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Intervista a Sabaku no Maiku: Pokémon tra incanto e disincanto

Sabaku no Maiku ci ha raccontato la sua esperienza personale con i Pokémon, analizzando con occhio critico il successo del brand e i suoi problemi.

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Pokémon è uno dei brand più influenti del mondo dell’intrattenimento, e dopo 20 anni di storia si trova ancora sulla cresta dell’onda. Tra le molte persone colpite dalla Pokémania degli anni ’90, ritroviamo Michele Poggi, in arte Sabaku no Maiku, conosciuto anche come Mike of the Desert sul web. Content creator, acuto opinionista del medium videoludico e giocatore perfezionista, Sabaku ha condiviso con noi la sua esperienza con Pokémon Let’s Go! Pikachu e Let’s Go! Eevee, analizzando in profondità l’effettiva evoluzione dei videogiochi Pokémon e ipotizzando i loro possibili futuri sviluppi.

A due mesi dall’uscita del trailer dei prossimi capitoli Pokémon Spada e Scudo, abbiamo deciso di intervistare Sabaku: ne è uscita fuori una riflessione molto critica su cosa è stato Pokémon agli albori, cosa è diventato e cosa necessita di diventare, secondo il suo punto di vista.

Ciao Sabaku! Ci parli del tuo primo contatto col mondo Pokémon?

Il primissimo contatto l’ho avuto in Giappone, perché da piccolo ci sono stato più volte. Vidi il mondo Pokémon prima che il fenomeno esplodesse da noi, ma essendo molto piccolo e non essendo del posto non capivo molto. Ne ero naturalmente incuriosito e ammaliato, nonostante ancora non fosse il franchise universale che è adesso, ma a quell’età neanche sapevo cosa potesse essere un GDR! A dir la verità, anche quando arrivarono Pokémon Blu e Pokémon Rosso in Italia non erano così riconoscibili come giochi di ruolo, nonostante in quel periodo giocassi a Final Fantasy VIII. Forse perché eravamo piccoli, forse perché non si era mai visto niente di simile, ma il gioco era costruito in modo da non fartelo sembrare affatto un GDR: ogni singola creatura accumulava livelli ed esperienza, e non tu giocatore! Era tutto avvolto da un velo di magia, e in qualche maniera sembrava tutto vero: non eravamo ancora diventati dei mostri che accoppiavano forzatamente queste creature per renderle delle bestie da combattimento, ma eravamo amici di un gruppo di animali fantasiosi a cui volevamo davvero bene e che potevamo anche scambiare fisicamente con il cavetto del Game Boy. Era bellissimo, era un incantesimo che funzionava e mi fece perdutamente innamorare del franchise da piccolino. In quell’epoca vivevi il minimo indispensabile per poi tornare ogni momento che potevi sul Game Boy.

È vero, e “purtroppo” siamo caduti in molti sotto questo incantesimo! C’è qualche ricordo in particolare che ti lega alla tua infanzia coi Pokémon?

Di ricordi ne ho davvero tanti, proprio perché c’era questo incantesimo. Ribadisco questo concetto, perché per noi che abbiamo vissuto quei momenti era davvero difficile identificare Pokémon come un normale videogioco, e non è una cosa che succede a molti franchise: il successo di un videogioco, un qualunque videogioco, dipende anche dal numero di persone che lo giocano, perché si crea una forma di aspettativa su di esso, e soprattutto si comincia a far parte di qualcosa che ti accomuna ad altre persone anche se magari il gioco non è eccezionale. E invece Pokémon non solo era un gioco eccezionale, ma era anche giocato da tutti. Ma intendo proprio tutti! Questo mix di cose ha portato a ricordi interessanti: potrei parlare di Game Boy fritti e distrutti al sole in spiaggia, oppure a molti capita sempre la storia dell’amico del cugino che aveva trovato un Pokémon segreto che poi in realtà si è rivelato finto, una di quelle serie di cavolate e leggende metropolitane che circolavano sul gioco nonostante non esistesse ancora Internet come è oggi. A me non è mai capitata una cosa del genere perché giocavo con una cerchia di persone molto ristretta, però riuscii a incontrare in spiaggia un bambino che aveva la GameShark, un apparecchio in grado di inserire trucchi nei giochi per Game Boy. All’epoca non esistevano le differenze che ci sono adesso tra creature legit e cheat, e figuriamoci poi da bambino cosa ne potevo capire, senza considerare che quei giochi non avevano chissà che protezione di legittimità nel codice! Insomma, questo bambino aveva un Mew, e io non l’avevo mai visto! Riuscii a ottenerlo con uno scambio, e per me era IL Mew: non potevo neanche immaginare che potesse essere finto! Un altro ricordo bellissimo per me è stato il mio primo completamento del Pokédex, avvenuto nella seconda generazione. Lo completai al 100% e tutto in maniera soffocantemente legittima, tranne per Celebi che, comunque, riuscii a ottenere da qualcuno in qualche maniera.

