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Le Storie di Lumio – Atto I

Nonna Lumio decide di raccontare ai suoi nipotini alcune mitiche storie della regione di Kalos, aprendoci un varco sul passato.

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Benvenuti cari lettori e lettrici. Ormai l’attesa è finita: il lancio del tanto chiacchierato Leggende Pokémon: Z-A avrà luogo tra meno di tre settimane. Tutti fremiamo all’idea di avventurarci di nuovo nella regione di Kalos, e, a tale scopo, noi di Pokémon Millennium vogliamo accompagnarvi durante questa breve ma estenuante attesa, facendo un tuffo nel passato della regione. Infatti, partendo da oggi, e continuando per i prossimi due martedì (rispettivamente il 7 e il 14 ottobre), sulle nostre pagine verranno pubblicate storie inedite, ambientate nel passato della regione di Kalos. Per la precisione, la nostra nonna Lumio sarà la voce narrante di queste storie dimenticate.

Per la realizzazione di questo primo capitolo, hanno partecipato Emanuele Tranchetti (Un eroico Greninja), Marco Di Gioia (Un drago alato per amico), Elisa Servello (La ricerca della misteriosa zucca) e me medesimo, Tommaso Murtas. Un ringraziamento speciale ai redattori che hanno collaborato per la realizzazione e la pubblicazione di questa “Parte I”; e un ringraziamento in anticipo a coloro che collaboreranno per le stesure future. Per la copertina, ringraziamo il nostro illustratore Pio, del quale potete vedere altri lavori sul suo profilo Instagram.

Tra mito e leggenda – Le Storie di nonna Lumio – Parte Prima

Era sera quando le nuvole avverse scaricavano la loro pioggia sui tetti di Luminopoli. Mentre la nebbia si faceva fitta fitta in strada, una macchina grigia si parcheggiava vicino al viale di una villetta, fanali puntati in alto per ausilio alla vista e finestrino del conducente abbassato.

Proprio da quel finestrino, una voce femminile si dirigeva verso la casa più vicina: – Ehi Maman, siamo arrivati! Ti mando i bambini, arrivano! – Così una madre occupata liquidava i due figli ai suoi genitori, chiedendo loro aiuto per l’ennesima volta. – Questa è l’ultima, ve lo assicuro. – diceva sempre, ma ogni volta era sempre una promessa non mantenuta e una nuova scusa da aggiungere all’appello. I suoi due pargoletti erano una bambina, Serena, piccola, giocosa, vivace; e un bambino, Calem. Il fratellone, come amava chiamarlo Serena, era un ragazzetto sui 10 anni, studioso, gentile e premuroso. Entrambi, seppur caratterialmente agli antipodi, amavano una cosa, guai se qualcuno avesse osato negargliela: ascoltare le storie di nonna Lumio.

Del passato di nonna Lumio i bimbi erano al corrente pressoché di nulla. Però, ogni tanto la mamma raccontava loro del suo lavoro: era una scrittrice, pubblicava piccoli racconti su una rivista settimanale, nota in tutta la regione di Kalos. Era, inoltre, un’incallita narratrice di storie. In giovane età, era comune che intrattenesse bambini di tutta la città, rallegrandoli con i suoi racconti, abitudine che non perse nel tempo, tantomeno quando nacquero i suoi nipoti.

Ogni serata insieme, ogni racconto era magico. La voce di Lumio, calda e avvolgente, abbracciava i due bambini, coccolandoli, trasportandoli attraverso ere passate, raccontando storie di grandi eroi e di amici inseparabili con, perché no, un pizzico di fantasia, donando alle sue storie una nota di magia che tanto affascinava i due fratelli.

Quella notte in particolare, mentre fuori il cielo era coperto dalla pioggia e la stufa a legna conferiva torpore alla casa, non era da meno. – Buoni bambini, oggi è presto, abbiamo del tempo. Voglio raccontarvi, prima di tutto, la storia di un eroico Greninja, paladino della giustizia. Tenetevi pronti perché, subito dopo, vi narrerò le gesta di un bimbo dal cuore d’oro, proprio come voi, che, senza volerlo, ha incontrato un grande amico. E poi, sul gran finale, vi spaventerò con una paurosa casa nella foresta, infestata dai Pumpkaboo! –

