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Le Storie di Lumio – Parte III

In questo ultimo capitolo della trilogia, nonna Lumio ci racconterà alcune inedite storie, testimonianze di un’antica Kalos.

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Benvenuti, ma soprattutto bentornati cari lettori e care lettrici. Come avete avuto modo di appurare durante le scorse settimane, quando abbiamo pubblicato il primo e il secondo capitolo di “Le Storie di Lumio“, noi di Pokémon Millennium non abbiamo intenzione di lasciarvi soli durante l’attesa del lancio di Leggende Pokémon: Z-A. Per l’appunto, oggi, concludiamo la trilogia che vede protagonista il personaggio di nonna Lumio, insieme alle sue inedite storie.

Mancano ormai meno di due giorni al lancio di Leggende Pokémon: Z-A e in questa breve attesa preparatevi a vestire i panni di un valoroso guerriero, del miglior combattente della regione o di un avido esploratore. A voi la scelta!

Prima che si alzi il sipario, però, vogliamo ricordare che per la realizzazione di questo terzo capitolo hanno partecipato Enrico Chiappa (La gemma maledetta della Grotta dei Bagliori), Alessandro Pace (Una rivalità leggendaria), Gabriele Morviducci (Il mistero del cavaliere errante) e Tommaso Murtas (che si è calato nei panni di nonna Lumio). Un ringraziamento speciale ai redattori che hanno collaborato per la realizzazione e la pubblicazione di questo “Atto III”; un ringraziamento a coloro che hanno collaborato per le altre stesure. Per la copertina, ringraziamo il nostro illustratore Pio, del quale potete vedere altri lavori sul suo profilo Instagram.

Le Storie di Lumio – Parte Terza: Si chiuda il sipario

Luminopoli fremeva. Uomini in completo, attrezzati di ventiquattr’ore, correvano avanti e indietro per la città, puntando a chissà cosa. I mercati erano diventati labirinti da percorrere, traboccanti di fiumane di persone. Nelle vie della città non si respirava pace, tra clacson, chiacchiericcio proveniente dai telefoni e cartelli pubblicitari che riuscivano a trovare un tetto anche dove non c’era lo spazio effettivo.

Nel passato si puntava a questo, all’evoluzione. Oggi, la maggior parte dei cittadini affermerebbe di voler tornare al passato, al rude che caratterizzava la regione di Kalos qualche secolo prima. In quel marasma di caos e cartelloni pubblicitari, si era creata una piccola oasi impermeabile di pace. Il tempo attorno a lei si muoveva, velocissimo, mentre questa rimaneva ferma, calma.

Quella era la casa di nonna Lumio. Pareti gialle, color senape, al terzo piano di una piccola palazzina nel cuore della città. Un grande caminetto di mattoni era posizionato nell’ampio soggiorno, lato opposto rispetto alla sedia a dondolo di Lumio. Era proprio lì dove la Nonna amava leggere al caldo, spesso sola, sovente accompagnata dai suoi fidati nipotini, che crescevano a vista d’occhio.

Anche quella sera, Calem e Serena fecero capolino alla porticina in legno arancione dell’appartamento della loro Mamie. Indovinate? La loro mamma aveva qualche “buon” motivo per scaricarli dalla sua Maman. Che poteva farci Lumio… Era una causa persa, ma almeno poteva passare tanto tempo insieme ai suoi nipotini.

Mentre “les oignons” sfrigolavano sulla padella in cucina e l’acqua bolliva in pentola, nel salotto era giunto il momento magico. Quello che Lumio, Calem e Serena facevano a gara per dimostrare di bramare maggiormente: il momento delle storie.