E adesso, da giocatore adulto e navigato, cos’è che ti porta a giocare a Pokémon?

Adesso il brand mi ci porta poco a giocare, e non spesso; nel senso che deve esserci qualcosa per attirarmi. Partiamo dall’inizio… Pokémon Argento e Oro sono stati uno dei migliori sequel mai concepiti per un videogioco perché c’era un’evoluzione enorme: c’era il colore, [in Cristallo] c’erano gli sprite che si muovevano, le uova, due regioni… Era un gioco visionario, che andava oltre il futuro! La seconda generazione è davvero qualcosa di speciale. Ho continuato a giocare i successivi capitoli: sì, ancora incantato, ma abituato, finché poi l’incanto è gradualmente svanito. Ho finito Pokémon Perla e Diamante a malapena e mi son detto “ok, basta“, e così ho saltato la quinta generazione. È stato un peccato perché ho saputo che Pokémon Bianco e Nero hanno una bella trama, ma era proprio il tipo di gioco che mi aveva stuccato assieme al design di alcune creature che avvertivo lontano dal concetto originario di Pokémon come “animale particolare“.

Per fortuna, poi, si sono svegliati e hanno cercato di portare dei veri sviluppi al gioco. Per la sesta generazione hanno fatto due mosse fondamentali: una, che è una mossa oggettivamente buona di sviluppo, è stata quella di usare un nuovo engine 3D, e l’altra è quella di inserire nel gioco Bulbasaur, Charmander e Squirtle. Erano 10 anni che non vivevo l’incanto del ’99, e questo mi ha fatto tornare subito al brand. Però, come giocatore ormai ero cambiato: i Pokémon belli non erano più quelli che mi piacevano esteticamente, ma erano quelli forti. Le mie esigenze da giocatore erano diverse, soprattutto alla luce del fatto che, insomma, le trame e i dialoghi di gioco hanno cominciato a essere davvero stupide. Pokémon X e Y li ho consumati forse più dei Pokémon che ho giocato da bambino, perché ho scoperto il gioco competitivo e l’allevamento, ma erano le uniche cose che mi tenevano incollato al Nintendo 3DS. Ho schiuso migliaia e migliaia di uova finché non ho trasceso i limiti umani della sanità mentale. Tra l’altro, hanno cercato in mille modi di far finta di alleggerire il processo di allevamento per i giocatori adulti o più competitivi, ma non l’hanno effettivamente mai fatto davvero perché non sono in grado di togliere quella che secondo loro è la “magia” dietro i numeri e le statistiche e lo fanno malissimo. Ho comprato anche Pokémon Sole e Luna ma l’ho odiato profondamente: a me ormai interessava solo l’allevamento e il gioco competitivo, e invece davanti mi sono trovato tutta trama e dialoghi non evitabili che, per carità, fossero stati scritti nella maniera giusta avrei gradito ogni singola cutscene, invece io guardavo questi dialoghi e mi sentivo in un imbarazzo terribile… 3000 anni cosa? Spiegami che succede! Costanti dialoghi e interruzioni fino al punto in cui ti dici “Aspetta, sembra che ci sia qualcosa! Oh mio Dio, potrebbe esserci una storia riguardo una madre abusiva e ossessionata!” e invece finisce tutto in vacca a catturare Pokémon di altre dimensioni, e poi il nulla. Posso saltare la storia che è scritta coi piedi, almeno? No. Ma com’è possibile che siamo arrivati a questo? Io da bambino ho giocato contro il Team Rocket, contro un mafioso cattivissimo che abusava delle persone e sfruttava i Pokémon in un giro illegale, e adesso mi ritrovo vent’anni dopo con delle supercazzole terribili e ridicole senza la minima emotività e con buchi di trama imbarazzanti?

