto rosa era scompigliato, come se avesse corso, e doveva sicuramente star patendo il freddo dato che non aveva indosso nulla che potesse ripararla dal venticello mattutino.

”Mi dispiace! Spero tu non ti sia fatta del male!”, continuai mentre lei, che si sistemava i capelli e la maglietta, iniziò ad arrossire imbarazzata. Comprendendo la sua timidezza, captata anche dai poteri psichici di Meowstic, le offrii qualcosa di caldo da bere all’interno di un cafè della città, cercando sia di farmi perdonare per l’incidente, sia di capire cosa la struggesse tanto. Con un tè caldo tra le mani e qualche Pan di Lumi per riempirci lo stomaco, iniziammo a chiacchierare e scoprii che la ragazza che avevo davanti si era persa e stava cercando la strada di casa.

Le parlai del mio viaggio e che, ben volentieri, l’avrei aiutata a ritrovare la via quando sentii una zampa sul braccio: Meowstic mi stava guardando in maniera strana, sembrava quasi preoccupato. Non capendo cosa volesse dirmi, però, tornai a parlare con la ragazza dai bizzarri capelli rosa. Dopo aver pagato la nostra consumazione, uscimmo dal locale e ci avviammo verso il percorso da cui avremmo iniziato il nostro viaggio.

Passando il suggestivo gruppo di cascate, simbolo della città, adornato da famiglie e da Giramondo intenti a fotografare la composizione artistica formata dall’acqua, uscimmo da Ponte Mosaico, diretti a sud seguendo la direzione dei fiumiciattoli. Il sole, ormai alto nel cielo, riusciva a scaldare lievemente i nostri visi, arrossati dal freddo del venticello autunnale. Il manto di foglie che scricchiolava sotto i nostri piedi era diventato il gioco del momento per Meowstic.

“Hai freddo?” chiesi alla mia accompagnatrice mentre mi toglievo la sciarpa offrendogliela. Annuendo, la prese dalle mie mani e se la arrotolò attorno al collo, abbozzandomi un sorriso timido. Camminando lungo il percorso, riprendemmo a chiacchierare e mi disse di abitare a sud di Fractalopoli e di essersi ritrovata, senza sapere come, alle porte della Grotta Climax. Scambiai uno sguardo con il mio compagno di avventure che sembrava confuso da questa storia ma provai a sorvolare: tutto sommato sembrava una ragazza genuinamente spaesata e mi faceva anche un po’ tenerezza.

Il nostro passaggio fu insolitamente tranquillo, nessun Pokémon venne a disturbarci, anzi, sembravano addirittura allontanarsi: persino i Weepinbell si nascondevano! Il cigolio delle assi del ponte si mischiava al rumore leggero del vento che muoveva l’acqua del fiume sotto di esso e, senza rendercene conto, i fili d’erba oltre la sponda iniziavano a tingersi di bianco. L’aria intanto diventava più pungente: dovevamo essere vicini alla città di Fractalopoli, celebre per essere costantemente coperta da neve e ghiaccio.

Storie di Lumio

Alle porte della città innevata, il mio stomaco iniziò a brontolare. Conscia del fatto che era ormai arrivato il mezzogiorno, proposi di fermarci a mangiare qualcosa in una locanda, proposta che sia la mia accompagnatrice dagli insoliti capelli rosa sia il mio fidato Meowstic accettarono con gran veemenza.

Alla locanda, tra un boccone di stufato alla Baccaperina e un morso di Dolce Gateau, continuammo nella nostra chiacchierata, questa volta ricca di sorrisi e risate. Le raccontai dei miei viaggi e soprattutto delle esperienze più strane e divertenti che avevo vissuto, come quella volta che scambiai l’ombra di un piccolo Fletchling per un mostro alato, oppure di quando Meowstic era talmente affamato che andò in confusione da solo.

E appena i nostri stomaci furono riempiti, decidemmo di dirigerci subito verso sud alla ricerca della casa della ragazza. Scendemmo i fianchi della gelida collina di ghiaccio e, un po’ inconsciamente, qualche domanda iniziò a farsi strada nella mia mente: come aveva fatto a finire nella Grotta Climax da sola? Perché i Pokémon del percorso si dileguavano al nostro passaggio? Forse Meowstic stava cercando di dirmi qualcosa a riguardo?