– Bambini, mentre aspettiamo la cena, voglio raccontarvi alcune storie, come di nostra consuetudine. Prima la storia di un avaro ricercatore, che conobbe la sconfitta; poi la storia di un valoroso cavaliere, noto in tutta la regione per le sue eroiche gesta. –

La gemma maledetta della Grotta dei Bagliori

Quanto si sta per raccontare è una lezione, un monito che mette in guardia quando l’ossessione dei propri desideri mettere in pericolo se diretti verso l’ignoto. Un’immagine che ben si sposa con un luogo in particolare, raggiungibile dopo aver percorso una via accidentata solo sul dorso di un Rhyhorn: la Grotta dei Bagliori. Un labirinto intricato dove la scelta tra i cunicoli da percorrere si traduce in una costante messa alla prova della propria sorte, tra la speranza di poter ripercorrere i propri passi e il vagare senza una meta per l’eternità.

Le tenebre imperanti non giocano certo a favore degli avventurosi (o degli incauti) che varcano l’entrata, ma anche il buio opprimente viene lacerato da piccole tracce di luce. Nella maggior parte dei casi si tratta di semplice muschio luminescente, ma qua e là le pareti sono abbellite da grossi cristalli, decorazioni naturali la cui luminosità sembra parte di essi, come se i colori brillanti dell’arcobaleno si fossero materializzati per portare un pizzico di vitalità in quell’antro tetro.

La sola bellezza di quelle vitree formazioni spinge alcuni ad avventurarsi lì, per prelevare giusto quel poco da avere un ricordo dell’esperienza; tuttavia, altri individui avevano mire ben diverse, dettate da una cieca avidità volta a privare quel posto di ogni cosa a solo scopo di lucro.

Grotta_Lumio_III

Ci fu infatti un tempo in cui schiere di cacciatori di tesori si dirigevano in quel luogo con il solo scopo di mettere le mani su quei preziosi naturali, rendendo la vicina cittadina di Petroglifari un vero e proprio crocevia. Nella contemplazione di quell’ambiente a ridosso sul mare, i residenti avevano maturato un profondo rispetto per la natura; non nascondevano perciò la loro preoccupazione per i danni che essi avrebbero causato. Tra le voci contrarie, quella più forte era quella di uno speleologo del posto mosso dai suoi ideali accademici, che non tollerava che quella grotta, per lui fonte di preziose scoperte, venisse deturpata in alcun modo. Purtroppo, i cercatori rimasero sordi a quegli appelli, sminuiti dalla bramosia di facili profitti a discapito di qualsiasi tutela della natura.

A un certo punto, però, i cacciatori più incalliti si ritrovarono in una strada senza uscita, un circolo vizioso scaturito dalla promessa di grande ricchezza, che però stava mettendo alla prova la loro caparbietà, con una sfida al di fuori della loro portata. Secondo le loro testimonianze, dopo essersi addentrati nei meandri della grotta, la loro attenzione si rivolse a un forte bagliore improvviso che li portò alla scoperta di qualcosa di gran lunga più allettante di tutti gli altri minerali nei dintorni: una gigantesca gemma scarlatta.

Attirati da quella visione, questi cercarono di appropriarsene, ma non si resero conto che quella misteriosa pietra mostrava qualcosa di anomalo: come se avesse consapevolezza di sé e di ciò che accadeva, la gemma sembrava esercitare una sorta di volontà propria volta a respingerli.

storia megasableye grotta

Gli stessi esploratori raccontarono come, non appena tentassero di avvicinarsi, rimasero vittima di qualche maleficio: chi si accasciava incapace di muoversi come paralizzato, chi invece rimaneva preda di veri e propri incubi a occhi aperti che minavano ogni loro capacità di pensiero. In quella condizione di impotenza, l’abbandono dei sensi era per loro l’unica via di fuga, e incredibilmente ciò si rivelò vero, quando inspiegabilmente si ritrovavano all’entrata della grotta.

Nonostante il rischio corso nel confrontarsi con qualcosa di sovrannaturale, lo smacco subito portò i più ostinati a ritentare l’impresa nei giorni successivi, con Pokémon agguerriti al loro fianco. Ma tutto ciò si rivelò comunque inutile: anche dopo l’impatto iniziale, la gemma si dimostrava un muro insormontabile nei confronti delle feroci incursioni dei Pokémon dei cercatori, riuscendo addirittura a rispedire al mittente alcuni dei loro attacchi.