Il problema è questo: col passare degli anni il sistema di gioco si è evoluto, ma la trama, invece, è involuta. Anche il lavoro estetico si è evoluto, soprattutto nel passaggio da quinta a sesta generazione, ma poi mi mettono quei megazord alieni e quei semi-Digimon che si fondono e non so più se considerarli Pokémon. L’unica cosa che salvo di Sole e Luna sono le forme Alola, perché hanno avuto un’idea geniale per tentare di cambiare un po’ il meta: variare invece che aggiungere. Cambiare almeno sulla carta, poi non so se nel competitivo queste scelte hanno avuto la loro valenza perché non ho approfondito la scena in questa generazione. In realtà, trovo che molte delle nuove creature abbiano dei bei design, che poi sono il motivo per cui ho comprato Sole e Luna, perché alla fine una volta che avevo schiuso le mie milioni di uova su X e Y non è che avessi tutta questa voglia di giocare.

E ora che è uscito il trailer, cosa ti aspetti da Pokémon Spada e Scudo? O meglio, cosa vorresti vedere nei nuovi videogiochi di ottava generazione?

Sono molto preoccupato. C’è stato questo inframezzo di Pokémon, Let’s Go! Pikachu e Eevee che ho gradito perché ha portato nelle sue semplificazioni degli upgrade reali al sistema molto molto interessanti, e allora perché ho percepito questa rimozione nei trailer di Pokémon Spada e Scudo? Per paura? Può darsi che abbiano iniziato lo sviluppo dei due giochi in parallelo e non hanno pensato di implementare i Pokémon nell’overworld anche su Spada e Scudo semplicemente perché non avevano ancora un feedback dell’utenza a riguardo. D’altronde, è una caratteristica molto giapponese, questa: due reparti di sviluppo della stessa azienda che non si parlano; succede, è una questione culturale che, in alcuni casi, ha anche i suoi risvolti produttivi positivi. Però, vedremo, perché arrivati a questo punto Spada e Scudo devono essere qualcosa di completamente nuovo rispetto al recente passato, devono essere realmente evoluti e non la solita pappa pronta. D’accordo, va bene mantenere la struttura principale del gioco, ma bisogna evitare certi atteggiamenti e aggiunte inutili. Ecco, è questo il problema principale e gigantesco di tutto: il fatto che Nintendo e Game Freak sono ancora convinti che il loro pubblico sia infantile. Non riescono ad accettarlo perché probabilmente per loro è una sconfitta, ma ai bambini di oggi non frega niente dei Pokémon, a parte una certa fetta che esisterà sempre perché il loro brand è tra i più potenti al mondo. Non riescono ad accettare che questa fase sia finita, anche se ci riprovano continuamente e tutto finisce come bolle che scoppiano, o come una marea che sbatte continuamente contro gli scogli. Il vero mercato di Pokémon non sono più i giocatori giovanissimi da molto tempo, e devono darsi una svegliata subito.

È vero, il gioco alla fine si è evoluto nel tempo, man mano, ma in 20 anni. Ditemi voi quale altro gioco cambia così poco di capitolo in capitolo. Se si analizza l’intero franchise, generazione dopo generazione, ci sono stati molti cambiamenti importanti, ma dilazionati col contagocce, quando in realtà un videogioco guidato tecnicamente con più coraggio e modernità lo fa in 5-6 anni. Game Freak è spaventata dal fare cose diverse. In questo momento mi viene in mente anche solo la camera: perfino nel trailer di Spada e Scudo vediamo gli stessi movimenti di camera e le stesse inquadrature che sono arrivate con Pokémon X e Y. Non è che non possono modificare la camera, semplicemente non vogliono.

