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The Legend of Zelda: una fiaba lunga 35 anni

The Legend of Zelda compie 35 anni e ci sembra giusto celebrarla facendo un piccolo viaggio nella storia di questa importante saga.

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Nel mondo dei videogiochi pochi titoli possono vantarsi di essere dei veri e propri capolavori senza tempo, in grado di influenzare e incantare più generazioni di giocatori trasportandoli in mondi fatati dove vivere avventure fantastiche, proprio come succede nella saga di The Legend of Zelda che quest’anno compie 35 anni.

Perdersi nei boschi

The Legend of Zelda

Le origini della saga si perdono per l’appunto nella leggenda e nel mito con Shigeru Miyamoto, papà tra l’altro di Super Mario, che raccontò in un’intervista di quando da bambino andava a esplorare boschi e caverne immaginando di vivere chissà quali avventure in mondi fatati.

E fu proprio questo senso e voglia di avventura a far nascere su Nintendo Entertainment System nel 1986 il primissimo The Legend of Zelda. Gioco atipico per i tempi in cui al giocatore veniva data la totale libertà d’azione all’interno di un mondo vasto e pieno di enigmi e pericoli.

La trama era molto semplice: un giovane cavaliere doveva salvare la principessa da un signore oscuro. Anzi in origine il protagonista doveva muoversi all’interno di un mondo fantasy e di uno cyberpunk fungendo da collegamento tra i due, da qui il nome Link. Ma alla fine non se ne fece nulla e rimase solo il fantasy.

In occidente The Legend of Zelda arrivò in una sfavillante cartuccia dorata che al suo interno conteneva una piccola chicca. Se la maggior parte dei titoli dell’epoca necessitavano di complessi sistemi di password per accedere ai livelli questo problema era stato arginato inserendo una piccola batteria tampone in grado di salvare i progressi di gioco. Oggi sembra strano ma fidatevi che ai tempi era una novità.

Il successo di pubblico e vendite convinse quasi subito Nintendo a procedere alla realizzazione di un secondo capitolo intitolato Zelda II: The Adventure of Link che abbandonava la visuale a volo d’uccello in favore di un gameplay molto più action e con elementi presi in prestito dagli RPG.

Pur introducendo altri personaggi come lo stesso Link Ombra, nemesi dell’eroe, il gioco viene ancor oggi considerato la pecora nera della famiglia anche a causa di una difficoltà molto elevata che andava a minare il divertimento generale. Le critiche dei fan convinsero Miyamoto a fare dietro front e tornare alle origini per il terzo capitolo della saga, The Legend of Zelda: A Link to the Past.

Uscito nel novembre del 1991 il gioco sfruttava al meglio le potenzialità della nuovissima console della casa di Kyoto, il Super Nintendo Entertainment System. Ciò permise di creare una Hyrule ancora più viva caratterizzata da colori brillanti e meccaniche nuove nonché nell’inserimento di oggetti quali la Master Sword che qui compariva per la prima volta.

Ma oltre all’introduzione di oggetti e razze inedite come quella degli Zora la novità più importante era che il Link di questo gioco non era lo stesso dei precedenti, stratagemma che verrà utilizzato successivamente in quasi tutti i giochi della saga e che andrà a creare anche non pochi problemi a livello di cronologia dei titoli. Ma ci torneremo più avanti.

Anche con questo gioco Nintendo ci aveva vista lungo e la Zelda Mania ormai imperversava ma si sa, a una salita corrisponde sempre una ripida discesa.

Micromondi e fallimenti

The Legend of Zelda

Siamo nel 1993 e la console che vende e stupisce di più per Nintendo è il Game Boy, quindi non sembra strano che molte delle serie “casalinghe” ricevano anche una loro versione portatile e The Legend of Zelda non è da meno presentando ai giocatori The Legend of Zelda: Link’s Awakening, lo Zelda senza Zelda!

Capitolo strano e particolare che infatti vede il buon Link naufragare durante un temporale sulla misteriosa isola di Koholint. Niente Hyrule da salvare questa volta, e soprattutto niente Principessa Zelda. Ci troveremo in un mondo assurdo con personaggi presi da altre serie come lo stesso Super Mario mentre cerchiamo di capire dove ci troviamo e quale sia il mistero del Wind Fish.

Il capitolo portatile fu un gran successo tanto da venir rilasciato in versione DX (ndr Deluxe) sul Game Boy Color in modo da sfruttarne la nuova palette cromatica e aggiungerci un Dungeon dedicato proprio ai colori. Inoltre nel 2019 Nintendo ha rilasciato un Remake dello stesso gioco per Nintendo Switch che mantiene inalterate le atmosfere del predecessore.