MegaSableye

A poco a poco gli esploratori rinunciarono agli assalti, fiaccati da battaglie infruttuose e soprattutto per le ferite riportate nell’orgoglio ogni volta che, volgendo lo sguardo verso quella gemma maledetta, avevano l’impressione di intravedere un ghigno maligno tra le trame cristalline. Ripiegare su altri cristalli, inoltre, non sembrava fattibile: dal momento in cui la gemma fece la sua comparsa, il loro numero era diminuito notevolmente, come se fossero per essa nutrimento da cui trarre energia.

Alla fine, le incursioni nella Grotta dei Bagliori da parte dei cacciatori di minerali si fecero sempre più rare, con quest’ultimi ormai consapevoli di non poter sovrastare il potere incarnato da quella pietra, per il sollievo degli abitanti di Petroglifari e dell’esperto speleologo in primis.

Di quest’ultimo i concittadini non poterono che constatare una curiosa circostanza che lo riguardava: da quando si furono vericate le disgrazie subite dai cacciatori di minerali, molti notarono certi suoi spostamenti verso la grotta cui aveva tanto a cuore. Può darsi che volesse accertarsi che tali dicerie fossero vere, ma cosa ancora più singolare di cui le persone si accorsero fu un accessorio che l’uomo portava al polso sinistro: un bracciale nel quale era incastonata una piccola pietra iridescente. Probabilmente quel monile era per lui un simbolo per portare avanti la sua battaglia a tutela della grotta: che fosse quella la chiave dietro il risveglio della terribile entità contro l’avidità e l’egoismo degli uomini?

megasableye

Una rivalità leggendaria

– Mamie! Cos’è questa? – In piede, davanti al camino, il curioso Calem indicava una statuetta bronzea, verdognola, posizionata sopra a un piccolo pezzo di legno antico. Nelle sue dimensioni ridotte, rappresentava in maniera molto fedele un omino, capelli corti e occhi piccoli, mano nella mano con un esserino, quello che pareva un Pokémon, ma dalle sembianze peculiari. Sul pezzetto di legno su cui poggiava era fissata una piccola targa d’acciaio. Ai tempi, quando il bronzo non era ancora ossidato, portava sicuramente delle scritte, ma che ormai erano sparite per via del tempo e dell’usura.

– Ah, quel bronzetto! Quello me lo regalò un mio parente quando ero piccina come voi. Risale a moltissimo tempo fa e… fa parte di una storia che non credo ci sia bisogno di raccontare. – Liquidò velocemente Lumio, mentre le tornavano alla mente tanti ricordi del passato.

– Ma noi vogliamo conoscerla! Per favore! Ci racconti la sua storia! – la esortò Serena. La loro Mamie, riluttante, non poté che non accontentarli.

Sapete, questa storia è ambientata in una Luminopoli passata, una città già enorme e gremita di persone, ma più grigia e sporca. Al tempo, non si pensava tanto a rendere la città presentabile, quanto più a dare a tutti un tetto sopra la testa e un pasto caldo al giorno, sebbene non sempre ci si riusciva. Nel buio della notte, i rari e rudimentali lampioni a olio dell’epoca illuminavano debolmente i monotoni edifici in mattoni e le strade principali, mentre i vicoli più angusti erano completamente al buio, con la sola luce riflessa della Luna a schiarire quelle zone, tanto sporche e degradate che forse era meglio non vederle. 

luminopoli

In uno di questi vicoletti bazzicava un uomo, che schivava saltellando le pozzanghere di chissà quale liquido si trovasse sul pavimento. A coprirlo dal freddo, solo un cappotto rovinato, i suoi capelli e la sua barba, entrambi incolti e folti. Vagava senza meta a cui puntare, una casa in cui dormire, un amico con cui stare: un relitto come ce n’erano tanti nella Luminopoli del tempo, ben lontana dalla luminosa città in cui viviamo oggi.