Quando ho giocato a Let’s Go! mi son detto “Ok, adesso hanno una rete di salvezza” e ho sperato, anzi, ero convinto che con i nuovi giochi di ottava generazione avrebbero osato un po’ di più. Pensavo, adesso che ci sono i Let’s Go! possono giocare quanto vogliono sulla nostalgia, sul non cambiare mai nulla e fidelizzando un pubblico affezionato solo a quella sfera del videogioco, mentre con il gioco principale potrebbero andare verso un’altra direzione simile, ma cambiando in verticale piuttosto che in orizzontale. E invece, dal trailer di Spada e Scudo questi nuovi giochi sembrano tutto fuorché un cambiamento. Ma basta, bisogna evolvere di più il sistema! Altrimenti stiamo giocando un videogioco degli anni Novanta che si ripete in continuazione, e per quanto possa funzionare perché il pubblico si abitua e l’abitudine piace, non va bene. Abbiamo tanti esempi nel mondo videoludico di cambiamenti importanti che non disperdono la struttura e il messaggio del gioco: basti vedere ogni capitolo di Metal Gear Solid, che ha mantenuto sempre la sua identità pur variando continuamente nel gameplay. Io desidererei vedere in Pokémon quello che sta accadendo con Monster Hunter, con un capitolo come World che avrà probabilmente un suo filone sulla console fissa, che andrà complicandosi man mano con meccaniche sempre più avanzate, mentre il filone portatile continuerà a essere l’astruso e magnifico bordello che è sempre stato, magari cercando di limare qualcosa. Speriamo bene, davvero… In fin dei conti, abbiamo solo visto un trailer e non abbiamo altre informazioni a riguardo. Spero anche che in Game Freak prendano coscienza della loro posizione nel franchise, perché ormai l’han capito tutti che il loro pubblico non è più fatto di bambini, tranne loro. In questo senso, spero che ci sia una concreta evoluzione narrativa dei giochi, perché ho capito che viviamo tutti in un mondo in cui tutti hanno 10 anni e non esistono i problemi del mondo reale, però ci sono modi e modi di scrivere storie per bambini che abbiano una forma narrativa così profonda, o almeno semplicemente non imbecille, da riuscire a comunicare dei messaggi reali.

A proposito di tutto questo, non so se hai visto l’ultimo Pokérelax di Cydonia, ma, come ha messo lui in evidenza, nonostante uno dei motivi per cui i giocatori adulti si approcciano a Pokémon sia il gioco competitivo, a conti fatti i numeri di questo eSport, se così possiamo definirlo, sono molto esigui rispetto alle vendite del gioco. Secondo te, al di là del fattore nostalgia e al di là del gioco competitivo, cos’è che spinge un giocatore adulto a giocare a Pokémon?

È che non ci sono alternative. Pokémon è un gioco unico nel suo genere, ma è anche infantile. Gli adulti cercano qualcosa all’interno dei giochi Pokémon che Game Freak tenta di nascondere. Noi non abbiamo alternative concrete al “sistema Pokémon“, e se il sistema piace ma non abbiamo alternative, continuiamo a giocare a Pokémon indipendentemente da quello che vorremmo farci con questo sistema, e indipendentemente dalla marea di dialoghi inutili ed espressioni inebetite che ci propinano in ogni nuovo capitolo da qualche generazione. C’è differenza tra fare un gioco per bambini, e fare un gioco infantile. Le cose per bambini possono essere benissimo fruibili anche da adulti, basti pensare alla Pixar: rivedere un film Pixar che ti ha lasciato una bella esperienza da bambino è un’esperienza completamente diversa da adulto. Pokémon invece no, rimane esattamente com’era perché ormai non ha più nessun tipo di approfondimento serioso o di sviluppo interessante nella storia. Quello che dovrebbe fare Game Freak è qualche piccolo passo di investimento narrativo, come l’ha sempre fatto per l’impianto di gameplay. Almeno finora, non so effettivamente se queste Mosse Z in cui gli Allenatori ballano abbiano avuto dei risvolti competitivi.

Sì, le Mosse Z hanno la loro valenza strategica nel combattimento competitivo, ma possiamo comprendere l’astio per i balletti…

Perché la disperata ricerca dei giocatori di un senso a quello che vedono viene costantemente messa a dura prova da Game Freak, capite? Con questi tentativi goffi di attirare un pubblico giovanissimo cercano di rendere il gioco sempre più infantile piuttosto che rendere il tutto semplicemente più moderno. Ed è assurdo muoversi verso una direzione del genere se sei uno dei franchise più potenti nel mondo, in un era bellissima per la nostra specie perché viviamo all’interno di dimensioni narrative che crescono con noi: Harry Potter ha funzionato perché cresce con noi, gli Avengers funzionano perché crescono con noi. Pokémon funziona per altri motivi, ma non per questo, ed è un peccato. Quello che provo adesso è tanta ansia, perché sono tornato nel mood di Pokémon, ma d’altra parte non voglio farmi prendere in giro se mi danno di nuovo sempre lo stesso gioco. Spero con tutto il cuore che tutto ciò che è stato mostrato di bello nel trailer di Spada e Scudo, ossia le panoramiche e l’ambientazione suggestiva, siano l’eco di un grande cambiamento in arrivo, e che magari tutta la ciccia sia al di là della grafica, che alla fine è l’unica cosa che ci hanno fatto vedere. Ci sono ancora le opportunità per fare un bel botto, e devono farlo perché stanno arrivando su Nintendo Switch. Non devono bruciarsi una carta così importante.