Ma questi sono anche gli anni in cui Nintendo concede a Philips di creare dei giochi per la sua console personale, il Philips CDi, senza supervisionare personalmente i lavori. Ciò darà vita a titoli brutti che poco hanno a spartire con l’originale, costituiti da una grafica ben poco riuscita, per usare un eufemismo, e un gameplay snaturato e molto legnoso. Sono al giorno d’oggi considerati dai fan come quello che sono realmente, una grande occasione sprecata!

A questi si va ad aggiungere anche una serie animata arrivata anche da noi con un Link scontroso e sempre in cerca dell’amore di Zelda che prima ci prova e poi lo respinge. A condire il tutti un tono delle gag infantile e situazioni al limite dell’assurdo.

Rinascita e sperimentazione

The Legend of Zelda

Mettiamo da parte i passi falsi fatti nel tempo e concentriamoci perché siamo arrivati al punto che segnerà una svolta epocale per la serie, l’arrivo del Nintendo 64! La nuova console aveva già visto arrivare giochi come Super Mario 64 che erano riusciti nell’arduo compito di trasformare un mondo 2D in uno 3D e ai piani alti della casa di Kyoto si cercava di capire come replicare il successo anche con Link e soci.

Fu così che venne alla luce quello che è considerato una delle pietre miliari della storia dei videogiochi, quel The Legend of Zelda: Ocarina of Time che ha portato grandi innovazioni alla serie e non solo. Inizialmente il team di sviluppo era spaccato in due, con chi voleva Link bambino e chi credeva che il personaggio dovesse crescere di pari passo con i giocatori che ormai erano diventati grandi. Si decise così di donare Link di un’ocarina magica che gli permetteva di diventare adulto o bambino a piacimento. Era nato L’Eroe del Tempo!

Questa meccanica ci portava a esplorare una Hyrule colorata e allegra nei panni di Link bambino mentre da adulto ci trovavamo in un mondo oscuro, governato dal malvagio Ganon e pieno di mostri da affrontare. Inoltre alcune azioni compiute nel passato avrebbero avuto ripercussioni nel futuro stimolando il giocatore a esplorare a fondo e a parlare con gli NPC.

Il mondo era così vasto che Link fu dotato di due compagni ormai divenuti iconici che lo aiutassero nel suo lungo viaggio: abbiamo Navi, piccola fatina che con il suo “Hey! Listen!” ci indicava cosa dovevamo fare ed Epona, il fidato destriero di Link che ci permetteva di scorrazzare per le praterie di Hyrule. Il gioco poneva anche più attenzione sulla Triforza e sulle sue tre parti, rispettivamente Coraggio, Potere e Saggezza i cui predestinati erano lo stesso Link, Ganon e Zelda.

Altra meccanica che rivoluzionò il mercato fu il cosiddetto Z Targeting, ossia la possibilità di agganciare i nemici mentre si attaccava in modo da non perderli di vista. Sembra strano ma prima di Ocarina of Time questa meccanica non esisteva e verrà successivamente presa in prestito da tantissimi altri giochi.

Il titolo fu osannato a capolavoro e al team di sviluppo venne chiesto di produrre un seguito ma in un solo anno di tempo! Una richiesta assurda che mise tutti sotto pressione ma che, anche grazie al riciclo degli assets del gioco precedente, portò alla nascita di un capitolo particolarmente cupo e apprezzato dai fan: stiamo parlando di The Legend of Zelda: Majora’s Mask!

Il lavorare in tempi serrati fece venire in mente al team quella che sarebbe stata la meccanica peculiare della serie. Anche questa volta non eravamo a Hyrule ma a Termina, un mondo parallelo dove troviamo il misterioso Skull Kid che indossa la Maschera di Majora. I problemi sorgono quando il nostro antagonista “costringe” la luna a schiantarsi sulla città principale, schianto che avverrà allo scadere di tre giorni che verranno indicati a schermo.

Come fare quindi a risolvere tutte le trame e sotto trame in un così breve lasso di tempo? Sfruttano la stessa ocarina del gioco precedente! Infatti una volta arrivati al terzo giorno potremo suonare una melodia che ci porterà nuovamente al primo, con le azioni svolte che resteranno immutate e ci permetteranno si proseguire nella nostra avventura. Per avvantaggiarci dovremo usare anche noi delle maschere speciali che trasformeranno il nostro aspetto donandoci abilità speciali in grado di aprirci la strada nei dungeon.

Il titolo anche in questo caso spaccò in due la critica con la maggior parte dei fan che apprezzava questa vena adulta intrapresa dalla serie e già pregustava il titolo successivo che sarebbe approdato su Nintendo Game Cube. Ah quanto si sbagliavano!