All’improvviso, a riportare l’uomo con i piedi per terra, un tonfo echeggiò tra le viuzze in cui camminava con noncuranza. L’uomo, spinto dalla ricerca di qualcosa che potesse affievolire la sua noia, si avvicinò alla fonte di quel rumore. Girato l’angolo, assistette a una scena ormai comune tra le strade più diffamate della capitale di Kalos: un gruppetto di Scraggy stava accerchiando un Pokémon indifeso, mentre il loro capobranco osservava la scena. 

L’uomo stava quindi per andarsene, quando, tutto a un tratto, il Pokémon, completamente assediato dagli Scraggy, con una mossa li scaraventò tutti via, lanciandoli a metri di distanza dalla sua figura. Ora fiero e imponente sugli Scraggy sconfitti, in fuga da lui, si poneva di fronte al loro capo un Hawlucha. Le sue piume erano rovinate, sporche e presentava diversi lividi sul suo corpo, alcuni troppo vecchi per essere frutto dello scontro con gli Scraggy. Sentitosi minacciato, Scrafty, il capobranco, si gettò su di lui, ma Hawlucha, con una Breccia fulminante, mise K.O. il Pokémon in un colpo solo. Mise così in fuga la banda: non lo infastidirono mai più.

hawlucha

L’uomo, che aveva assistito a tutta la scena, si avvicinò con entusiasmo al Pokémon, congratulandosi con lui per le sue grandi abilità. Hawlucha guardò l’uomo un po’ infastidito, ma era troppo stanco per mandarlo via, quindi stette a sentire cosa aveva da dire.

L’uomo, che si chiamava Dan, si presentò allungando la mano verso il Pokémon Lottalibera, proponendo un’offerta molto allettante. Dan voleva partecipare insieme a lui alle lotte tra Pokémon che in quel periodo spopolavano a Luminopoli, ma non quelle classiche tra Allenatori, bensì quelle sul ring, con tanto di tappeto bianco, corde e palazzetti pieni di gente, e si dia il caso che Dan cercasse proprio un Hawlucha con cui iscriversi. Il Pokémon, che non aveva niente da perdere, assecondò Dan, anche se tra i due quello più entusiasta era sicuramente quest’ultimo.

In poco tempo, il duo si impose nella scena delle lotte tra Pokémon di Luminopoli. La loro sfacciataggine, dovuta a una vita vissuta per strada, portò quella grinta necessaria per farsi spazio tra i grandi della scena, raccogliendo consensi tra gli spettatori. In particolare, Hawlucha amava gli applausi del pubblico, tanto da mettersi in posa sfoggiandosi prima, durante e dopo il match, infuocando gli animi dei suoi avversari, puntualmente sconfitti dal suo iconico Schiacciatuffo. Dan e il suo compagno divennero velocemente delle celebrità a Luminopoli, vincendo tutti i match a cui partecipavano e raggiungendo così l’ambita finale del Torneo Regionale, a cui parteciparono lottatori di tutta Kalos.

Arrivato il giorno della finale, il ring era contornato da gente desiderosa di spettacolo. Quando entrarono Dan e Hawlucha, la folla li acclamò con grande fomento. I due erano estasiati e fieri di fronte agli striscioni e ai cori di incitamento, ma ancora di più di fronte a chi li scherniva. Durante il solito rito di Hawlucha, da un corridoio laterale entrò la seconda coppia, l’Allenatrice Fiorella e il suo Lucario. Questi due erano agli antipodi di Dan e Hawlucha, disciplinati, posati e sportivi, ma la determinazione era a livelli altissimi da entrambe le parti.

Hawlucha Lumio

Al suono del gong, Hawlucha fu presto distratto da un movimento alle sue spalle. Girandosi, vide Lucario avvolto da una luce accecante: la sua megaevoluzione era in atto. Nonostante la forma potenziata, il carattere fiammante di Hawlucha lo portò ad attaccare subito il suo avversario, senza mezzi termini. Con velocità, però, MegaLucario parava e schivava qualsiasi attacco proveniente dal suo avversario. A fine primo round, MegaLucario era ancora in forze, mentre Hawlucha era stremato, il sudore inzuppava le sue piume e il fiatone rimbombava nella sua testa tanto da non riuscire a sentire i suggerimenti di Dan.