Un eroico Greninja

Questo, bambini, è un mito d’altri tempi, un racconto dai contorni epici. Il protagonista? Il gracile Froakie, talmente esile che un misero Ventoincoda l’avrebbe spazzato via. Eppure, dietro a quell’aspetto così innocuo, si celava un guerriero straordinario. Il poveretto, ahimè, sembrava nato sotto una cattiva stella. Per quanto si impegnasse, non riusciva a legare. Era affabile, generoso, altruista, ma pareva invisibile agli occhi del mondo, come se fosse inutile. Quanto ne soffriva, non potete immaginare! Badate bene che all’epoca non vi erano Poké Ball o cotante diavolerie moderne. La società era imperniata sulla collaborazione tra Pokémon e umani. Ci si aiutava a vicenda, ma chi non trovava un’utilità finiva ai margini, proprio come il nostro Froakie. Tuttavia, un giorno di pioggia, proprio come quello di oggi, tutto cambiò.

Libro Froakie Lumio

Avventuratosi nel bosco in cerca di Baccarance, le sue preferite, udì un grido. Un grido di bambina. Seppur non fosse certo un cuor di Pyroar, prese a saltare di albero in albero, alla volta del luogo incriminato. Giunto lì, notò una povera bimbetta dell’età di Serena accerchiata da uno sciame di Beedrill. Doveva averli disturbati mentre riposavano. Non poteva stare con le mani in mano, perciò, preso un bel respiro, Froakie si fece coraggio, uscì allo scoperto e, con un potente Bolle, allontanò quei teppistelli. La piccoletta gli si gettò al collo, stringendolo forte. Quel gesto eroico cambiò tutto. La ruota, finalmente, aveva girato.

Maria, questo il nome della piccola, non lo mollò più. Lo coccolava, gli portava da mangiare, lo riempiva di attenzioni… Insomma, tra i due si instaurò una complicità speciale. Divennero inseparabili. E fu così che, tempo dopo, quando compì quindici anni, partirono assieme alla scoperta della regione.

Quell’amicizia fu una svolta per Froakie, che crebbe sano e forte. Trovato il proprio posto nel mondo, si aprì sempre più, acquisendo enorme fiducia in se stesso e nelle persone che gli stavano vicino. Rinato dentro e fuori, riuscì a raggiungere in un battibaleno l’ultimo stadio evolutivo, quello dell’astuto Greninja.

Assorbiti da mille peripezie, i due si divertivano tanto da fare invidia. Tuttavia, a loro insaputa, nell’ombra si muoveva qualcosa. Una minaccia ignota, che ne avrebbe segnato l’esistenza. I giorni spensierati, cari miei, avevano le ore contate.

Giunse, così, il Natale. Luminopoli era addobbata a festa. La città brulicava di vita e di luminarie come non mai. Sembrava che niente potesse turbare quella quiete. Ah, povera gente, ignoravano cosa stava per incombere. Tutt’a un tratto, senza preavviso, dal cielo piombò una meteora, schiantandosi in piazza. Era un Dragobolide. L’artefice dell’attacco era un Garchomp. Si palesò sulla scena, possente, di taglia massiccia e con qualche spuntone spezzato. A comandarlo, un omone grande e grosso, dall’aspetto truce. L’uomo, con una freddezza da gelar le vene, svelò di chiamarsi Ettore: era il leader d’un gruppo di ladri, ed era lì per mettere sotto scacco Kalos, volendo iniziare proprio da Luminopoli.

Garchomp Ettore

Maria e Greninja, ancora in cammino, affrettarono il passo. Quel trambusto non prometteva nulla di buono. Dovevano capire cosa fosse successo.

Giunti sulla scena, trasalirono. Pareva passato un tornado: bancarelle distrutte, edifici in macerie, feriti in ogni dove. Al centro, l’infido Ettore. La ragazzina, seppur intimorita, chiese a Greninja di intervenire. Questi, titubante, ma mosso da una grande forza d’animo, ubbidì e si avvicinò a Garchomp, tentando di fermarlo. Quello, tuttavia, lo scacciò con sufficienza, aprendogli uno squarcio sul petto con un Dragartigli tremendo. Il Pokémon accusò il colpo, andando giù a peso morto. Faticava a respirare. Era in condizioni disperate.

Maria sbiancò. Aveva messo il suo amico in pericolo. In preda alla disperazione, corse al suo capezzale, scongiurandolo di perdonarla. Temeva fosse la fine. Proprio in quel momento, però, accadde un miracolo. Una strana luce, emanata da un pallina cristallina raccolta lungo la via, avvolse il moribondo. – E adesso che succede? -, pensò lei. Aveva raccolto quello strano oggettino per puro caso, con quel suo brillio, le aveva ricordato la perla di un Clamperl. Nascondeva forse un segreto? Probabilmente sì. Ignorava di che si trattasse, ma l’effetto fu clamoroso. L’amico infatti, attraversato da un’energia sconosciuta, si trasformò, assumendo una forma mai vista.