E della Switch, invece, che opinione ti sei fatto?

Oserei dire che la Switch è la miglior release di Nintendo dai tempi del Game Boy, ma non è ancora il momento di fare i bilanci con un campione del genere. Il vero valore della Switch lo vedremo tra poco, con le nuove versioni di cui si chiacchiera già. Magari sarà più piccola, o magari avrà uno schermo più grande. Se riescono a utilizzare bene la tecnologia moderna che si sta evolvendo tantissimo nella miniaturizzazione, e se la Switch riuscirà a mantenere questa doppia faccia di console portatile e console fissa, sarà incredibile. La Nintendo Switch è eccezionale non solo per quello che rappresenta come hardware, anzi, in questo senso è anche un po’ scomodina tra un sistema operativo anziano e un sistema online da carcere, ma questa console è anche un’idea acuta, e si merita tutto il successo che sta avendo anche e soprattutto per il parco titoli a supporto: i tripla A come The Legend of Zelda: Breath of the Wild, le bombe che sono arrivate, i giochi di nicchia forti come Monster Hunter Generations Ultimate… Ma, c’è un ma: avrebbe bisogno di più presenza e di un parco titoli più ampio, anche di vecchie generazioni. È assurdo pensare che con quello che ha prodotto Nintendo in tanti anni ci si trovi solamente con quei due giochi su Virtual Console al mese solo per gli abbonati ai servizi online. Nintendo dovrebbe fare con la Switch un po’ quello che la Game Freak dovrebbe fare con Pokémon: comprendere che il proprio pubblico non è fatto solo di bambini. I giochi su virtual console potevano metterli anche in vendita, possono anche permettersi di lucrarci sopra, ma devono metterli a disposizione. Perché il problema, per il momento, è che questa console la ripesco solo per dei videogiochi specifici come Zelda o Octopath Traveler, ed è un peccato perché credo che la Switch abbia un potenziale enorme.

Arriviamo all’ultima domanda. Mi spiace, ma questa prima o poi tocca a tutti: qual è il tuo Pokémon preferito?

Ah, su questo ci gioco spesso con le persone che mi seguono, perché è strano! Ho una bella lista di Pokémon che mi piacciono, ma il mio preferito è sempre lo stesso e non è mai cambiato: Muk! Adoro Muk, è bellissimo. Anche l’idea di utilizzare la benzina e la sporcizia al posto della melma nella forma Alola è bellissima, e, sì, adoro anche la sua forma isolana! Muk l’ho sempre adorato, come anche Magneton. Sono Pokémon che mi sono rimasti nel cuore, nonostante non abbiano forme animali. E lo so, sarà ipocrita considerare una calamita un Pokémon, e un portachiavi come Klefki no, ma è così. Ricordate l’incanto che c’era prima quando ero bambino? Scompare e arriva il cinismo da adulto, che effettivamente diventa ipocrita! In realtà il discorso è più ampio, perché questo disincanto è dovuto al fatto che è stata tirata troppo la corda da Game Freak. Utilizzare oggetti creati dall’uomo e dar vita ad essi come se fossero delle creature tradisce un po’ il sistema di Pokémon, a mio parere. Poi magari il magnete in natura esiste e allora trovo in questo una giustificazione, e se c’è un fantasma nella spada o nella lavatrice pure stai tirando un po’ la corda ma riesco a giustificarlo, ma un portachiavi o un cono gelato vanno oltre le mie capacità. Alla fine, in realtà, questi discorsi sulla veridicità delle creature lasciano un po’ il tempo che trovano, perché in fin dei conti anche la prima generazione aveva i suoi orrori inclassificabili… È nata prima la Pokéball o Voltorb?

Illustrazione di Davide Cacia

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