Al secondo gong, Dan guardò dritto negli occhi Hawlucha e, con una mano nella tasca e un’espressione determinata, tirò una pietra scintillante: il regalo di una sua amata. Hawlucha fu avvolto dalla stessa luce che aveva colpito Lucario. Divenne più robusto e delle piume dorate adornarono il suo corpo. MegaHawlucha corse verso MegaLucario, pronto a parare il suo colpo, ma lui gli passò accanto. Confuso, non ebbe neanche il tempo di girarsi e vedere il suo avversario utilizzare una delle corde per lanciarsi su di lui in uno Schiacciatuffo senza precedenti. MegaLucario provò a schivare il colpo, ma per lui non c’era storia. MegaHawlucha archiviò la partita.

MegaHawlucha Lumio

Hawlucha era campione, tutto il palazzetto cantava il suo nome e lui ne era fierissimo, posando come una statua greca davanti al pubblico. Girandosi, però, vide una scena che lo pietrificò. Lucario, nonostante il dolore lancinante e la sconfitta, finito il match si alzò per inchinarsi davanti al suo avversario con le poche forze che gli erano rimaste, in segno di rispetto e riconoscenza delle sue abilità.

Sullo sfondo, invece, l’esultanza poco pacata di Dan fu interrotta da Fiorella, che si presentò per congratularsi, sconvolgendo lo stesso Allenatore. Il duo si trovò davanti a una scena di lealtà tale da cambiarli nel profondo. Hawlucha mise incredibilmente da parte l’orgoglio, smise di autocelebrarsi e si inchinò davanti a Lucario. Dan, invece, un po’ in imbarazzo, replicò i complimenti a Fiorella e le strinse la mano. Da quel momento, nacque una sana e avvincente rivalità che vide le coppie contendersi il titolo di campione ogni anno e di cui ancora oggi si narra l’epicità degli scontri.

– Questo bambini, è un uomo da cui dovreste prendere esempio. Lui e il suo fidato compagno sono stati ritratti in questa statuina come degli eroi, non solo per la loro forza, ma soprattutto per il loro animo buono e riconoscente verso il pubblico e l’avversario. –

Il mistero del cavaliere errante

Tutto accadde durante una delle guerre più famose, che vide la nostra città come campo di battaglia, uno di quei conflitti che lasciarono un segno profondo nella storia della nostra regione. Non solo guerrieri, ma anche persone comuni vennero coinvolte in quel conflitto e, in preda alle atrocità e alle ingiustizie che questi causava, molti villaggi vennero distrutti e rasi al suolo. L’uomo è atroce e non è degno di salvaguardare nemmeno i Pokémon, i quali vennero sfruttati come macchinari di terrore per alimentare il conflitto.

Queste lotte senza tregua provocarono delle ferite imperanti tutt’oggi. La povertà dilagava, dato che i villaggi meno importanti vennero presi di mira per le loro risorse, generando un clima estremamente teso. Una situazione che divenne insostenibile per molti, permettendo lo sviluppo di numerose rivolte da parte del popolo. Tuttavia, c’è sempre qualcuno che durante queste battaglie decide di pensare agli altri, così un bagliore di nobiltà arrivò a illuminare i bisognosi.

In quel periodo iniziò a circolare una voce. Molte persone raccontavano di una figura enorme e misteriosa, che aiutava Pokémon e umani in difficoltà. Nessuno, però, riusciva a vederla in maniera chiara a causa della sua rapidità di esecuzione: una figura senza posa che accorreva, combatteva e fuggiva rapidamente. In principio comparve sporadicamente solo per aiutare, ma con lo scatenarsi della guerra iniziò ad apparire più frequentemente per aiutare i deboli. Col tempo la leggenda subì dei piccoli cambiamenti, parlando di alcuni elementi distintivi di colui che venne chiamato “Cavaliere Errante“. Un copricapo simile a una corona e una folata di vento provocata da un mantello di un colore rosso, simile a quello delle foglie autunnali, significavano il suo avvento. In men che non si dica, questo cavaliere divenne il beniamino del popolo e chiunque bramava di conoscere la sua identità.