Una volta varcata la soglia dell’uscita della città, mi resi conto che la destinazione doveva essere la Valle dei Pokémon, unica città, se così posso definirla, a sud di Fractalopoli. Mi voltai verso la ragazza misteriosa «So che è un po’ tardi, ma non ci siamo ancora presentate: io sono Élina. Tu?…» ma non ebbi nemmeno il tempo di finire la frase che lei iniziò a correre verso quella che era la nostra meta.

Meowstic e io ci scambiammo rapidamente uno sguardo d’intesa e la inseguimmo tra i grandi cespugli e le fronde cadenti degli alberi: i Pokémon abitanti del bosco dovettero essere molto spaventati perché il rumore che facemmo sbattendo rapidamente i piedi sulle foglie secche e spostando i rami degli arbusti doveva essere molto forte. Eravamo quasi riusciti a raggiungerla, dovevamo solo passare l’ultimo enorme cespuglio. Quando l’avemmo passato, non potevamo credere ai nostri occhi.

Un gruppo numerosissimo di Ditto si avvicinava rapidamente alla ragazza. Lei, all’improvviso, si trasformò in uno di loro: fu una scena commovente vedere quei piccoli mostriciattoli abbracciati a un loro compagno creduto perduto. Terminato quell’amorevole abbraccio di gruppo, Ditto si voltò verso noi e ci sorrise riconoscente prima di addentrarsi nel cuore della Valle con i suoi compagni.

Incredula, e con gli occhi strabuzzanti dallo stupore, mi voltai verso Meowstic che mi lanciò un’occhiata come a dire “io te l’avevo detto” e scoppiai in una fragorosa risata: come avevo fatto a non capire che quella ragazza era un Ditto?

Storie di Lumio

Puff… Quando Serena chiuse il libro, una piccola nuvola di polvere si alzo dalle pagine ingiallite e leggermente rovinate. I due Meowstic si erano abbandonati al sonno. Erano dei grandi dormiglioni, neanche le avventure della loro mamma Meowstic riuscivano a smuoverli quando decidevano che era l’ora di dormire. Si erano sdraiati abbracciati l’un l’altra, unendo le loro code e serrando insieme le loro braccia.

La tranquillità e la calma scorrazzavano selvagge per i lunghi corridoi della campidanese. Fuori il tempo si era leggermente placato ed era addolcito da un ticchettio monotono, che quasi non sembrava essere più fastidioso. Anche la città si era addormentata. Le luci soffuse dei lampioni tentennavano a quel silenzio, accennando di spegnersi per risparmiare energia per l’indomani. Le case erano silenziose, i bambini dormivano da un pezzo e i pochi anziani ancora svegli provavano in tutti i modi a rimanere bloccati in quel momento.

La Torre Prisma svettava nel cielo, adornata da luci, lucine e fiocchetti. La sua punta sferzava le nuvole, infrangendo l’aria e toccando lo spazio. Per Kalos svolazzavano Delibird e scope fluttuanti, come intenti a consegnare i regali. Sotto gli alberi dormivano i Kakuna, riscaldati dal respiro costante dei Gogoat e dei Litleo. Qualche Pidove correva all’impazzata e i Pokémon di tipo Spettro banchettavano nei vicoli con i sogni dei poveri infanti, ignari di essere il divertimento altrui.

Tra Calem e Serena, in campagna, sedeva adesso un alone di felicità. Anche se non erano più con loro fisicamente, Élina e Meowstic avevano, e avranno per sempre, un posticino caldo nel cuore dei due ragazzi e di tutte le persone che hanno fatto parte della loro vita. Calem, intanto, abbracciava caldamente la sorella. Senza darglielo a vedere, una piccola lacrima leggera scorreva sul suo viso.

Kalos

Vi ringraziamo, Allenatori e Allenatrici, per aver seguito questo capitolo finale, nonché Speciale natalizio, de “Le Storie di Lumio”. Ci auguriamo che vi sia piaciuto assistere alla conclusione di questa breve ma molto intensa serie, proprio come a noi di Pokémon Millennium è piaciuto scriverla. Adesso, non possiamo non augurarvi Buon Natale!

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