Recensione Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha

Con piacere vi annunciamo che Pokémon Millennium ha assiduamente lavorato per voi ad una recensione dei nuovissimi remake Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha, che abbiamo avuto la possibilità di giocare in anteprima. Vi anticipiamo inoltre che il 21 novembre sarà disponibile sul nostro canale Youtube l’intero walkthrough del gioco, quindi occhio agli aggiornamenti!

Quando si parla di Pokémon, valutare è sempre delicato; è tanto facile ritenersi soddisfatti semplicemente per la riproposizione di elementi che fanno leva sul sentimento nostalgico dei giocatori più rodati, così come è altrettanto semplice rimanere delusi da scelte che possono rendere un titolo marcatamente peggiore a confronto con i tantissimi precedenti. Si aggiunga a questo il fatto che si tratta di un remake di uno dei giochi più discussi del brand, Pokémon Rubino e Pokémon Zaffiro, che all’epoca tanto innovarono stravolgendo la meccanica di gioco in ogni sua forma con Nature, Abilità e Valori Individuali e per questo furono senza compromessi amati o odiati; si intuisce, quindi, che recensire questo prodotto è un lavoro che richiede attenzione, oggettività e conoscenza.

C’era una volta una goccia di rugiada…

La verità, però, è che a renderci il lavoro più semplice ci hanno pensato i giochi stessi: sì, perché Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha sono dei titoli capaci di trasmettere da subito il proprio grande valore che, anticipiamo fin da ora, è davvero immenso.

Tra magma e tempesta

Due team pronti a risvegliare il potere di Pokémon Millenari dormienti, una regione prossima ad una catastrofe di dimensioni incalcolabili ed una coppia di giovani allenatori determinati a sventarla: questi gli ingredienti della trama ordita da Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha e che segue pedissequamente quella dei titoli originali del 2003, se non per l’aggiunta di qualche modifica congeniale ad adattare i giochi ai concetti più recenti di Megaevoluzione e Archeorisveglio.

Sicuramente godibile in toto da coloro che non hanno mai avuto fra le mani Pokémon Rubino e Pokémon Zaffiro, può dare qualche problema invece a coloro che di fatto ne conoscono già tutti gli aspetti più importanti, oscillando fra il sentito e piacevole richiamo nostalgico di esperienze passate e la più scomoda mancanza di coinvolgimento data la possibilità di anticipare ogni aspetto della narrativa prima del tempo. Una scelta ad ogni modo quanto mai voluta da Game Freak, che ha più volte specificato tramite Juinichi Masuda stesso quanto fosse intenzionata a ricalcare proprio la trama storica degli originali.

A compensare questo aspetto c’è una caratterizzazione eccelsa di ogni personaggio, vecchio e nuovo, del gioco, apprezzabile soprattutto da coloro che ne conoscevano solo i superficiali tratti originali: i due capi del Team Magma e Idro, Max e Ivan, sono adesso decisamente più inquadrabili sotto profili psicologici comprensibili e coinvolgenti, così come è estremamente godibile l’evolversi del loro rapporto sia con il protagonista della storia che con i propri tenenti – dalle personalità altrettanto uniche; persino il personaggio di Rocco ha ricevuto uno spessore interiore davvero incredibile, se messo a confronto con il mutismo dei campioni precedenti (qualcuno ha detto Diantha?). Merito di tutto ciò è sicuramente anche un’oculata rivisitazione dei dialoghi, che spesso portano il videogiocatore a riflettere su aspetti della vita del mondo Pokémon che con piacere si lasciano comparare a situazioni della vita reale.

Un ultimo cenno va al già annunciato Episodio Delta: non potendone parlare in questa sede, ci limitiamo a specificare che questa parte della trama fonde e richiama elementi dei vecchi titoli Rubino, Zaffiro e Smeraldo in una creazione dal gusto tutto nuovo, che offre una nuova chiave di lettura dell’intera storia di Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha, facendo apparire meno scontate e ingiustificate le scelte di alcuni personaggi.

Nuove meccaniche

Se dovessimo scegliere il pregio più grande di questi remake, probabilmente sarebbe l’aggiunta di innumerevoli nuove meccaniche che portano l’esperienza Pokémon su tutt’altro livello. All’interno del Multinav, il nuovo apparecchio che compare nello schermo inferiore del Nintendo 3DS, oltre ai riconfermati software principali dei titoli precedenti (PSS, Pokéio&te e Super Allenamento Virtuale) si possono trovare una mappa della regione, che si aggiorna in tempo reale dando la possibilità al giocatore di tracciare i propri spostamenti istantaneamente e senza interruzioni di gioco, ed il nuovissimo NaviDex: uno strumento rivoluzionario a cui è necessario dedicare un grande approfondimento.

Attraverso il NaviDex è possibile ricercare e scorgere all’interno dell’overworld di gioco i modelli poligonali dei Pokémon nei loro habitat naturali (ovvero nei percorsi all’interno dei quali quei Pokémon sono effettivamente trovabili): camminandoci poi sopra, si avvia un normale incontro con quel Pokémon selvatico.

Fin qui tutto normale, se non fosse che i Pokémon trovati attraverso questa modalità di ricerca possiedono mosse Uovo e Abilità Nascoste e che il giocatore ha la possibilità di impostare la ricerca del NaviDex anche su un singolo Pokémon, dando vita all’interno del medesimo percorso a lunghissime catene di ricerca di un buon esemplare di una determinata specie. Questa funzione, dunque, dà finalmente al giocatore la possibilità di pianificare le proprie attività di ricerca dei Pokémon all’interno della vasta mappa di Hoenn, non essendo più costretto a dover necessariamente girovagare nella medesima zolletta d’erba per ore e fra esemplari di Pokémon che non gli interessano.