Greninja storia di Lumio

Pur allo stremo, Greninja si rialzò, pronto al contrattacco. Fu Garchomp a prendere l’iniziativa, ma il nostro protagonista, scansata l’offensiva avversaria con la facilità di un ninja, lo tramortì con un Acqualame formidabile. Il nemico svenne, senza più possibilità di seminare caos. Ettore, sconfitto, scappò abbandonando la sua arma. L’eroe aveva colpito ancora.

Lo sforzo, tuttavia, era stato troppo. Greninja, barcollando, si accasciò tra le braccia di Maria e chiuse gli occhi, senza più riaprirli. La ragazza pianse e pianse, ma in cuor suo sapeva di essere piena d’orgoglio. L’amico aveva salvato tutta la regione. Mentre era lì che si disperava, espresse un desiderio: che quel legame non si spezzasse mai. La gente, intanto, commossa da quel gesto, intonò un canto antico per quel loro messia. Arceus, il Dio dei Pokémon, che aveva visto tutto, premiò quell’eroe così premuroso. Così, il suo spirito rimase a vita a vegliare sull’amica, proteggendo con la sua presenza tutta Kalos.

Sapete bambini, si racconta che Greninja vegli su tutti noi, proteggendoci sotto l’egida del suo immenso shuriken. Il Pokémon è sempre in allerta e pronto a salvare la situazione, in caso la sua amata Kalos venga messa nuovamente in pericolo.

Un drago alato per amico

In un piccolo paesino di Kalos, nei pressi della città delle luci, viveva un giovane Allenatore, che sognava di scoprire tutti i segreti dei Pokémon Volante. Era affascinato dal loro modo di librarsi nel cielo, dalle ali e dalla corporatura, così diversa eppure perfetta per il volo. Insieme al suo fedele compagno, Fletchling, aveva riempito un quaderno di appunti e disegni: dalle abitudini quotidiane di ogni specie osservata, dalla loro corporatura, fino a ciò che amavano mangiare come spuntino. Ogni pagina era una finestra sul mondo dei Pokémon Volante, un tesoro che custodiva con cura.

– Nonna! Mi hai fatto venire fame! Possiamo fare anche noi uno spuntino? – Si intromise Calem, interrompendo il racconto della nonna, presa dalla storia che stava raccontando. – Dopo, con calma, prima finiamo la storia, tesoro. –

Libro Dragonite Lumio

Perciò, tornando a noi, la vita nel villaggio non era semplice: ogni giorno c’era del lavoro da svolgere, il raccolto da curare, i Pokémon delle stalle da accudire e altre mille faccende che lo tenevano occupato.

Un giorno, alzando lo sguardo, il ragazzo vide una figura imponente solcare l’azzurro: un Pokémon dalle possenti ali diretto verso Luminopoli, non troppo distante dal villaggio. Mentre sfrecciava tra le nuvole, lasciò cadere lentamente una piuma bianca che fluttuò lenta fino ai piedi del giovane. Il cuore del ragazzo si fermò. Non aveva mai visto nulla di così maestoso: quella piuma sembrava un frammento di cielo sceso apposta per lui, soffice come una nuvola, ma con una rachide forte come il fusto di un albero. Stringendola tra le mani, sentì che doveva scoprire l’identità di quella creatura, per aggiungerla al quaderno.

Dopo averne parlato con i genitori, fu deciso: avrebbe avuto una sola settimana per raggiungere Luminopoli, osservare il Pokémon e fare ritorno senza trascurare i suoi doveri. Con lo zaino pieno di provviste, il quaderno stretto sotto il braccio, la piuma custodita con cura e il piccolo Fletchling al fianco, si mise in cammino verso la grande città, pronto a vivere la sua prima vera avventura.

