Vi è mai capitato di essere rimasti intrappolati in un personaggio a voi estraneo? Una maschera forzata su di voi da qualcun altro che vi pesava rendendovi prigionieri di voi stessi?
Questa è la stessa sensazione provata giocando a INDIKA, avventura puzzle in terza persona sviluppata dalla casa russa indipendente Odd Meter e pubblicata nel 2024 per PC, Xbox Series X|S e PlayStation 5. Noi abbiamo avuto l’opportunità di provare la sua versione per Nintendo Switch, disponibile dal 17 novembre 2025.
Il convento non è l’unica prigione
INDIKA segue le vicende di una giovane suora, costretta ai voti dal padre, in comunicazione con il Diavolo, il quale mette in dubbio la sua devozione e libertà. Per questa ragione, la ragazza è mal sopportata dalle sorelle più anziane, che la mandano in un lungo viaggio tra le montagne innevate per consegnare una lettera segreta al prete di una chiesa lontana.
Lungo il suo cammino, nel quale l’accompagnerà la presenza demoniaca, Indika si imbatterà in un treno deragliato che trasporta detenuti: conoscerà e salverà così il bandito Ilya, un personaggio convinto che, pregando delle reliquie, Dio gli possa guarire il braccio ormai in cancrena. A fare da sfondo a questa narrazione, il gioco è intervallato da sezioni in 2D che raccontano la vita prima del convento della protagonista.
L’interessante incipit risulta veramente poco coinvolgente a causa della superficiale costruzione dei personaggi e dei loro rapporti: l’antipatia delle sorelle anziane non viene infatti mai approfondita nella sezione iniziale del gioco, limitandosi a brevi linee di dialogo e a una scena cardine in cui Indika spintona accidentalmente il prete durante l’eucarestia; scena mostrata due volte in dieci minuti di gioco, probabile dimenticanza.
La protagonista risulta piatta e monoespressiva, nonostante il grande bagaglio emotivo, non mostrando nemmeno sconforto per i comportamenti ostili che subisce da quasi tutti i personaggi. Le sue pulsioni e desideri, in contrasto con i voti, sono a malapena accennati e riscontrabili addirittura solo nel confronto con Ilya, unico personaggio per il quale si prova un minimo di empatia.
La sola nota positiva della trama infatti è il rapporto instaurato tra i due: Indika è attratta da lui, sia fisicamente che psicologicamente, proprio perché egli le pone domande esistenziali legate alla libertà e alla religione. C’è così un continuo confronto tra i due che, nonostante non abbiano le stesse convinzioni, si supportano a vicenda, fidandosi l’uno dell’altra.
Lo stesso rapporto non è visibile tra la protagonista e Mirko, personaggio presente durante le fasi 2D, per colpa di una rapidissima progressione della loro storia: sembra che la casa di sviluppo abbia voluto fare dei parallelismi tra Mirko e Ilya, fallendo proprio per la mancanza di caratterizzazione del primo.
Tra il peccato e la rassegnazione
Fin da subito, nel titolo spicca una particolare pigrizia: le prime missioni sono costituite dal trasporto di oggetti da un punto A a un punto B e, appena inizia l’incarico della protagonista, capiamo di stare giocando a un simulatore di camminata, intervallato da pochissimi puzzle che risultano spesso incomprensibili, esattamente come incomprensibile è la direzione in cui si debba andare data l’assenza di indicatori direzionali.
Un vero peccato è non aver ampliato le sezioni puzzle influenzate dalla visione demoniaca e dalla preghiera: in queste sezioni, due in tutto il gioco, il mondo appare distorto e tinto di rosso e solo grazie alla preghiera, resa fastidiosissima dalla continua vibrazione dei Joy-Con, questo torna ad essere diritto.
Le parti 2D presentano minigiochi diversi (corsa, parkour e uno in stile Pac-Man), che però sono accomunati dal fatto di sembrare un rage-game, data l’ingiustificata altissima difficoltà: le hitbox sono microscopiche, il personaggio salta pochissimo e, in generale, quelle che dovrebbero essere sezioni corte diventano lunghe ed estenuanti.
Nebbia ovunque
Non appena le porte del convento si aprono davanti a noi, tutto ciò che vediamo sembra essere avvolto da una fitta foschia: strade, bosco e persino l’interno degli edifici! La grafica non è assolutamente il cavallo di battaglia del gioco che, escludendo le cinematiche, risulta veramente povera.
Le texture degli edifici sono piatte e monocrome (fatta eccezione per la chiesa del finale nella quale sarà stato speso tutto il budget), spesso con bassa risoluzione e qualità; il grigiume degli ambienti rende i giocatori spaesati, mentre il modello anteriore della protagonista è così poco curato che sembra abbia il collo chilometrico. Vi è inoltre un terzo protagonista, il muro invisibile, al quale è stata sicuramente data più attenzione, vista la sua grande presenza, persino in luoghi assurdi come gli ingressi di alcune case.
Le animazioni sono probabilmente la cosa meno immersiva del gioco: i personaggi scivolano sul pavimento dal quale levitano di qualche pixel, la corsa sembra a rallentatore e spesso viene bloccata dai già citati muri invisibili e l’animazione di caduta è semplicemente terribile. Inoltre è frequentissimo assistere a compenetrazioni di modelli o addirittura a Indika che si aggrappa al nulla per scalare delle casse.
Le parti in 2D, al contrario, sono visibilmente piacevoli grazie allo stile pixelato e colori vividi e brillanti: un vero peccato che il gioco non fosse interamente in questo stile.
Martelli in loop
Nei paragrafi precedenti abbiamo citato, non a caso, un “continuo” confronto: questo è creato dalla ripetizione di alcune linee di dialogo pochi secondi dopo essere state pronunciate, caso mai il giocatore si fosse distratto dai personaggi che attraversano le pareti. Che gli sviluppatori abbiano dimenticato di disattivare il trigger delle linee di dialogo? Specifichiamo inoltre che la performance recitativa degli attori non è sempre convincente, spesso sembrando forzata e piatta.
E, come se non bastasse, anche la colonna sonora è fatta di suoni martellanti in loop, almeno dove è presente. Il gioco è infatti quasi totalmente privo di musiche nelle parti in 3D e le poche presenti (o forse ricordate), solitamente ascoltabili durante i puzzle e nelle parti in 2D, sono composte da dieci secondi di suoni metallici ripetuti all’infinito.
Conclusioni
INDIKA è un’idea interessante stroncata da una cattiva gestione generale: gameplay, grafiche, colonna sonora. Non sarebbe nemmeno consigliabile come prima esperienza videoludica data l’incomprensibilità di alcuni puzzle e la continua frustrazione che anche i giocatori più esperti potrebbero provare. Per questi motivi non ci sentiamo di dare un voto al gioco, perché gravemente insufficiente.
Semmai voleste provarlo, su Nintendo Switch è disponibile al prezzo di 22,49€.
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