guerra Pokémon

Arrivò uno dei giorni più violenti della guerra, dove la sofferenza dilagò in tutta la nazione, senza lasciare scampo a nessuno. Per sedare le rivolte del popolo venne utilizzata la violenza, causando ulteriore distruzione. Durante uno di questi sfoghi riuscì a fuggire una bambina, che in poco tempo venne braccata nel bosco da dei Tyrantrum nemici. Da lei si alzò un grido talmente forte che fece volare via tutti i Fletchling dagli alberi.

Mentre i Pokémon Tiranno caricavano i loro Gigaimpatto verso la ragazzina, spacciata, uno di loro si schiantò contro il suolo a causa di una figura scura piombata giù dall’alto. Una nube di polvere si alzò, e la bambina si bloccò come in trance, finché non vide un bagliore all’interno della coltre di terra. Le bastò quello per farle capire che era lui: il Cavaliere Errante. Per la paura e per la tensione la bambina svenne e, una volta recuperati i sensi, notò i Tyrantrum stesi al suolo privi di energie. Di lui non c’era traccia. Le parve di ricordare, però, di aver visto un Pokémon simile a lui una volta, una creatura molto buona, sempre pronta ad aiutare gli altri, caratterizzata da una corazza estremamente resistente. Non si ricordava altro, nemmeno dove l’avesse visto.

Passarono mesi, e la guerra continuava a infuriare. La bambina, una volta trovato rifugio in uno dei paesi limitrofi al suo, cercò di ricordare dove avesse già visto quella figura, senza successo. Continuava a sentire storie di questo “Cavaliere”, ma non raccontò a nessuno della sua esperienza, avendo intuito la natura schiva di quella goffa figura.

Un giorno, la bambina si incamminò a cercare bacche per la foresta. Assetata, si mise a cercare un po’ d’acqua finché non s’imbatté in un piccolo laghetto. Dopo aver bevuto, rialzando la testa, notò un Pokémon che la osservava dall’altro lato dello specchio d’acqua. Gli occhi della bimba si illuminarono. Un Chesnaught di dimensioni fuori dal normale, avvolto nella sua corazza, la stava osservando incuriosito.

Chesnaught

Entrambe le figure erano riflesse nell’acqua, una di fronte all’altra. La bimba, riconosciuto il mostriciattolo, iniziò a correre verso il Pokémon, che pareva ricordarsi di lei. In men che non si dica i due erano faccia a faccia, scrutandosi l’un l’altro come se avessero rivisto un vecchio amico. Ci furono solo sguardi, neanche una parola. Dopo qualche minuto, sulla faccia della bambina si stampò un sorriso, salutò il Pokémon dopo averlo ringraziato e iniziò a incamminarsi verso il bosco.

Ma, un fulmine a ciel sereno! Un Pangoro pieno di cicatrici, inferte dagli umani, saltò fuori dai cespugli e caricò la bambina. Chesnaught saltò rapidamente davanti a lei, pronto a difenderla grazie alla sua enorme stazza, che la copriva interamente senza lasciare nessuno spiraglio di luce.

Chesnaught

Una raffica di Megapugni cadde violentemente sopra il Pokémon Spincorazza, arrecandogli dei danni. Dopo aver incassato i colpi, quest’ultimo si alzò e iniziò un combattimento senza esclusione di colpi col Pangoro selvatico, che sembrava avere la meglio. Un combattimento che sembrava infinito, finché il Chesnaught si volto a guardare la bambina che stava piangendo ininterrottamente e decise che era l’ora di terminare lo scontro.

Un bagliore di luce avvolse il Pokémon che in poco tempo cambiò la sua fisionomia, trasformandolo in qualcosa che la bambina non aveva mai visto prima. Comparvero la corona e il mantello del cavaliere, ma c’era altro. Due possenti scudi si formarono attorno alle braccia del Pokémon: sembrava potessero resistere a qualsiasi colpo. Il Pangoro avversario si getto a capofitto su Chesnaught che si difese grazie ai due resistenti scudi formatisi sulle spalle, grazie ai quali riuscì a sbalzare via il Pokémon Occhiotruce.