Insomma, è proprio la libertà di scelta e d’azione dell’allenatore che viene messa in primo piano in Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha, e lo si può comprendere anche da un’altra semplice quanto innovativa aggiunta: la possibilità, con il Volo tramite MN o con il più tardi sbloccabile Ipervolo, di atterrare non solo in città ma anche all’interno dei percorsi e delle entrate di grotte o altre aree di interesse sparse per la regione di Hoenn.

Pokémon si sta trasformando in un vero e proprio Free Roaming, in cui la gamma delle proprie scelte rompe ormai con i rigidi schemi del passato e dà la possibilità di un’esperienza di gioco sempre più duttile alle esigenze del videogiocatore.

Un gioco da ragazzi?

La difficoltà di gioco è la vera nota dolente dei nuovi titoli di casa Game Freak: senza esagerazione alcuna, con il nuovo sistema di Condividi Esperienza e l’intelligenza artificiale degli avversari davvero troppo indulgente, è possibile completare il gioco senza curarsi della propria squadra e della sua composizione a livello di Mosse da utilizzare e di Tipi da prediligere. Si perde il conto delle volte in cui gli allenatori contro cui si lotta avrebbero la possibilità di infliggere ai Pokémon del giocatore qualche danno Superefficace e invece sorprendono, in negativo, con mosse senza senso (Ndr: Camerupt che sceglie imperterrito di fare sul mio Sceptile attacchi Terra anziché Fuoco..!). La stessa cosa vale anche per i famosi incontri con i Pokémon Leggendari, i quali – salvo rari casi – dureranno circa cinque turni e richiederanno il minimo sforzo strategico (Ndr: ArcheoGroudon catturato in due turni, con una Ultraball e più di 1/3 di Punti Salute).

Questa scelta di semplificare presa da Game Freak, sicuramente dettata dalla nuova legge di mercato che strizza l’occhio alle nascenti generazioni di videogiocatori giovanissimi, influisce negativamente sull’esperienza di gioco complessiva, permettendo al giocatore di non prestare troppa attenzione a ciò che succede durante gli incontri e quindi, di fatto, negandogli un coinvolgimento totale ed immersivo.

A compensare la pecca vi sono una longevità pressoché sconfinata ed una rigiocabilità eccezionale: al momento mi trovo con più di quaranta ore di gioco alle spalle, e nonostante abbia ovviamente finito la trama principale dopo le prime venti – cercando di esplorare ogni luogo di Hoenn – sono ancora numerosissime le cose che mi mancano da fare, Pokémon da cercare e strumenti da ottenere. Siamo ben lontani, aggiungerei per fortuna, dal brutto ricordo di un Pokémon X e Pokémon Y che con la fine della trama si consumano nella maniera più totale.

Artisticamente squisito

Le ambientazioni di gioco sono state fedelmente trasposte in 3D senza complicarne la struttura, talvolta rivisitate graficamente per adattare le piccole modifiche della trama o semplicemente per aggiungere un tocco artistico ad alcuni paesaggi. Persino sugli sfondi delle battaglie i graphic designer hanno svolto un lavoro eccellente, non limitandosi a riproporre quelli già collaudati in Pokémon X e Pokémon Y ma creandone di nuovi o adattando i preesistenti alle condizioni atmosferiche dei percorsi di Hoenn, come nel caso della cenere del Percorso 113. Sono stati inoltre inseriti anche in questi remake i piacevoli giochi di inquadrature che accompagnano il giocatore durante l’esplorazione dei percorsi e delle città più grandi, e riguardo a quest’ultime un particolare encomio va all’architettura di Ciclamipoli, la “Luminopoli” di Hoenn, decisamente più compatta e meno dispersiva della metropoli di Kalos.

Le musiche di gioco riproducono le composizioni originali riorchestrate con strumenti diversi, ma la colonna sonora non manca di alcuni nuovi brani di ottima fattura che fanno presto a scriversi indelebili nella mente del giocatore.

Il mix, dunque, di immagini e suoni è davvero eccellente , e non mancherà di regalare alcuni momenti di grandi emozioni da ricordare con piacere (Ndr: ci sono state diverse occasioni in cui ho avuto letteralmente i brividi!).

Considerazioni conclusive

Pokémon Rubino Omega e Zaffiro Alpha sono degli eccezionali remake che uniscono il vecchio al nuovo, non limitandosi al semplice accostamento alle navigate trame di un diverso comparto grafico o della Megaevoluzione, ma esplorando un vero e proprio modo nuovo di giocare a Pokémon che si sta lentamente delineando con le sperimentazioni che casa Game Freak sta proponendo e sviluppando nei suoi ultimi titoli. E se proprio vanno fatti paragoni, inevitabili ad un anno esatto di distanza, siamo indiscutibilmente dinanzi ad un altro livello, rispetto alla “solo” buona qualità dei primi giochi di sesta generazione: se in quel frangente siamo tutti stati molto felici e speranzosi durante l’attesa che ha preceduto la loro uscita – ma decisamente un po’ delusi dopo averli giocati, qui il processo è invece diametralmente opposto, le nostre aspettative sono state trasformate in vera e propria euforia al completamento del titolo. L’unica pecca, purtroppo, è e rimane un’eccessiva semplicità di gioco che rende ogni obiettivo perseguito meno sudato, quindi di fatto meno apprezzato e goduto; ma è una macchia davvero troppo piccola per inficiare l’apprezzamento di questi piccoli gioielli.