Arrivato a Luminopoli rimase colpito dall’imponenza della città in costruzione. La città, ai tempi, non era neanche lontanamente simile a quella che conosciamo noi oggi, bimbi: le strade principali erano affollate, ma molte zone erano cantieri, con gru che sollevavano travi, impalcature svettanti e una torre centrale incompiuta, ciò che oggi è diventata la Torre Prisma. La ricerca del Pokémon non fu semplice: i lavoratori raccontavano di raffiche improvvise che rovesciavano pietre e di ombre gigantesche che oscuravano il sole. Alcuni giuravano di aver visto una creatura alata precipitare tra le impalcature, abbatterle come stuzzicadenti e riprendersi in volo in maniera scomposta, lasciandosi dietro travi spezzate e macerie.

Il ragazzo annotava tutto seguendo le tracce come un esploratore: piume candide vicino alle gru, pali piegati da una forza enorme e mulinelli di vento che trascinavano sabbia nei vicoli deserti. Ogni dettaglio lo convinse che quella figura non fosse un semplice Pokémon Volante, ma qualcosa di molto più grande e pericoloso. Le indagini si protrassero fino all’alba dell’ultimo giorno quando, accanto a un grande palazzina in costruzione, una gigantesca figura scese in picchiata atterrando dentro lo scheletro dell’edificio, scatenando un boato fragoroso e una folata di vento.

Con cautela, il ragazzo si avvicinò e tra le macerie vide adagiata una figura arancio acceso che lamentava un dolore. Quando la creatura iniziò a scrollarsi i detriti, il ragazzo rimase senza fiato: davanti a lui c’era un grande drago paffuto, sulla sua testa spiccavano candide ali e piume sparse lungo il corpo, una perla svettava incastonata nella coda. Possenti artigli si contrapponevano ai suoi due occhi blu, che sembravano chiedere pietà, ma al tempo stesso volevano incutere timore. Notò che la zampa posteriore del Pokémon aveva un colorito violaceo, come una ferita trascurata, e capì che probabilmente era la causa delle distruzioni, dovute allo sbilanciamento in volo provocato dal dolore. Osservandolo, non perse tempo a confrontare le piume del grande mostriciattolo con la sua e, immediatamente, capì che era lui l’essere misterioso che tanto cercava.

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Fortunatamente aveva portato con sé un kit di pronto soccorso con bende, unguenti e un potente Antidoto. Lentamente si avvicinò alla ferita e, nonostante la preoccupazione, il drago lo lasciò fare, accettando anche il cibo che il giovane gli offrì. La gente del posto cominciò a radunarsi, attratta dal fragore e in un attimo tutti riconobbero la creatura che ostacolava i lavori, scatenando proteste. Il ragazzo provò a spiegare loro che erano incidenti causati dalla ferita, ma non ci fu nulla da fare. Sentendosi poco accettato, il drago spiccò il volo; il giovane si aggrappò al dorso, seguito da Fletchling che faticava a tenere il passo, preoccupato per l’amico.

Sorvolando i cieli della metropoli il ragazzo ammirò il panorama. Splendido. Ma, piano piano, i due iniziarono a perdere quota e precipitarono in un casolare abbandonato fuori città, senza gravi danni, solo qualche graffio che Fletchling non perdonò, beccando il drago per aver ferito il suo amico. Dopo aver rasserenato il compagno, il giovane vegliò sul drago addormentato, approfittando del momento per riempire il quaderno con appunti e disegnini.

La mattina seguente il drago si svegliò e trovò bacche raccolte dal ragazzo e da Fletchling. Commosso scoppiò in un pianto sonoro e abbracciò il giovane, che gli fece notare come ora riuscisse a reggersi in piedi. Felice, il drago lo prese sulla groppa e tornò a Luminopoli fino al luogo dell’incidente, dove iniziò a ricostruire ciò che aveva distrutto; il ragazzo comprese che quello era il suo scopo. Si mise subito al lavoro accanto a lui, aiutato anche da Fletchling che trasportava materiali leggeri, e, grazie alle abilità apprese nel villaggio, mescolò la calce e ricostruì le pareti. Un operaio cercò di fermarli, ma vedendo la qualità del lavoro cambiò opinione e diffuse la voce: ben presto altri lavoratori si unirono, trasformando la ricostruzione in una festa collettiva. Il culmine fu un grande banchetto in onore del giovane e del drago, ormai riconosciuto come dolce e amichevole.

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Terminata la festa, il ragazzo si preparò a salutare il nuovo amico, ma il drago lo caricò sul dorso e in pochi istanti erano di nuovo nei cieli, sorvolando Luminopoli e i campi illuminati dalla luna; giunti al suo villaggio natale, si diedero un ultimo intenso addio con un abbraccio carico di emozioni e lacrime. Perfino Fletchling comprese la bontà della creatura. Il drago tornò a Luminopoli, diventando leggenda tra gli operai, un lavoratore instancabile che li aiutava nelle mansioni quotidiane, mentre il giovane mostrò alla famiglia e al villaggio la straordinaria scoperta, trasformando il quaderno in un cimelio di famiglia tramandato di generazione in generazione.