Infatti rimasero tutti sorpresi quando videro The Legend of Zelda: The Wind Waker e la sua grafica da cartone animato. Pensarono tutti di trovarsi di fronte a un prodotto troppo bambinesco rispetto ai predecessori, inoltre furono colti alla sprovvista anche dall’ambientazione. Infatti Hyrule è totalmente sommersa dal mare e per muoverci dovremo utilizzare una particolarissima barca a vela spinta da quello stesso vento che potremo controllare noi stessi, inoltre il gioco fu criticato perché pur essendo così vasto il mare era spoglio di cose da fare e poco interessante.

Nonostante le critiche la figura del piccolo Toon Link col passare del tempo si è ricavata un piccolo spazio nel cuore dei fan tanto da apparire in altri giochi come Super Smash Bros. o i due capitoli per Nintendo DS.

Digressione: i titoli dimenticati

The Legend of Zelda

Fermiamoci un attimo per ciò che riguarda la serie principale e spostiamoci in ambito portatile per ricordare tre titoli amati dai fan che Nintendo sembra aver lasciato nel dimenticatoio per ormai troppo tempo.

Abbiamo i due titoli per Game Boy Color: Oracle of Ages and Oracle of Season, esperimenti di giochi con meccaniche differenti ma in grado di comunicare tra loro sulla scia del fenomeno Pokémon, infatti finendo uno dei due era possibile ricevere un codice da inserire nell’altro per sbloccare un nuovo livello da affrontare.

Mentre sul fronte del Game Boy Advance abbiamo The Minish Cap, gioco sviluppato da uno studio interno di Capcom che si rivelò un piccolo gioiello dal sapore di fiaba per bambini in cui potevamo rimpicciolirci per esplorare il mondo dei Minish e risolvere enigmi.

Titoli validi e divertenti, soprattutto l’ultimo, che non sfigurerebbero su Nintendo Switch, magari in versione emulata come è successo ad altri titoli che possiamo trovare sulla Virtual Console.

Il mondo in tasca

The Legend of Zelda

Siamo quasi alla fine del viaggio e prendiamo un’altra piccola pausa per immergerci in altri titoli per console portatili Nintendo, in particolare i discussi capitoli per Nintendo DS e l’apprezzatissimo seguito di A Link to the Past per Nintendo 3DS.

In The Legend of Zelda: Phantom Hourglass e The Legend of Zelda: Spirit Tracks ci trovavamo in due seguiti diretti di The Wind Waker che puntavano molto sugli input che potevamo dare con lo stilo sullo schermo del Nintendo DS. Purtroppo molte volte risultava scomodo muovere Link ed eseguire azioni in questo modo inoltre, salvo qualche interessante idea, i due titoli non brillano per trama e originalità, passando dall’andare in giro per mare al girovagare sui treni.

Il titolo veramente interessante invece è The Legend of Zelda: A Link Between Worlds, come già detto seguito del gioco originale per SNES e ambientato nello stesso mondo. Qui il nostro eroe acquisiva la possibilità di trasformarsi in un ritratto per passare attraverso le crepe dei muri e raggiungere posti inaccessibili, inoltre era possibile affrontare i dungeon affittando gli strumenti dal misterioso Lavio, abusivamente installatosi a casa nostra. Torna anche la possibilità di esplorare il Dark World, qui chiamato Lorule, per cercare di scoprire quali sono i problemi che affliggono la principessa di quel regno e affrontare nemici più temibili.

Un ottimo titolo che sfruttava al meglio le potenzialità di Nintendo 3DS per dare all’utente un’esperienza memorabile e divertente come solo i primi capitoli della saga erano riusciti a fare, condita da enigmi interessanti e da atmosfere da fiaba.

Verso un futuro splendente

The Legend of Zelda

Ma tornando alle console fisse i fan erano in attesa che un nuovo gioco facesse capolino sulla nuova console di Nintendo, quella Wii che ha portato tanto successo alla casa di Kyoto, ma dopo la doccia fredda di The Wind Waker avevano paura di trovarsi davanti a un prodotto nuovamente bambinesco mentre a gran voce chiedevano un ritorno alle atmosfere di Ocarina of Time.

E fu così che durante la conferenza Nintendo dell’E3 2004, prima di concludere le presentazioni, una folla in attesa si trovò davanti a The Legend of Zelda: Twilight Princess. Il risultato di quell’annuncio è ormai diventato esso stesso leggenda!

Un tripudio di applausi accompagnò il ritorno di Link in quella che era un’avventura dai toni cupi e maturi come i fan speravano. La meccanica principale vedeva questa volta il nostro eroe trasformarsi in un Lupo mentre affrontava le orde di nemici provenienti dal Regno del Crepuscolo, luogo da cui proveniva anche la sua nuova compagna: Midna.