A quel punto il cavaliere sguainò la sua lama. Chesnaught staccò uno degli scudi, presenti sulle spalle, e ne estrasse un manico. Con entrambe le mani imbracciò questa sorta di ascia, che ormai si era riempita di spine all’apice, e sferrò un colpo portentoso verso Pangoro, che però non venne colpito perché il Pokémon Spincorazza si fermò proprio davanti al volto del Pokémon Occhiotruce, scatenando una forte folata di vento.

Pangoro capì che non avrebbe mai potuto sconfiggere Chesnaught e prese consapevolezza che né la bambina né il Pokémon avversario volevano fargli del male, riconoscendo di aver agito solo per colpa dell’ira alla vista di una figura umana. Così, Pangoro, dopo essersi scusato con la bambina, ringraziò l’aversario per averlo fatto rinsavire e si addentrò nel bosco con molta calma, mentre Chesnaught si caricò in braccio la bambina e andò via a grandi balzi.

MegaChesnaught

Arrivati in cima a una collina da cui si vedeva il villaggio della bambina, si misero entrambi seduti sotto un albero a osservare il panorama. Il Pokémon aveva assunto nuovamente le sue sembianze normali. La bambina, sentendosi al sicuro, si appoggiò a quest’ultimo e si addormentò, senza forze. Le grida preoccupate degli abitanti del villaggio, data l’ora tarda, svegliarono di soprassalto la bambina, che si accorse subito dell’assenza del Pokémon, di fianco a lei trovò però una castagna avvolta nel suo riccio, che raccolse furtivamente, prima di tornare al villaggio con i suoi abitanti.

Da quel giorno la bambina portò sempre dietro l’oggetto lasciato dal Pokémon, sperando, un giorno, di incontrare nuovamente il cavaliere che indomito l’aveva salvata dal pericolo. Ciò non accadde. Il Pokémon continuò a difendere i più deboli, diventando protagonista di altre eroiche gesta. Cresciuta, la bambina, ogni volta che sentiva storie riguardanti quel curioso Chesnaught, non poteva far altro che sorridere ammirando l’albero nel suo giardino, nato proprio piantando quel frutto, simbolo del loro legame fatto solo di sguardi e sorrisi.

Ancora oggi si dice che uno dei cafè della nostra città, che sforna una delle torte di castagne più buone di questa regione, sia nato proprio grazie a questa storia.

caffè luminopoli

– Che odorino! È pronta la cena! – Esplose Serena, riuscendo, stavolta, a interrompere la nonna nel momento esatto in cui concluse. – Sì, sembra proprio che la zuppa di cipolle sia pronta. Tutti a tavola! – Esclamò Lumio, cercando di sembrare felice. Dentro di sé sapeva, però, che i suoi nipotini ormai si stavano facendo grandi e non per molto avrebbero continuato ad ascoltare le sue storie. Le sue energie, inoltre, stavano svanendo, sentiva di non essere più nel fiore dell’età. Però, non poteva che gioire di ciò che fece durante la sua lunga vita.

Chissà, magari un giorno rincontreremo Lumio. Al momento, possiamo solo osservare le gesta dei suoi nipoti, cresciuti e diventati grandi Allenatori di Pokémon. Proprio come la loro Mamie, hanno viaggiato in lungo e in largo e, chissà se un giorno percorreranno anche loro la sua strada.

Pokémon regione Kalos

Vi ringraziamo per aver seguito la trilogia de “Le Storie di Lumio” e ci auguriamo che vi sia piaciuta. Un arrivederci nonna Lumio significa un benvenuto a Leggende Pokémon: Z-A. Nei prossimi giorni, infatti, pubblicheremo tantissimi contenuti riguardo al nuovo titolo del brand, perciò, se siete interessati, rimanete sintonizzati!

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