La ricerca della misteriosa zucca

Molti anni fa, prima ancora della stesura dell’odierno Pokédex, vi erano molti gruppi di ricercatori che viaggiavano nelle zone più remote della regione per studiare i Pokémon. È grazie a loro che oggi, bambini, potete studiare i Noibat, gli Skrelp, i Carbink e tanti altri misteriosi mostriciattoli. Ma non tutti sanno come si sono svolte le ricerche dei Pumpkaboo e della loro evoluzione, Gourgeist, Pokémon attorno ai quali tutt’ora ruotano varie storie, alcune fantasiose, altre che sembrano troppo dettagliate per essere false.

Il sole era ormai tramontato da qualche ora, le provviste scarseggiavano e il vento stava mano a mano infreddolendo gli uomini del gruppo di ricerca Epsilon, che tentavano invano di convincere il capogruppo a tornare nella città più vicina. Egli, un vecchio scienziato motivato unicamente dal desiderio della scoperta, era certo fossero ormai troppo vicini al loro scopo per abbandonare il tutto e, dopo l’ennesima discussione riguardo il loro possibile fallimento, aveva deciso di lasciarsi i suoi aiutanti alle spalle. Si addentrò, così, solo soletto nel pauroso bosco di Romantopoli, alla ricerca di un Pokémon, di cui aveva sentito parlare in qualche sorta di leggenda.

Storie di Lumio

Passo dopo passo, le voci dei giovani uomini si facevano sempre più lontane e le orecchie del vecchio ricercatore cominciavano ad abituarsi ai fischi leggeri del vento tra le foglie, gli scricchiolii dei rami rinsecchiti sotto i suoi stivali e ai rumori dei Pokémon più piccoli che, spaventati dall’estranea presenza, scappavano tra le fronde. La camminata si stava facendo ormai lunga e monotona: erano infatti passati minuti, forse ore, dall’ingresso dell’uomo nel bosco. Col passare del tempo, non trovando evidenze del Pokémon ricercato, stava iniziando a scoraggiarsi, fino a che non apparve in lontananza una piccola luce quasi impercettibile, data la sua grandezza.

Emozionato e incuriosito, il vecchio uomo allungò il passo con cautela, cercando di avvicinarsi alla misteriosa e affascinante fiammella. Questa, però, sembrava essere inarrivabile: più strada veniva percorsa, meno questa sembrava farsi vicina; finché, ad un certo punto, la fioca luce scomparve. L’emozione lentamente venne sostituita da smarrimento e l’uomo, innervosito, si guardò attorno, tentando di ritrovare con lo sguardo quello che doveva sicuramente essere il Pokémon che stava cercando.

Continuando a camminare, questa volta cercando di capire dove fosse, e studiando l’ambiente circostante, alzò la testa e vide in lontananza un tetto di mattoni grigi. Si guardò attorno notando, nonostante il buio che stava ormai diventando sempre più fitto, le fronde degli alberi farsi sempre più vive, mosse dal vento. Decise quindi di prendere riparo all’interno di quella casa.

Avviandosi verso l’abitazione, si ritrovò di fronte all’ingresso e lì si rese conto di quanto fosse tutto tranne che invitante: l’esterno, grigio come il tetto, era piuttosto vetusto, con edera attaccata alle pareti di legno ammaccate e piante morte tutt’attorno l’ingresso. Non vi era però modo di tornare indietro, dato che era ormai notte e i primi tuoni cominciavano a sentirsi in lontananza. Il vecchio scienziato avrebbe passato lì la notte, e magari avrebbe anche potuto continuare la sua ricerca.

Bussò una volta, due volte e, prima che potesse farlo di nuovo, il portone d’ingresso si aprì, permettendogli di entrare. La casa, che fuori sembrava essere una magione, si rivelò piuttosto piccola: la poca luce che entrava dalle finestrelle impolverate lasciava scorgere una piccola cucina, un salotto altrettanto piccolo, un’area ristretta per il letto e, al centro della parete, un grande caminetto pronto per essere acceso. 