Midna è diventata ormai un personaggio iconico conosciuto da tutto il mondo, la sua capacità di interagire con Link con frasi sarcastiche e redarguendolo mentre eseguiva delle azioni ha ormai fatto storia, in più il suo background può tranquillamente rivaleggiare con quello dei protagonisti storici della serie.

The Legend of Zelda

Il regno del Crepuscolo, Midna, Link lupo e una Principessa Zelda con un carattere forte hanno fatto amare questo titolo ai fan portando a diventare uno dei migliori giochi della serie, fan che ormai erano voraci e ne volevano ancora.

E il loro desiderio si avverò con l’uscita di The Legend of Zelda: Skyward Sword. Titolo che funge da prequel di tutta la serie nonché quello con la trama più articolata e ricca di retroscena che porteranno alla nascita e lo sviluppo dei personaggi così come li conosciamo oggi. Questa volta la nostra avventura parte da Oltrenuvola, città dei cieli in un mondo in cui il regno di Hyrule è totalmente diverso dai precedenti e vessato da terribili mostri.

Il gioco sfruttava Wii Mote e Nunchuk per emulare i movimenti di spada e scudo ma spesso e volentieri questi si rivelavano imprecisi, inoltre era necessario possedere obbligatoriamente un Wii Motion Plus per poter giocare con i sensori di movimento.

Tralasciando i difetti tecnici, Skyward Sword è il titolo più completo a livello di lore e trama ponendo le basi per tutti gli eventi che verranno narrati nei giochi di cui abbiamo parlato prima. Sarà anche lo spunto che porterà Nintendo a creare una sorta di timeline ufficiale dei titoli nella speranza di dare un senso a tutte le avventure vissute in precedenza. Inoltre è stata annunciata una sua rivisitazione in HD che arriverà su Nintendo Switch nel 2021.

Twilight Princess e Skyward Sword erano ottimi titoli ma soffrivano di una ripetitività di fondo che stava andando a insinuarsi sempre più nella serie e che venne notata sia dai giocatori che dai team. Urgeva un rinnovamento anche a costo di prendersi qualche rischio, un rischio chiamato The Legend of Zelda: Breath of the Wild!

Con un semplice trailer The Legend of Zelda: Breath of the Wild riuscì a catturare i giocatori grazie al suo comparto visivo, alla spettacolarità dell’azione e alla recitazione dei personaggi. Nintendo aveva corso un rischio incredibile trasformando una serie ormai basata su solidi standard in un open world vasto e ricco di segreti da scoprire.

Link si risveglia da solo, senza nessun equipaggiamento, in una Hyrule che cento anni prima era stata sconvolta dalla Calamità Ganon e che solo il sacrificio della Principessa Zelda era riuscito a sigillare questa tremenda minaccia. Ma Ganon era pronto a tornare e Link doveva ripercorrere a ritroso luoghi che aveva già visitato in passato cercando di recuperare i suoi ricordi e riconquistare il potere dei Colossi in vista della battaglia finale.

Breath of The Wild è un gioco immenso che ha vinto anche il GOTY 2017 e ha fatto la fortuna di Nintendo Switch, console dove ha dato il meglio di se rispetto alla versione per Wii U, con all’attivo due DLC e uno spin off intitolato Hyrule Warriors: L’era della calamità che mostra al giocatore cosa successe cento anni prima del titolo originale.

E adesso?

The Legend of Zelda

Cosa ci riserva il futuro per questa saga leggendaria? Hyrule Warriors: L’era della calamità ha portato i giocatori nel regno di Hyrule prima della grande crisi ma ha creato anche un enorme paradosso temporale. Verrà preso in considerazione oppure è semplicemente un what if che non avrà nulla a che vedere coi titoli futuri?

Ma è inutile girarci intorno, tutti noi stiamo aspettando l’uscita di quel Breath of The Wild 2 di cui abbiamo potuto ammirare un piccolo teaser all’E3 2019 e che per ora sembra essere un progetto lungi dall’essere mostrato per intero. Dall’atmosfera possiamo immaginare che si tratterà di un titolo più cupo, forse sulla falsa riga di Ocarina of Time o Majora’s Mask, in quanto vediamo Zelda e Link avventurarsi in una misteriosa grotta dove risiede una strana mummia.

Speriamo abbia fatto piacere anche a voi ripercorrere la storia di uno dei brand più importanti nella storia di Nintendo, in attesa di qualche altro annuncio ufficiale per festeggiare i 35 anni di The Legend of Zelda noi vi salutiamo augurando a Link, Zelda e, perché no, anche a Ganon di regalarci un futuro avvincente e pieno di magia.

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