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Uno sceneggiatore racconta come è stato lavorare alla serie animata di Zelda

Un’intervista a uno sceneggiatore della serie animata di The Legend of Zelda fa emergere alcune curiosità e retroscena.

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   · 2 min lettura Nintendo
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Non molte persone sono a conoscenza che, nel lontano 1989, venne prodotta una serie animata basata su The Legend of Zelda. In Italia approdò nel 1990 con il titolo Un regno incantato per Zelda, rivolgendosi soprattutto ad un pubblico di giovanissimi. Nell’ambito di un progetto replay di questa serie, kzinnsiebroiler ha condiviso su Twitter la sua intervista a Eve Forward, sceneggiatrice dell’originale serie del 1989, che ha risposto con entusiasmo, chiedendo anche informazioni al fratello Rob (anche lui sceneggiatore di Un regno incantato per Zelda).

Dall’intervista viene fuori che la serie non è stata minimamente basata sulla trama piena di battaglie del videogioco, ed è stata scritta su una sceneggiatura iniziale davvero minima per ogni personaggio. Eve, dopo aver chiesto al fratello Rob, svela poi che la serie nel 1989 fu programmata solo nei venerdì, mentre gli altri giorni della settimana andava in onda il Super Mario Bros. Show, che accumulava tutte le attenzioni dello studio di produzione. Per questo la serie di Zelda fu prodotta con un budget davvero ridotto, che ha portato, ad esempio, alla rimozione dell’animazione della veste di Ganon, per donare al villain il teletrasporto che era più semplice da mettere su schermo.

Rob ha poi rivelato che per la fata si è ispirato a Trilli di Peter Pan, mentre una delle gag della versione inglese (Excuuuuse me, princess!) è ispirata a Steve Martin, famoso attore statunitense. Ha raccontato poi che il miglior ricordo che ha dello show è di quando il presidente della compagnia produttrice della serie si è reso conto che nessuno aveva revisionato la sceneggiatura della serie animata di Zelda, e quindi l’ha fatto personalmente. Dopo aver letto la sceneggiatura, ha esclamato “è una gemma!” e non ha modificato nulla, lasciandola com’era inizialmente.

Un’intervista che fa capire come le serie “low budget” dei primi anni 90 fossero fatte in maniera forse un pò troppo approssimativa, anche se basate su una serie videoludica di successo.

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