All’improvviso, l’uomo si sentì addosso una grande stanchezza e pensò, quindi, di stendersi su quel letto che, nonostante la polvere, era diventato piuttosto invitante. Una volta seduto, si tolse lo zaino, diventato pesante dopo le tante ore tenuto sulle spalle, e si mise a cercare all’interno dei fiammiferi per poter accendere un fuoco e potersi scaldare dal vento gelido che aveva incontrato. Mentre era chino davanti al caminetto, ora acceso, una lieve e dolce melodia gli arrivò alle orecchie e, sorpreso, il vecchio si voltò di scatto: era forse il Pokémon tanto agognato?

Libro Pumpkaboo Lumio

Mamie! Ho paura! La tua storia mi fa venire i brividi! Ho anche ancora un po’ di fame… – Calem, spaventato (e affamato), fermò nuovamente il racconto della nonna che, stavolta, alzò leggermente un sopracciglio, in segno di fastidio, ma velocemente mascherò la sua espressione. – Ah, sciocco, io non ho assolutamente paura! Continua nonna, ti prego! – lo sfidò Serena.

Ebbene, continuando… La musica sembrava provenire dal piccolo cucinotto vicino all’ingresso. L’uomo, mettendo un piede avanti all’altro con cautela, andò nella direzione delle melodiose note. Che strano, non vi era nulla di fuori posto rispetto a quando era entrato. Forse era tutto frutto della stanchezza; forse quel suono lo aveva semplicemente immaginato. Tornò al letto, si sdraiò e si mise a dormire, cercando di non pensare a quanto fosse bizzarra la casa.

Il sonno però non arrivò subito per il vecchio: il pensiero di poter fallire nella ricerca era troppo schiacciante e la sistemazione che si era ritrovato non era proprio delle migliori. Proprio quando la stanchezza stava per prendere il sopravvento, ecco che la melodia era tornata: aprendo gli occhi e ascoltando, si rese conto che questa volta proveniva dal caminetto, ora stranamente spento. Alzandosi gli sembrò di vedere, per un solo istante, un uomo chino proprio davanti a dove avrebbe dovuto esserci ancora il fuoco.

Iniziò a impaurirsi, riprese così il suo zaino e si avviò di fretta verso la porta d’ingresso ma, una volta spinta la maniglia verso il basso, si accorse che questa era chiusa e l’unica via di uscita sarebbe potuta essere una delle due piccole finestrelle. Si rigirò su sé stesso, il cuore batteva a mille, e vide davanti a sé qualcosa che gli irradiò il corpo di adrenalina: aveva finalmente trovato il Pokémon che stava cercando, Pumpkaboo

Pumpkaboo nella foresta Lumio

Emozionato, provò a prendere il suo taccuino ma, mentre allungava la tremante mano verso la tasca dello zaino, qualcosa simile a del filo si attorcigliò attorno al suo polso, poi attorno alle sue braccia e, infine, attorno al suo fragile corpo. Una forte luce lo travolse, delle urla gli perforarono i timpani e, poi, vide davanti a sé il piccolo Pokémon Zucca, ora con la pancia illuminata, scomparire. 

Fu così che la lugubre casa si riempì di figure terrificanti prive di volto rivolte verso il nostro ricercatore, ormai terrorizzato. Iniziava a sentirsi sempre meno forte, sempre più stanco. Meno vivo. Come se fosse oramai privo di anima.

Aveva completato la sua ricerca, trovato finalmente Pumpkaboo. Ma a quale prezzo?

Pumpkaboo viola storia di Lumio

– Vi ho spaventati, vero! Ahaha. Era il mio intento. Adesso, ahimè, è tardi bimbi, è ora di andare a letto. Fate sogni tranquilli, vi assicuro che anche tutti voi, un giorno, vivrete avventure epiche come quelle dei nostri protagonisti. – concluse Lumio, contenta di aver trasmesso un pizzico della sua memoria ai suoi amati nipoti. – Mamie! Mamie, ma noi vogliamo ascoltare altre storie! – la esortò Calem. – Tranquilli, non è finita qui! Ci rivedremo presto, vi assicuro che la mamma avrà una buona scusa per portarvi da Mamie. –

Kalos

E così, questa è la conclusione della storia di nonna Lumio e dei suoi nipoti. Ma, ricordate, lettori, non è l’ultima volta che li incontreremo! I prossimi martedì 7 e 14 ottobre, usciranno il secondo e il terzo capitolo della loro storia, dove incontreremo nuovi personaggi e nuove storie, pronti ad aspettarci!

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