Quando si parla di “politica creativa” si ha un concetto ben preciso: le linee che guidano l’ideazione di nuove opere di ingegno. Declinato nell’ambito videoludico, diventa il vademecum secondo cui una casa di sviluppo investe nelle sue serie o ne crea di nuove. Mentre alcune si concentrano sul portare nuove intellectual property (IP), Nintendo va nella direzione opposta: quelle che ci sono bastano e avanzano. Detta con uno dei più classici adagi nostrani “poche ma buone”. Un concetto che, visti i risultati ottenuti in più di 40 anni, è caro anche a loro. Parola di un ex dipendente, Ken Watanabe.

Effettivamente, non è un’esagerazione pensare che i franchise ideati dalla “Grande N” possano contarsi sulle dita delle mani. Attenzione: da questo discorso sono esclusi tutti i titoli di terze parti ospitati dalle console Nintendo. Si parla solo ed esclusivamente dei titoli originari dell’azienda di Kyoto, con i loro spin-off inclusi. Le parole di Ken Watanabe, sviluppatore per Nintendo dal 2005 al 2015, non lasciano spazio a dubbi. Contando sul parco serie ideato nel corso degli anni, l’azienda non sente il bisogno di crearne di nuove. Impossibile dargli torto: le IP già esistenti, dalla loro incarnazione di partenza, possono tranquillamente declinarsi allo sport o all’educazione.

Anche per gli sport, le sfumature abbracciate sono tutte quelle possibili. Infatti “quando Nintendo decide di fare qualcosa di nuovo, la priorità è sempre sulle meccaniche di gioco, sull’inventare un nuovo modo di giocare”. Mentre “per quanto riguarda l’aspetto esteriore, non ci danno troppo peso: semplicemente scelgono ciò che si adatta meglio a quel nuovo gameplay“. Per questo si può vedere Mario vestire tanto i panni del pilota come del calciatore, facendo fede ad una versatilità che permette di immedesimarsi senza problemi. Una politica creativa la cui formula non ha mai tradito le aspettative.
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